mercoledì 2 febbraio 2011

Mediobanca parla straniero

Per Mediobanca, l'istituto guidato da Alberto Nagel, si può dire sia la seconda «svolta» strategica, anche se a ben vedere si tratta di due facce della stessa medaglia. La prima è stata riassunta nello «slogan» meno holding, più banca d’affari. Il secondo passaggio si può invece indicare in sintesi con due cifre: il 50% circa del portafoglio clienti della banca è ormai costituito da soggetti non italiani e il 30% dei ricavi della componente più «core», il corporate e investment banking è «prodotto» dalle sedi estere.

Il cammino
Una svolta tanto più significativa se si pensa che la proiezione internazionale di Piazzetta Cuccia è cominciata nel 2004 e i ricavi oltre confine sono passati da quota praticamente zero, 40 milioni, agli attuali 250-300. E che nelle sedi estere Mediobanca è attualmente presente con 12 persone a Parigi, 20 a Francoforte, 22 a Madrid e una sessantina a Londra. Solo qualche anno fa la banca d’affari fondata da Enrico Cuccia era senza dubbio l’incontrastato numero uno, custode degli assetti del grande capitale italiano, ma era praticamente «solo» domestica. Cuccia aveva creato un network di relazioni personali e partecipazioni che negli anni ha avuto per protagonisti Lehman e Lazard. Ma il grande banchiere non ha dato all’istituto stabili basi estere. Probabilmente perché la missione della banca era concentrata sul business ma anche (o soprattutto) sul ruolo di holding, cassaforte di partecipazioni e assetti, e comunque gli orizzonti stessi del nostro capitalismo erano più italocentrici.
Con il passaggio del testimone alla «generazione» successiva, quindi a partire dal 2003-2004 e da quando cioè il timone è passato ad Alberto Nagel, Mediobanca ha aperto e rafforzato progressivamente sedi all’estero: a Parigi nel 2004; nel 2007 a Francoforte e quindi a Madrid (con il banchiere d’affari Borja Prado); nel 2008 a Londra, prima con la piattaforma di prodotti capital market, poi anche con il team di ricerca sulle banche europee guidato da Antonio Guglielmi, ex analista top di Merrill Lynch. Uno sviluppo graduale e simile a quello seguito da diverse banche d’affari anglosassoni, che si sono mosse partendo dalla base domestica e procedendo non attraverso matrimoni o acquisizioni, che nell’investment banking sono considerate complesse perché il fattore umano è prevalente, bensì aprendo sedi proprie, «acquistando sul luogo professionisti.
L’ultimo passo compiuto in ordine di tempo è stato il rafforzamento in Germania (mentre l’annunciato investimento nel capitale di una banca da costituire a Tunisi è stato ovviamente sospeso dopo che la situazione del Paese è precipitata). All’inizio di quest’anno Piazzetta Cuccia, che nel 2009 aveva «guardato» a una parte delle attività di investment banking e corporale della banca privata SaI Oppenheim, e aveva deciso di non procedere perché il perimetro dell’offerta (che comprendeva anche l’attività dei derivati) non corrispondeva più alla prudente strategia di crescita, ha rafforzato la sede di Francoforte con tre «acquisti» da Rothschild: Adam Bolek (che in qualità di managing director riferisce al responsabile della sede Frank Schönherr), Steffen Geisler e Jens Krane.

La Crescita
Con l’apertura delle sedi estere è ovviamente cresciuto il contributo ai ricavi della componente più «core» della banca d’affari, il cosiddetto Cib, cioè il corporate & investment banking: se nel 2004 la percentuale internazionale era praticamente pari a zero e nel 2005 si attestava al 3%, già nel 2008 era pari al 10%, neI 2010 è più che raddoppiata (su un totale di ricavi dell’area pari a poco più di un miliardo), infine le stime per il 2011 indicano la quota cresciuta al 30%, pari a circa 300 milioni. Ecco così che Piazzetta Cuccia in Spagna è terza nella classifica delle operazioni completate e figura come advisor in deal di rilievo per i maggiori gruppi presenti, come Enel Green Power, Telefonica, Endesa, Sacyr, Abertis; in Germania ha seguito tra le altre operazioni l’acquisizione di Kamps da parte di un gruppo di investitori; in Francia è presente accanto a Gdf e France Telecom o in deal cross border come Beni Stabili con Foncière de Région; ed è al 21esimo posto in Gran Bretagna, terreno «duro» per le attività di M&A delle banche d’affari non residenti nella City.

("Piazzetta Cuccia. L'internazionale" di Sergio Bocconi, Corriere della Sera - Corriere Economia, pag. 3, 31 Gennaio 2011)

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