lunedì 7 gennaio 2013

Partito il riassetto del gruppo UniCredit

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- Milano -
I nuovi responsabili sono al loro posto già da dicembre, in modo da gestire il d-day di oggi senza traumi. E anche se per i clienti almeno nella forma nulla cambia, il nuovo assetto organizzativo che debutta oggi in UniCredit è una piccola rivoluzione: pieni poteri alla capogruppo nelle funzioni centrali – dai controlli interni all'It, alle risorse umane – tutto il resto finirà alle divisioni–Paese, che avranno la piena autonomia (e responsabilità) su tutta l'attività commerciale con la sola eccezione del corporate e investment banking, che resteranno concentrate in una divisione a sé, affidata a Jean Pierre Mustier.
Di fatto, si tratta di un'evoluzione del "bancone" varato nel 2010, quando Piazza Cordusio aveva deciso di cancellare le sette storiche banche di settore e trasferirne le competenze alle divisioni interne, iniziando il processo di decentramento territoriale. Oggi il bancone viene di fatto riarticolato Paese per Paese e a sua volta in macro e micro aree territoriali, in una vera e propria struttura federale che avrà un valore particolare per l'Italia, che resta il primo mercato per il gruppo e dove la presenza della holding ha finora mischiato numeri e attività della capogruppo con quelli della rete.
In quest'ottica, le novità ci sono e riguardano tutti: clienti, manager, board e di fatto anche gli azionisti. Per famiglie e imprese nulla cambia in termini di referenti – filiali e gestori restano ai loro posti – ma la maggiore autonomia dovrebbe consentire tempi ridotti per le pratiche e soprattutto quella "personalizzazione" del servizio che farà di UniCredit Italia un agglomerato di 76 «banche locali», affidate al coordinamento del country chairman Gabriele Piccini. Sotto di lui, sette regional manager e 76 direttori d'area, protagonisti di un riassetto che ha consentito di snellire di 600 unità il quartier generale Italia e la rete, come ha ricordato il ceo Federico Ghizzoni a dicembre dopo l'approvazione della nuova struttura da parte del cda, e soprattutto di «cancellare due passaggi nella catena di controllo che dalla filiale arriva fino a me».
Morale: filiera più corta, più autonomia e maggiori responsabilità per i singoli manager. Qui c'è un passaggio non da poco: se fino a ieri l'attività del gruppo era data dalla aggregazione tra le diverse divisioni, oggi è la somma tra le singole aree. In pratica: sarà più facile per tutti – manager, azionisti, analisti – vedere dove la banca guadagna e dove perde, e in particolare ogni singolo Paese avrà una fotografia aggiornata di trimestre in trimestre del proprio conto economico: vale naturalmente anche per l'Italia, che avrà di fatto un proprio "bilancio" con la sola esclusione dei 100 clienti top rimasti nel portafoglio del corporate e delle attività di investment banking.
Ma non è solo una questione di chiarezza. Grazie alla maggiore efficienza, il ceo e tutto il board si aspettano una forte spinta anche in termini di redditività. Anche in questo caso vale per tutti i Paesi ma in particolare per l'Italia, dove il piano industriale del gruppo punta a un delicato turn around: l'incognita più pesante resta legata alla qualità del credito – e qui ci si attende un aumento delle sofferenza almeno per altri due trimestri – ma al netto delle rettifiche, si apprende, l'obiettivo per il 2013 di UniCredit Italia sarà quello di incrementare il margine operativo lordo tra l'8 e il 10%, tra maggiori ricavi (+4%) e minori costi (-3-4 per cento).
Una mission senz'altro non facile soprattutto per Piccini, 56 anni di cui trenta nel gruppo e a capo delle attività italiane già dal 2010, per i 7 regional manager a cui ha trasferito tutte le deleghe e per i 76 direttori che avranno ampi spazi di autonomia. Con Piccini, lo stesso Ghizzoni – a cui il country manager riporterà direttamente – monitorerà da vicino le attività italiane, insieme al dg Roberto Nicastro, a cui fanno capo supervisione e supporto territoriale: per l'executive committee di divisione sono in cantiere riunioni mensili, che ogni tre mesi verranno aperte ai sette regional manager.

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