Su La Repubblica ecco il nuovo futuro (forse) di BPM:
MILANO - Andrea Bonomi ci riprova. Ma stavolta sceglie
di volare più basso, sperando in cambio di portare a casa un risultato
concreto invece delle cocenti sconfitte assembleari che ha collezionato
nelle precedenti occasioni. Sta di fatto che nelle ultime ventiquattro
ore, a cavallo tra la serata di martedì e il pomeriggio di mercoledì, il
presidente del consiglio di gestione della Bpm ha incontrato il
segretario generale della Uilca, Massimo Masi, della Fabi, Lando
Sileoni, della Fisac Cgil, Agostino Megale, e della Fiba Cisl, Giulio
Romani.
Ai rappresentanti nazionali dei sindacati ha illustrato
le linee guida della riforma dello Statuto su cui si sta lavorando:
accantonata l'idea della trasformazione in spa, si va verso una
"popolare bilanciata" che preveda una riduzione della rappresentanza dei
dipendenti sotto il 50%, a partire dall'organismo principe: il
consiglio di sorveglianza. Una scelta che va nella direzione di quanto
auspicato da Banca d'Italia ma non ricalca esattamente le sue
indicazioni (via Nazionale aveva apertamente chiesto la trasformazione in spa).
Tuttavia, è il ragionamento, nel caso di un chiaro cambiamento dello
Statuto anche l'autorità di vigilanza probabilmente sarà disponibile a
considerare accettabile il percorso fatto. In caso contario, gli scenari
sono piuttosto inquietanti: i precedenti di Banca Marche
(commissariata) e lo stesso fuoco di fila che si sta scaricando su
Carige fa capire che le autorità di vigilanza hanno ormai esaurito la
pazienza, sopratutto in vista del passaggio delle principali banche
sotto il controllo delle autorità europee.
A questo punto,
illustrata la direzione che si intende prendere, si tratterà di trovare
le soluzioni tecniche (per la riscrittura dello Statuto era stato a suo
tempo allertato Guido Rossi). Ma quello che occorre è trovare un'intesa
di massima, che regga al vaglio del voto assembleare per la riforma
dello Statuto: si sta pensando ad una riduzione dei consiglieri del cds e
soprattutto alla riduzione della presenza dei dipendenti (pensionati
compresi) sotto il 50%. In questo consiglio di sorveglianza rinnovato
nella forma e nella composizione dovrebbe trovar posto, come presidente,
lo stesso Andrea Bonomi. I rappresentanti dei soci di capitale infatti
dovrebbero a loro volta fare un passo indietro rispetto al consiglio di
gestione, che passerebbe da cinque a sette membri (oltre a Bonomi, pare
sia intenzionato a fare un passo indietro anche Dante Razzano).
Non
è detto che, in questa riorganizzazione complessiva, lo stesso
amministratore delegato Piero Montani resti al suo posto: ma allo stato
si tratta di illazioni e ipotesi ancora embrionali. Quello che è più
chiaro è il percorso: una riscrittura dello Statuto che salvi la forma
popolare ma superi le anomalie che hanno finora caratterizzato la
popolare di Milano. Il tempo stringe: entro il 23 settembre vanno date
le risposte al verbale della Banca d'Italia, entro fine ottobre va
varata la nuova governance e, a seguire, ci vuole l'assemblea
straordinaria che approvi i cambiamenti. Solo a quel punto potrà partire
l'aumento di capitale da 500 milioni.
giovedì 19 settembre 2013
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