lunedì 17 novembre 2014

Mps: Viola, servirebbe un investitore strategico

 "La mancanza di un investitore strategico - ha detto Fabrizio Viola - rende difficile la condivisione di un percorso con un orizzonte piu' lungo". L'amministratore delegato di MPS ha fatto questa dichiarazione durante un convegno su governance e compliance organizzato dallo studio legale Clifford Chance e da Il Sole 24 Ore.
Viola ha ricordato come la banca senese sia uscita dell'ultimo aumento di capitale con "un capitale molto frazionato e con investitori che se va bene hanno una visione a medio termine". Un potenziale limite per la banca perche' il settore si trova "alla vigilia di una profonda trasformazione come la metallurgia negli anni Ottanta". "La trasformazione - ha aggiunto - implica investitori che abbiano una view non solo da qua a un anno, ma che abbiano un orizzonte temporale per vedere la trasformazione". Quanto tempo serve? "La trasformazione non ha bisogno di decenni, ma di qualche anno".

mercoledì 12 novembre 2014

L’Italia che investe nell’Italia. Così Cassa depositi e prestiti si racconta



Cassa depositi e prestiti si racconta. Lo fa, per la prima volta nella sua storia lunga 160 anni, con una campagna pubblicitaria firmata da Publicis e pianificata da OMD.
L’obiettivo è far conoscere al pubblico il ruolo e le attività di CDP nel sostegno alla crescita del Paese. Un viaggio che porta sulle grandi infrastrutture ma anche nei piccoli Comuni di provincia e nelle imprese che vogliono crescere in Italia e all’estero. 
Un’attività multiforme descritta in quattro piccoli siti costruiti ad hoc: 
Nello spot, invece, la narrazione è affidata alla voce di Giancarlo Giannini, alla regia di Ago Panini per la casa di produzione Akita e alla fotografia di LSD.

Lo spot Cassa depositi e prestiti:
 


lunedì 27 ottobre 2014

Mps crolla in Borsa e valuta l'ipotesi di fusione

MPS, dopo la pesante bocciatura negli stress test della Bce, crolla in Borsa.
Il titolo è sospeso a -20% teorico. Per i grandi quotidiani economici, la banca è la più problematica d'Europa. L'amministratore delegato Viola ha ammesso che il cda sta valutando anche l'ipotesi di fusione, smentendo qualsiasi altra rischiesta di aiuti di Stato. Secondo la Bce, Mps avrebbe bisogno di una ricapitalizzazione di 2,1 miliardi di euro.

venerdì 24 ottobre 2014

Ok del cda alla fusione tra Popolare Alto Adige e Marostica

"I Consigli di Amministrazione di Banca Popolare dell'Alto Adige (Bpaa) e Banca Popolare di Marostica (Bpm) hanno approvato all'unanimità, nell'ambito di un più ampio accordo di integrazione, il progetto di fusione per incorporazione di Bpm in Bpaa."
"L'accordo contiene le linee guida e le principali pattuizioni relative all'integrazione tra le due Banche che, nel rispetto della tradizione di banca popolare che accomuna entrambe le parti e assicurando il mantenimento dell'identità locale delle stesse, darà vita a una nuova realtà bancaria fortemente radicata nel nord-est del Paese che possa costituire altresì la base per un'ulteriore crescita nella medesima zona. Il progetto di integrazione si pone inoltre l'obiettivo di creare valore per gli stakeholders di Bpaa e di Bpm, e in particolare per i loro soci, dipendenti, clienti e per i territori di riferimento. La Fusione porterà alla creazione di una banca popolare con circa 200 sportelli, informa una nota."
(fonte ANSA)

venerdì 26 settembre 2014

Fusione tra Banca Italease e Banco Popolare

È stato siglato il verbale d'intesa relativo alla fusione per incorporazione della società Banco Popolare (incorporante) che assorbe la società Banca Italease (incorporata).

L'accordo sottoscritto conclude la procedura di confronto sindacale in merito al progetto di fusione per incorporazione di Banca Italease Spa in Banco Popolare.
Nel confronto non sono emerse significative ricadute sul piano della mobilità territoriale.
Si prevede una fase di verifica entro il 31 marzo 2015, riguardo l'applicazione dell'accordo.

fonte http://www.fiba.it

venerdì 11 luglio 2014

Ubi, arriva il bonifico stile whatsapp

Guardate! Ubi banca sta attivando una app che permetterà di scambiare somme di denaro con un semplice messaggio stile  “Whatsapp”!
Ho trovato l'articolo sul Corriere, non si può non esserne a conoscenza!

Trasferire denaro in tempo reale attraverso un semplice messaggio in stile “Whatsapp”. I primi in Italia a offrire questo servizio saranno le banche del gruppo Ubi, che in autunno lanceranno la app “Ubi Pay”. La novità più importante è la funzione “Invio denaro”, che permetterà di inviare fino a 250 euro al giorno a un contatto della propria rubrica telefonica. La persona riceverà la somma immediatamente e la app manderà un avviso in tempo reale sia per il mandante sia per il ricevente. Per poter inviare denaro bisogna essere clienti Ubi, ma per riceverlo no. Chiunque come ricevente può registrarsi alla app dopo aver ricevuto una “invitation” che permette di scaricare una versione light. Il denaro può essere inviato su un conto corrente oppure su una carta prepagata. Il servizio P2P (person to person) partirà inizialmente a fine luglio per i clienti della Popolare di Bergamo e in autunno sarà esteso alle altre 7 banche del gruppo. La app funziona su iPhone, Android e a breve anche su Windows mobile (Nokia). In una prima fase di lancio il servizio sarà gratuito, poi si pensa a un canone minimo mensile. Dalla “paghetta” ai figli, all’invio di soldi per chi studia lontano da casa fino a fare collette per regali ad amici comuni, il servizio sarà sempre più utilizzato. La piattaforma è stata implementata dal gruppo Sia, che mira a estenderla ad altri gruppi bancari in modo da avere una interoperabilità che consentirà di far scambiare i soldi in modo sempre più semplice e veloce per tutti i possessori di smartphone. La app ha altri due servizi: pago contactless e portafoglio carte.

venerdì 4 luglio 2014

Mutui più difficili per gli immigrati: diminuiscono le domande di credito e gli importi richiesti

La questione mutui è sempre più difficile per gli immigrati. Il Sole 24 Ore ha dedicato un articolo a riguardo:

Diminuisce la quota di immigrati residenti in Italia che riesce ad accedere a un mutuo. Mentre le domande da parte delle famiglie italiane sono in aumento, sembrano aumentare invece le difficoltò degli stranieri. Il dato emerge da un'analisi effettuata dai portali Mutui.it e Facile.it, che ha analizzato circa 10mila preventivi di mutuo compilati nel primo semestre 2014: le richieste sono diminuite dall'11% al 9,8% del totale e sono in calo anche gli importi richiesti (114mila euro contro i 132mila del 2011).
Le domande di mutuo da parte di cittadini stranieri puntano all'acquisto della prima casa, finalità indicata nel 73% dei casi. La richiesta media è pari a 114mila euro e si punta a finanziare solo il 63% del valore dell'immobile che si intende acquistare (nella rilevazione precedente si arrivava all'80%). A rimanere stabile è il valore della prima casa: si chiede di meno, ma si punta ad un immobile che costa circa 163.000 euro. Un valore nettamente più basso rispetto alla richiesta degli italiani, che, sempre in media, vogliono acquistare un immobile del valore di 215.000 euro (rilevazione Mutui.it di aprile). Resta stabile la durata, leggermente inferiore ai 25 anni. Per quel che concerne i tassi, si dà preferenza a quello variabile, richiesto dal 62% degli stranieri alle prese con la prima casa.

«Se è vero che gli stranieri sono ormai l'8,1% dei residenti in Italia (dati Istat) e che il loro processo di integrazione passa anche attraverso l'acquisto della prima casa – dichiara Lorenzo Bacca, responsabile business unit Mutui per entrambi i portali – il cambiamento della richiesta media di mutuo, diminuita del 16% in due anni, evidenzia una grossa difficoltà che li accomuna agli italiani».

Per quanto riguarda la nazionalità degli stranieri alle prese col mutuo, a rappresentare il campione statistico più importante resta la comunità rumena: circa il 17% dei mutui prima casa richiesto da uno straniero vede coinvolto un cittadino nato in Romania. Va detto, ad ogni modo, che solo due anni fa i rumeni rappresentavano addirittura un terzo del campione: segno che – come accaduto per la comunità albanese in passato – anche la comunità rumena (la prima per numerosità) sta normalizzando i suoi flussi migratori e anche la spinta all'acquisto della casa si è ridotta.

Seguono, nella classifica, i cittadini tedeschi (circa l'8%), i moldavi e gli albanesi (7%). Da notare che, pur essendo la comunità marocchina seconda in Italia per numero di immigrati, da loro arrivano solo il 2% delle richieste (sono diciottesimi nella classifica).
In merito alla distribuzione territoriale delle richieste di mutuo, il quadro che emerge tratteggia una condizione identica alla rilevazione precedente: le regioni in cui vi è la richiesta maggiore sono quelle del Nord e del Centro Italia, Lombardia (26%) e Lazio (12%) su tutte. Seguono Emilia Romagna e Veneto (11%).

mercoledì 25 giugno 2014

Farmaci e cosmetici entrano in Borsa

Anche le case farmaceutiche e il mondo della cosmetica entrano in Borsa. Ce lo spiega di seguito un articolo tratto da La Repubblica.

MILANO - Scalda i motori per la quotazione Rottapharm, la società farmaceutica che fa capo alla famiglia Rovati, nata nel 1961 come laboratorio e oggi presente in 85 paesi nel mondo.

In questi giorni è in corso il premarketing dell'azienda che si propone di sbarcare a Piazza Affari entro fine luglio. "Se nei prossimi giorni arriveranno i via libera di Consob e Borsa Italiana, il road show potrebbe iniziare la prossima settimana o al massimo slittare a inizio di quella successiva", ha dichiarato a Radiocor una fonte vicina all'operazione. La società, che ha chiuso il 2013 con un fatturato di 536 milioni di euro, un margine operativo lordo adjusted attorno a 149 milioni (normalizzato tenendo conto dei costi non ricorrenti sostenuti per riorganizzare il gruppo in vista dell'Ipo) e un utile adjusted di circa 68 milioni, dovrebbe avere un valore tra 1,9 e 2,2 miliardi di euro, secondo indiscrezioni che circolano negli ambienti finanziari. In Borsa arriverà attorno al 30% del capitale.
La quota che arriverà in Borsa sarà interamente venduta da Fidim, holding che fa capo alla famiglia Rovati. In pratica l'Ipo sarà strutturata come un'offerta pubblica di vendita, un'Opv. Con i soldi che incasserà dall'operazione, la finanziaria estinguerà parte dei debiti infragruppo verso Rottapharm e le sue controllate, pari a 253,6 milioni di euro. A sua volta l'azienda farmaceutica, dopo il versamento di Fidim, rimborserà anticipatamente i contratti di finanziamento bancari
pari a 169 milioni, andando quasi ad estinguere la propria posizione debitoria verso gli istituti creditizi.

La differenza del cash che otterrà, attorno a 84 milioni, verrà utilizzata per portare avanti il piano industriale del gruppo. Banca Imi è sponsor dell'operazione, oltre che joint bookrunners insieme a Deutsche Bank, Goldman Sachs, Jp Morgan e Morgan Stanley. Inoltre coordinatori dell'offerta saranno Deutsche Bank, Goldman Sachs e Jp Morgan. Nel primo trimestre 2014 la società ha registrato un fatturato di 117 milioni, un ebitda adjusted di 18,5 milioni e un utile adjusted di 2,1 milioni. A fine marzo la posizione finanziaria netta era di 257 milioni, principalmente legata al prestito obbligazionario da 400 milioni lanciato nel 2012 (prestito che paga cedole mensili), oltre che ai debiti che la società ha contratto dopo l'acquisizione dell'azienda tedesca madaus, avvenuta nel 2007.

"Rottapharm è molto interessante perchè realizza quasi l'80% del proprio fatturato attraverso i prodotti semi-etici, ossia quelli non rimborsabili, e con prodotto cosmetici, nutraceutici, oltre che dispositivi medici. Si tratta di prodotti che consentono di realizzare margini elevati", ha commentato una fonte ancora a Radiocor. Nel primo trimestre, ad esempio, i prodotti semi-etici hanno registrato un fatturato di 82,9 milioni (il 76% dei ricavi totali), in netta crescita rispetto ai 72,9 milioni del primo trimestre 2013. Con i farmaci rimborsati dal sistema sanitario nazionale, invece, la società nei primi tre mesi 2014 ha fatturato 25,4 milioni. L'azienda opera inoltre nel business degli estratti naturali con la controllata Euramed (7,4 milioni i ricavi nel primo trimestre). "La società esporta tantissimo all'estero", ha inoltre aggiunto la fonte.

In effetti, l'Italia pesa solamente il 30% sui ricavi complessivi, seguita dall'Europa occidentale che pesa per il 29%. Rottapharm vende poi nell'Europa periferica, nei paesi Bric e nel SudEst asiatico, che rappresenta il 16% del giro d'affari. Per il futuro l'azienda non esclude eventuali acquisizioni, sia per ampliare la propria quota di mercato in nuove aree geografiche, sia per entrare in prodottidi nicchia.

venerdì 13 giugno 2014

Londra si allontana ancora da Bruxelles

Londra è sempre più euroscettica.
Di seguito l'articolo che ne parla tratto dal Sole 24Ore.

Londra raddoppia, o quasi. Si sgancia da Bruxelles e ai quattro anni di carcere promessi dalla Ue per chi manipola i benchmark dei mercati finanziari, replica con l'ipotesi di condanne fino a sette anni. Il Cancelliere dello Scacchiere George Osborne ha annunciato di non volersi adeguare alla norma comunitaria che entrerà in vigore nel 2016 perché la City ha numeri che sono un multiplo delle altre piazze finanziarie e per questo richiede flessibilità. Ha alzato l'asticella della galera - promettendo di adeguare alla manipolazione già adottata per il Libor sia le temute truffe su cambi (Forex) e sia quelle sulle commodieties - per fugare il sospetto di compiacere il mondo finanziario. La City marcia in solitario, anche se l'obiettivo non è diverso da quello della Commissione.

Osborne sa che il caso Forex può far più rumore del Libor e sa di non potersi permettere, a un anno dal voto, di trovarsi impreparato davanti a un altro scandalo. Un occhio alle urne di domani, l'altro a quelle di ieri. La volontà di apparire libero dalla Ue su un capitolo ad alta tensione come le regole dei mercati, pur adottando misure che non potranno essere troppo dissimili, ha un significato politico preciso. Il recupero del consenso in un Paese sempre più euroscettico è imperativo dopo la vittoria dell'Ukip alle Europee. L'irrigidimento di Londra sulle conseguenze per chi manopola il fixing dei tassi di riferimento è esigenza economica indifferibile. La City avrebbe difficoltà a rispondere a una nuova crisi di credibilità, anche se la sensazione è che, sul Forex, ci sia assai poco da ...recuperare. Il danno è fatto, deve solo venire a galla. In vista di quella data, Osborne corre ai ripari.

lunedì 19 maggio 2014

Il grande freddo spinge gli utili delle banche e gli Usa festeggiano

Leggete questo articolo, l'ho trovato su "Repubblica".

Mentre infuria la battaglia sulle restrizione che sta per imporre la Fed sull’impegno delle banche nelle commodity, gli istituti di credito di Wall Street festeggiano profitti record derivanti proprio dal settore delle materie prime. Secondo la società di consulenza Coalition, le prime dieci banche del listino americano avrebbero registrato un incremento del 20% anno su anno nei primi mesi di marzo. A spingere verso l’alto un inverno particolarmente freddo, che ha fatto salire il prezzo della bolletta energetica. Un trend, tuttavia, limitato. Perché a valori assoluti, come ricorda il Financial Times, le prime dieci banche hanno tratto risorse dalle commodity pari a 4,5 miliardi di dollari lo scorso anno, contro i 14,1 del 2008, quando il trading sulle materie prime era ai massimi. A parte elettricità e gas, infatti, il settore dei metalli si tiene basso e anche altre commodity non salgono più di tanto.
L'attenzione è posta rischio che alcuni di questi asset in mano a banche possano incorrere in «catastrofi» come quella della Deepwater Horizon, la piattaforma petrolifera di Bp esplosa nel 2011 Golfo del Messico o il deragliamento di un treno carico di greggio che l'estate scorsa ha ucciso 47 persone in Canada. «Le recenti catastrofi – scrive la Fed – evidenziano che il costo di prevenzione degli incidenti è elevato e che le richieste di indennizzo connesse con attività sui mercati fisici delle commodities possono essere difficili da limitare e più alte del previsto». I senatori democratici spingono affinché la Fed imponga un innalzamento delle assicurazioni e garanzie e un aumento dei costi. In questo scenario alcune grandi banche avevano annunciato la loro intenzione di ritirarsi dal settore. Jp Morgan, per esempio, si è mossa per vendere gli “asset” fisici immagazzinati a Mercuria, una trading house svizzera. E Morgan Stanley sta per vendere parte delle sue operazioni alla russa Rosneft. Deutsche Bank dalla sua sta uscendo da alcuni settori. Il rischio è che a fronte di misure restrittive, le banche si limitino a tagliare quello che rende meno, per concentrarsi sui settori, come energia e gas, più promettenti.