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venerdì 4 ottobre 2013

Unicredit vira sulla Polonia. Lanciata un'offerta per Bgz

La Polonia è una location su cui bisogna puntare sempre di più se si vuole investire. Ci prova Unicredit con un'offerta d'acquisto per un istituto di credito polacco. Ce lo spiega La Repubblica.

BERLINO - La Polonia che con la sua rivoluzione non violenta aprì la strada alla caduta dell'Impero sovietico è sempre più una location strategica per i grandi investitori occidentali. Per l'economia reale come per le banche. Unicredit ha appena annunciato stamane di aver presentato un'offerta d'acquisto per l'istituto di credito polacco Bgz, finora una controllata dell'olandese Rabobank. Bgz vantava a fine giugno attivi per 8,7 miliardi di euro, a conferma di come l'economia polacca, pur rallentando la crescita, resta in ottima salute.

"Vogliamo crescere in Polonia, che per noi è un paese strategico", ha annunciato il ceo di Unicredit, Federico Ghizzoni. E ha aggiunto: "Abbiamo fatto un'offerta per Bgz, siamo in una fase preliminare". Al tempo stesso, Unicredit, ha spiegato ancora il suo numero uno, sta "sondando il mercato per i nostri asset in Ucraina, e vedremo se troveremo controparti".

Le notizie sull'offerta di Unicredit per Bgz hanno subito avuto un impatto sulla Borsa di Varsavia, di gran lunga la più importante piazza d'affari dell'Europa centro-orientale e in trattative di fusione con la Borsa di Vienna con i polacchi in posizione di maggior forza. I titoli della Bgz sono infatti saliti del 5,76 per cento. E si è apprezzato anche il titolo della banca Pekao, grosso istituto polacco da tempo controllato da Unicredit, salendo nelle quotazioni dell'1,53 per cento. La Rabobank comunque si è rifiutata di commentare (non conferma, ma soprattutto non smentisce) le affermazioni di Ghizzoni, dicendo che sta studiando opzioni strategiche per Bgz.

lunedì 7 gennaio 2013

Partito il riassetto del gruppo UniCredit

In primo piano su Il Sole 24 Ore:
- Milano -
I nuovi responsabili sono al loro posto già da dicembre, in modo da gestire il d-day di oggi senza traumi. E anche se per i clienti almeno nella forma nulla cambia, il nuovo assetto organizzativo che debutta oggi in UniCredit è una piccola rivoluzione: pieni poteri alla capogruppo nelle funzioni centrali – dai controlli interni all'It, alle risorse umane – tutto il resto finirà alle divisioni–Paese, che avranno la piena autonomia (e responsabilità) su tutta l'attività commerciale con la sola eccezione del corporate e investment banking, che resteranno concentrate in una divisione a sé, affidata a Jean Pierre Mustier.
Di fatto, si tratta di un'evoluzione del "bancone" varato nel 2010, quando Piazza Cordusio aveva deciso di cancellare le sette storiche banche di settore e trasferirne le competenze alle divisioni interne, iniziando il processo di decentramento territoriale. Oggi il bancone viene di fatto riarticolato Paese per Paese e a sua volta in macro e micro aree territoriali, in una vera e propria struttura federale che avrà un valore particolare per l'Italia, che resta il primo mercato per il gruppo e dove la presenza della holding ha finora mischiato numeri e attività della capogruppo con quelli della rete.
In quest'ottica, le novità ci sono e riguardano tutti: clienti, manager, board e di fatto anche gli azionisti. Per famiglie e imprese nulla cambia in termini di referenti – filiali e gestori restano ai loro posti – ma la maggiore autonomia dovrebbe consentire tempi ridotti per le pratiche e soprattutto quella "personalizzazione" del servizio che farà di UniCredit Italia un agglomerato di 76 «banche locali», affidate al coordinamento del country chairman Gabriele Piccini. Sotto di lui, sette regional manager e 76 direttori d'area, protagonisti di un riassetto che ha consentito di snellire di 600 unità il quartier generale Italia e la rete, come ha ricordato il ceo Federico Ghizzoni a dicembre dopo l'approvazione della nuova struttura da parte del cda, e soprattutto di «cancellare due passaggi nella catena di controllo che dalla filiale arriva fino a me».
Morale: filiera più corta, più autonomia e maggiori responsabilità per i singoli manager. Qui c'è un passaggio non da poco: se fino a ieri l'attività del gruppo era data dalla aggregazione tra le diverse divisioni, oggi è la somma tra le singole aree. In pratica: sarà più facile per tutti – manager, azionisti, analisti – vedere dove la banca guadagna e dove perde, e in particolare ogni singolo Paese avrà una fotografia aggiornata di trimestre in trimestre del proprio conto economico: vale naturalmente anche per l'Italia, che avrà di fatto un proprio "bilancio" con la sola esclusione dei 100 clienti top rimasti nel portafoglio del corporate e delle attività di investment banking.
Ma non è solo una questione di chiarezza. Grazie alla maggiore efficienza, il ceo e tutto il board si aspettano una forte spinta anche in termini di redditività. Anche in questo caso vale per tutti i Paesi ma in particolare per l'Italia, dove il piano industriale del gruppo punta a un delicato turn around: l'incognita più pesante resta legata alla qualità del credito – e qui ci si attende un aumento delle sofferenza almeno per altri due trimestri – ma al netto delle rettifiche, si apprende, l'obiettivo per il 2013 di UniCredit Italia sarà quello di incrementare il margine operativo lordo tra l'8 e il 10%, tra maggiori ricavi (+4%) e minori costi (-3-4 per cento).
Una mission senz'altro non facile soprattutto per Piccini, 56 anni di cui trenta nel gruppo e a capo delle attività italiane già dal 2010, per i 7 regional manager a cui ha trasferito tutte le deleghe e per i 76 direttori che avranno ampi spazi di autonomia. Con Piccini, lo stesso Ghizzoni – a cui il country manager riporterà direttamente – monitorerà da vicino le attività italiane, insieme al dg Roberto Nicastro, a cui fanno capo supervisione e supporto territoriale: per l'executive committee di divisione sono in cantiere riunioni mensili, che ogni tre mesi verranno aperte ai sette regional manager.

lunedì 24 ottobre 2011

Massimo Caputi da Fimit a IDea Fimit: 10 anni di finanza immobiliare

Massimo Caputi in Fimit
Massimo Caputi in Fimit
Massimo Caputi entra in Fimit come Amministratore Delegato nel 2000 e il suo ingresso segna una svolta in positivo nella gestione della società.
Nel 2002 arriva il collocamento del Fondo Alpha: il primo fondo per Fimit, nonché il primo fondo ad apporto pubblico in Italia e primo fondo immobiliare ad essere quotato presso la Borsa Italiana di Milano.
Nel 2004 il successo si consolida con il collocamento e la quotazione del Fondo Beta, che ottiene un record di domanda con un bid-to-cover pari ad 1,3 volte l’offerta.
Nel 2006 arriva poi il fondo Delta, primo fondo con focus dedicato al settore turistico ed entertainment (tra cui i famosi cinema multisala ex-Warner: The Space) che raggiunge una raccolta da record di ben 210 milioni di euro in fase di collocamento.
Dopo averne lasciato la guida all’inizio del 2007,  Massimo Caputi rientra in Fimit nel luglio 2008 come azionista e come amministratore delegato.

A fine 2008 Massimo Caputi fa conferire il patrimonio immobiliare dei grandi gruppi bancari italiani in fondi istituzionali, aiutando così il sistema bancario in crisi.
Con i fondi Omega e Omicron Plus, Intesa San Paolo e Unicredit apportano oltre 500 immobili per un controvalore di quasi 2 miliardi di euro. In particolare per il fondo Omicron Plus, oltre 1 miliardo di asset, l’intero collocamento delle quote avviene in soli 18 giorni lavorativi.
Nel 2009 tocca invece al gruppo assicurativo Fondiaria-Sai con la creazione del fondo Rho.
Grazie a queste operazioni promosse da Massimo Caputi, Fimit consolida la sua leadership come player di riferimento nazionale e Massimo Caputi si afferma ottenendo la fiducia da chi deve valorizzare il proprio patrimonio immobiliare, dagli investitori ma anche dalle agenzia di rating internazionale.
Nello stesso anno, Fitch Rating promuove la capacità gestionale con un upgrading del rating Manager “M2-/Strong”. Un rating che si misurava su cinque ambiti gestionali: la capacità di selezione dell’investimento, la gestione del portfolio, l’amministrazione dell’investimento, la gestione del rischio e la gestione aziendale.
Nel 2010, arriva un nuovo successo per Massimo Caputi, grazie all’interessamento del fondo di investimento DeA Capital, Gruppo De Agostini, per Fimit, già leader di mercato con oltre 5 miliardi di patrimonio gestito.
Il 3 ottobre 2011 nasce Idea Fimit, dalla fusione tra First Atlantic Real Estate (Fare) e Fimit.

giovedì 1 settembre 2011

Banche positive: brilla UBI Banca

Andamento positivo per i bancari, dopo i pesanti ribassi subiti ieri. UBI Banca ha registrato un rialzo del 3,44% a 2,586 euro. Dopo la diffusione dei risultati semestrali gli analisti di UBS e di NatIxis hanno tagliato il prezzo obiettivo sull’istituto rispettivamente a 2,8 euro e a 2,85 euro. Entrambe le banche d’affari hanno confermato il giudizio “Neutrale”. Sulla stessa lunghezza d’onda Equita sim, la banca d’affari guidata da Francesco Perilli, che ha ridotto da 4,1 euro a 3,1 euro per azione la valutazione sulla banca, ribadendo il giudizio “Hold” (mantenere). Banca Leonardo ha sforbiciato da 4,8 euro a 3,6 euro il target price su UBI Banca. Tuttavia, gli esperti hanno migliorato il giudizio sulla banca e ora consigliano l’acquisto delle azioni. Molto bene anche Unicredit (+2,72% a 0,9425 euro) e il Banco Popolare (+4,01%), mentre IntesaSanpaolo è rimasta invariata a 1,134 euro. Mediobanca ha guadagnato l’1,82% a 6,425 euro. Il finanziere francese, Vincent Bolloré, ha ribadito la volontà di salire al 6% nel capitale dell’istituto guidato da Alberto Nagel. Il Credem ha guadagnato il 4,92% a 3,2 euro. Gli analisti di Banca Akros hanno ritoccato al rialzo il prezzo obiettivo sulla banca emiliana, portandolo da 3,65 euro a 3,75 euro. Gli esperti hanno confermato l’indicazione di accumulare le azioni in portafoglio.

lunedì 17 gennaio 2011

Carmine Lamanda, il nuovo assessore al bilancio di Roma

Il quotidiano Il Tempo ha pubblicato sabato un ritratto di Carmine Lamanda, che prende il posto di Leo all'assessorato al Bilancio del comune di Roma.
"L'esperienza per gestire un bilancio complesso, anzi complicato da anni di gestione poco rispettosa dei principi contabili, non gli manca. Carmine Lamanda, quasi sconosciuto al grande pubblico, è uomo che ha passato la sua vita professionale a occuparsi di economia, banche e numeri. Nasce a Salerno nel 1941, ma la sua formazione giovanile si svolge in gran parte in terra d'Abruzzo. Il padre, cancelliere in Tribunale viene trasferito a Ortona in provincia di Chieti e a Pescara prende la maturità classica. Con il titolo in tasca Lamanda segue le orme del padre: vince il concorso per la carriera di cancelliere e la sua prima sede di lavoro è Perugia. Lì affiancando lo studio al lavoro si laurea in Giurisprudenza. Ed a quel punto, alla fine degli anni '60, che tenta con successo la carriera nella Banca d'Italia. Muove i primi passi nella filiale di Teramo poi è chiamato a Roma, nella sede centrale. La carriera a Palazzo Koch comincia nel settore della Vigilanza del sistema creditizio. Consolidata la sua esperienza nei controlli bancari, è incaricato dal Governatore Paolo Baffi e, successivamente, dal Governatore Carlo Azeglio Ciampi di ridisegnare la normativa relativa al settore del credito. In questa veste, Lamanda lavora a stretto contatto con l'allora ministro del Tesoro Giuliano Amato partecipando alla riforma della banca pubblica mentre, nel 1993, collabora alla definizione del Nuovo Testo Unico Bancario, approvato dal Governo Ciampi. Testi legislativi che consentiranno l'ammodernamento di un sistema bancario che fino agli anni '90 si presentava come una «foresta pietrificata». E che di fatto chiudono l'era delle Banche di interesse nazionale, le cosiddette Bin, a vantaggio di istituti di credito che agiscono come società per azioni sul mercato. Un altro passaggio fondamentale arriva nel 1994. Lamanda è distaccato presso il Ministero del Tesoro dove Lamberto Dini, gli conferisce l'incarico di Capo di Gabinetto. Poi nel 1997, il ritorno nell'alveo bancario. Il presidente Cesare Geronzi lo incarica di seguire le strategie del Gruppo Capitalia e con Giorgio Brambilla, all'epoca ad, la ristrutturazione dei costi. Dal 2002 ha ricoperto l'incarico di condirettore denerale di Capitalia. Ed è con questo ruolo che gestisce la delicata fusione del gruppo bancario romano con la Unicredit allora guidata da Alessandro Profumo. A Piazza Cordusio nel 2007 è nominato vice presidente. Da ieri la nuova sfida: il controllo e la supervisione di un bilancio che vale quanto quello di una grande impresa italiana."
(Il tempo)

venerdì 8 ottobre 2010

Cesare Geronzi - i nuovi progetti per Generali

Cesare Geronzi, dopo cinque mesi alla presidenza di Generali, coltiva l’ambizione di un gruppo che continui l’espansione estera, magari in paesi in cui finora il Leone è poco presente (per esempio in Sudamerica, oltre a Cina e India dove il gruppo di Trieste è già presente), e sia pure perno e propulsore in Italia di operazioni profittevoli e con ricadute sistemiche.
E’ il caso del recente via libera al piano di housing sociale con la Cassa depositi e prestiti, controllata al 70 per cento dal Tesoro.
L’aspirazione di Cesare Geronzi è comunque quella di lasciare un segno. Per questo, dopo una fase di studio preliminare, sta imprimendo un ritmo serrato a vecchi e nuovi comitati interni dopo una “fase di rallentamento” della precedente presidenza: il cda si riunisce una volta ogni mese e mezzo, il comitato esecutivo ogni mese, è stato istituito il comitato investimenti e a breve — racconta Cesare Geronzi - i consulenti della Boston Consulting consegneranno uno studio per rivedere la struttura organizzativa del gruppo. Inoltre, si è dato vita a periodiche riunioni con i manager di vertice in una sorta di informale Comitato di presidenza.
Quando Cesare Geronzi dice di “voler lasciare il segno” intende anche una funzione culturale del Leone. Il banchiere sta “rivitalizzando” la Fondazione Generali, in sonno per tutta la presidenza di Antoine Bernheim: “Sarà aumentato il patrimonio e sarà costituito un comitato scientifico di altissimo livello per farne uno strumento operativo per le attività legate alla ricerca, alla cultura”.
Riecco il banchiere di sistema? “Non c’è contrasto — risponde Cesare Geronzi— tra rigorosa tutela degli interessi aziendali e attenzione agli interessi generali. Generali con la ‘g’ minuscola”. Avere di mira anche gli interessi collettivi significa compiere operazioni profittevoli, ma a redditività differita. Del resto — chiosa in privato Cesare Geronzi — avete visto l’esito della linea che vuole assegnare al banchiere solo la crescita di valore per gli azionisti nel brevissimo termine? Chissà se è un riferimento indiretto a Profumo.

(da "Cesare Geronzi rivoluziona Generali scrutando le pene di Unicredit", Il Foglio)

giovedì 7 ottobre 2010

Unicredit, governance in alto mare

"Il presidente di UniCredit Dieter Rampl e il neo-amministratore delegato Federico Ghizzoni, oggi sono attesi in Bankitalia per un aggiornamenteo sulla futura governance del gruppo. L'incontro, che non vedrà la presenza di Mario Draghi, impegnato a Francoforte, e Fabrizio Saccomanni, in partenza per il Fmi, servirà principalmente per fare il punto sul nuovo modello di organizzazione di Unicredit, un modello sul quale, sembra, non vi sia ancora uniformità tra i soci.

Secondo quanto emerso nella giornata di ieri, infatti, dai colloqui tra Rampl, Ghizzoni, Farbizio Palenzona, Luigi Castelletti e Vincenzo Calandra Buonaura non hanno portato ad un accordo. Da un lato, infatti, ci sarebbe secondo le indiscrezioni di stampa, lo schieramento di Cariverona e Carimonte decise ad appoggiare la nomina di un solo direttore generale che, nella fattispecie, dovrebbe essere Roberto Nicastro.

Dall'altro ci sono invece Ghizzoni e Rampl sempre più convinti a perseguire la via del doppio dg, in modo da poter coinvolgere anche Sergio Ermotti, ma questo creerebbe non pochi problemi, sia in termini di equilibri tra Nicastro ed Ermotti, sia per quanto riguarda il terzo deputy ceo rimasto fuori dai giochi: Paolo Fiorentino. La soluzione potrebbe essere, secondo l'idea di Rampl e Ghizzoni, quella di nominare Fiorentino condirettore generale a capo della macchina operativa.

Intanto il tempo stringe, e non solo per le pressioni di Bankitalia e di alcuni soci, ma anche perché il prossimo 18 novembre decade il Business combination agreement, ovvero l'accordo raggiunto nel 2005 con i soci tedeschi di Hvb che tutela l'autonomia e i brand delle banche del gruppo, la loro presenza nel cda e, non ultimo, alcuni poteri di Dieter Rampl."

(da bluerating.com)

mercoledì 6 ottobre 2010

Cesare Geronzi: il ruolo delle fondazioni

Cesare Geronzi, il presidente delle Generali, intervistato da Michele Arnese su Il Foglio, si interroga sul ruolo che le fondazioni continuano ad avere negli istituti di credito.

Di certo - scrive Il Foglio - il suo giudizio non è assai lontano da quello del Wall Street Journal che ieri ha scritto di uno “spettacolo non edificante che ha lasciato una delle più grandi banche europee senza timone per nove giorni”. Un rilievo indiretto agli uomini forti di Cariverona (Paolo Biasi) e Crt (Fabrizio Palenzona)? “Non faccio nomi — dice Cesare Geronzi — m’interrogo piuttosto su un’evoluzione delle fondazioni bancarie che hanno dato un grande apporto alla riorganizzazione creditizia per un quindicennio, sono potenzialmente un fattore di stabilità, ma vanno prevenuti i rischi per la loro autonomia che si riverberebbero in rischi per l’autonomia delle banche. E’ stato d’altronde il governatore Mario Draghi ad affermare, nelle ultime Considerazioni finali, che saranno le fondazioni, nella loro autonomia, le prime a tutelare l’indipendenza a del management”. A 20 anni dalla legge Amato-Carli una riflessione del genere, senza pregiudiziali di sorta, è opportuna - è il pensiero di Cesare Geronzi - senza prefigurare conseguenze. Non dobbiamo prestare il fianco a chi ha sostenuto, in altri tempi, l’autoreferenzialità delle fondazioni perché così non è, e neppure a chi le ha paragonate a un ircocervo o a Frankenstein.

(da "Cesare Geronzi rivoluziona Generali scrutando le pene di Unicredit", Il Foglio)

martedì 5 ottobre 2010

Cesare Geronzi rivoluziona Generali e si preoccupa per Unicredit

Cesare Geronzi, come presidente delle Generali, è concentrato su strategie e riorganizzazione del Leone. Come osservatore e navigato uomo di finanza è preoccupato per la governance di qualche grande banca…

"Cesare Geronzi in queste ore, da spettatore interessato, non si meraviglia della soluzione interna scelta da Unicredit e la considera una strada bene intrapresa. Nelle conversazioni private, comunque, sottolinea due aspetti. Da un lato, l’eclissi dei manager che avevano come principio e fine di ogni operazione l’ossessione stile McKinsey per la “creazione di valore”. Dall’altro lato, i problemi di governance che le banche — Unicredit è solo un caso, il più appariscente — possono avere. Evidentemente il combinato disposto di crescita esterna tumultuosa e di adeguamenti degli assetti interni a norme e regolamenti ha prodotto effetti che vanno governati."
(da "Cesare Geronzi rivoluziona Generali scrutando le pene di Unicredit", Il Foglio)

venerdì 24 settembre 2010

Giancarlo Galan su Unicredit: c'è accanimento sulle poltrone

Secondo il ministro per l'Agricoltura Giancarlo Galan, intervistato dal Sole 24 Ore a proposito del caso Unicredit-Profumo, c'è "un accanimento furioso" della Lega "per qualunque posto"
"Contesto radicalmente - ha dichiarato Galan - il ruolo eccessivo delle fondazioni bancarie e anche l'idea, che non è solo della Lega ma anche della sinistra, che la politica possa e debba entrare nelle fondazioni e nelle casse di risparmio".
"A me piaceva il primo Bossi - ha spiegato - quello che sosteneva 'nessuno di noi della Lega entrerà mai in un consiglio di amministrazione o in una giunta'".
"Vera o millantata che sia, questa intromissione della politica nella vita di una grande banca mi inquieta più ancora della coda ai gazebo che Profumo e gli altri grandi banchieri fecero per votare alle primarie del Pd".
"Ora - ha concluso - mi pare chiaro che stiamo rischiando una germanizzazione di questa banca che anche nel nord-est ha un peso determinante".

mercoledì 22 settembre 2010

Tronchetti Provera: no comment sui fatti italiani all'estero

"Non parlo di cose italiane all'estero".
E' la risposta di Marco Tronchetti Provera, presidente di Pirelli e membro dell'advisory committee della Libyan Investment Authority a chi gli chiedeva un commento sulla vicenda Unicredit dopo l'aumento della partecipazione dei soci arabi e le dimissioni dell'amministratore delegato Alessandro Profumo.
"Siamo in Turchia - ha detto parlando in conferenza stampa alla presentazione della Fabbrica dei Campioni, dedicata alla produzione di pneumatici da F1 - e parliamo di quello che facciamo in Turchia".

martedì 21 settembre 2010

Rampl: era necessario un cambiamento di leadership

«Non è stato facile arrivare alla separazione. Ma era necessario un cambiamento di leadership». Così il presidente di Unicredit, Dieter Rampl, parla al Corriere della Sera a proposito dell'uscita di scena dell'amministratore delegato Alessandro Profumo: «ha reso grande questa banca - prosegue -. Se siamo un istituto internazionale, paneuropeo, lo dobbiamo al suo grande lavoro» ma «nel corso del tempo si sono accumulate distanze che non erano più sanabili». Nessuna «cacciata» di Profumo, sottolinea, ma una decisione del cda «per la banca». Se tutto è sembrato precipitare in pochi giorni, spiega Rampl, è perchè una decisione rapida doveva «ridurre il danno che la febbrile circolazione di voci e indiscrezioni stava causando all'azienda e alle persone che ci lavorano». Anche la mancanza del nome del successore è dovuta alle «troppe illazioni» circolate. Unicredit, rassicura, non resterà senza amministratore delegato a lungo: «questione di settimane al massimo».

mercoledì 12 maggio 2010

Alessandro Profumo: su Pioneer aperti a tutte le opzioni

Unicredit è "completamente aperta a tutte le opzioni" su Pioneer, la divisione di asset management del gruppo per la cui valorizzazione il cda ha affidato ieri il mandato a Bofa Merrill Lynch e alla divisione Cib. Lo ha spiegato l'amministratore delegato Alessandro Profumo, durante la conference call. "Abbiamo deciso di discutere il tema ora - ha detto il manager - che non sono piu' sul tavolo temi relativi alla base di capitale. Non ci possono essere piu' dubbi sul fatto che discutiamo dell'argomento solo a causa delle strategie di business". Alessandro Profumo ha spiegato che nell'asset management bisogna essere "o una boutique molto forte, e noi non lo siamo", o un gigante del settore. "Noi siamo nel mezzo", ha detto.
(Adnkronos)

giovedì 15 aprile 2010

Nuovo Country Manager per UniCredit

Gabriele Piccini è il nuovo country managers di UniCredit per l’Italia.

Nominato all’unanimità dal consiglio di amministrazione, Piccini assumerà la carica dal primo novembre, data di avvio della Banca Unica che porterà alla fusione di sette banche nella capogruppo.

Piccini ha iniziato nel 1978 la collaborazione con Credito Italiano (oggi UniCredit) dove ha maturato esperienze nella Rete Commerciale; successivamente ha anche ricoperto altri incarichi all'interno della Rete della Banca presso le Filiali di Rovigo, Milano, Corsico e Milano Cordusio.
Dopo aver assunto numerosi incarichi di direzione, da Maggio 2008 a oggi è amministratore delegato di UniCredit Banca.

lunedì 1 marzo 2010

Mediobanca: riunione del Patto sotto la Presidenza di Cesare Geronzi

L'Assemblea dei partecipanti all'Accordo relativo al capitale di Mediobanca si è riunita mercoledì sotto la Presidenza di Cesare Geronzi.
Dal Patto di sindacato esce la Fineldo di Vittorio Merloni, che ha ottenuto dagli altri grandi soci il via libera a svincolare un quota dello 0,24% in vista, secondo quanto si è appreso, di un riassetto degli investimenti.
Negli incontri della scorsa settimana non era in agenda il rinnovo dei vertici delle Generali, ha spiegato il presidente di Unicredit Dieter Rampl, senza però escludere che in uno dei prossimi appuntamenti si parli delle ipotesi di affidare la guida di generali al presidente della banca Cesare Geronzi.
La riunione del Patto di Mediobanca non ha per il resto riservato grosse sorprese: il direttivo è stato confermato, con la presidenza di Cesare Geronzi e la presenza di Tarak Ben Ammar, Vincent Bollorè, Ennio Doris, Salvatore Ligresti, Giampiero Pesenti, Alessandro Profumo, Dieter Rampl e Marco Tronchetti Provera.
L’uscita dal Patto «è una scelta strategica», ha spiegato la vice presidente di Fineldo, Antonella Merloni, escludendo comunque una cessione della quota.
Quanto ai conti, Mediobanca ha segnato nel primo semestre dell’esercizio 2009-2010 un utile netto quasi triplicato a 270 milioni di euro (+169,3%). «Se continuiamo su questi livelli - ha detto l’amministratore delegato Alberto Nagel - ci sarà spazio per una proposta al board sulla distribuzione di un dividendo in contanti”.
(fonte: La Gazzetta di Parma)

martedì 12 gennaio 2010

Unicredit: le sfide del 2010

Per Unicredit il passaggio al nuovo anno vede una doppia operazione particolarmente impegnativa: la fusione in una banca unica delle tre attuali di gruppo (retail, finanza d'impresa, private banking) e un aumento di capitale di 4 miliardi di euro.
L'operazione è decolla sul mercato proprio ieri, in concomitanza con la trattazione dei diritti di opzione,
Secondo le prime notizie di agenzia (Radiocor), la riunione del Cda della Fondazione Crt, secondo azionista di Unicredit, tenutasi nel tardo pomeriggio, avrebbe ratificato l'adesione alla ricapitalizzazione.
In generale la certezza è che gli azionisti più importanti, a partire dalle fondazioni, colgano l'attimo per verificare insieme all'ad Alessandro Profumo sia le scelte degli uomini sia le deleghe.

mercoledì 23 dicembre 2009

Cesare Geronzi? Antoine Bernheim? Ancora sulla presidenza di Generali

Cesare GeronziA primavera si giocherà l'ultimo tempo della partita per le Generali. Antoine Bernheim non nasconde di gradire l'ennesima conferma. Mercoledì scorso l'agenzia di stampa Radiocor lo ha sorpreso in visita natalizia a Cesare Geronzi, presidente di Mediobanca. All'incontro è stato subito attribuito un significato particolare, perché considerato una sorta di apertura delle grandi manovre in vista del rinnovo dei vertici della compagnia. Proprio Cesare Geronzi, lo sappiamo, è infatti considerato il candidato più naturale alla successione. Sempre che venga risolto il problema di trovargli un sostituto alla presidenza di Mediobanca.
Troppo presto per azzardare previsioni? Forse, ma tra le novità di fine anno spicca l'uscita da Unipol dell'amministratore delegato Carlo Salvatori, in passato presidente di UniCredit.
Da tenere in considerazione anche Gianpiero Auletta Armenise, che nei mesi scorsi ha lasciato l'incarico di amministratore delegato della Banca Ubi per ragioni di famiglia.
(fonte Il Sole 24 Ore)

mercoledì 18 novembre 2009

Unicredit: ok all’aumento di capitale

L'assemblea degli azionisti di Unicredit ha dato l’ok all'aumento di capitale fino a 4 miliardi di euro, che sarà lanciato effettivamente a gennaio del prossimo. L’aumento di capitale era già stato approvato dal cda lo scorso 29 settembre. L'operazione è passata con il 98,48 % di voti favorevoli rispetto al capitale presente in assemblea, pari al 40,4 % del capitale totale.
Il Core Tier 1 passerà così da 7,6 % a 8,4 %, mentre il Tier 1 Capital salirà da 8,4 % a 9,2 %.
Nel frattempo l'Antitrust ha accolto la richiesta di Unicredit di una proroga al 30 giugno 2010 del termine per la cessione della quota detenuta in Generali (pari al 3,241 %), a fronte dell'impegno di Unicredit di garantire la cessione definitiva della partecipazione, fermo restando che continuerà a non esercitare il diritto di voto connesso alla partecipazione stessa.

lunedì 16 novembre 2009

Cesare Geronzi ha un piano per la Roma

Cesare GeronziCesare Geronzi, secondo le indiscrezioni di Calciomercato.com, avrebbe messo a punto un piano per evitare che la AS Roma finisca a Unicredit. Mediobanca avrebbe sondato alcune banche straniere, soprattutto mediorientali, con l’obiettivo di trovarne una disponibile a rilevare gran parte dei debiti Italpetroli in capo a Unicredit, per una cifra che si aggira tra i 200 e i 300 milioni di euro.
Alla nuova banca creditrice verrebbe data in garanzia del debito la Roma 2000, società con cui Italpeltroli controlla il club. Unicredit continua ad attendere dalla Sensi il mandato a vendere sugli asset Italpetroli.

giovedì 12 novembre 2009

Unicredit non esclude nuove acquisizioni

Ancora un post dedicato a Unicredit, che stando alle dichiarazioni di Alessandro Profumo, non esclude di cogliere occasioni di crescita esterna:
"Nel settore bancario sono in corso molti cambiamenti che possono offrire opportunità. In Germania ci sono le Landesbank, oppure altre opportunità nell'europa centro-orientale. Siamo pronti a coglierle ma allo stesso tempo prudenti nell'assunzioni di rischi. Diciamo che siamo lunghi di capitale, ma non vogliamo sprecarlo''.