Regionalizzazione è la nuova parola chiave delle banche del Marocco. Pioniere dell’addio al concetto di banca centralizzata è stato il gruppo Credito Popolare del Marocco (Banque Populaire du Maroc).
Il Crédit Populaire du Maroc è composto dalla banca centrale popolare, la Banque Centrale Populaire, e da dieci banche regionali, le Banques Populaires Régionales.
Le banche popolari regionali sono attualmente dieci e costituiscono la base del Credito Popolare del Marocco, Crédit Populaire du Maroc. La mobilitazione dei risparmi delle diverse aree del Marocco è a loro carico. Sono l’unica realtà bancaria del paese ad aver costituito una cooperativa a capitale variabile: questo comporta che, oltre ad offrire ai propri clienti una serie di vantaggi finanziari, permettono loro di partecipare alla vita sociale della banca. Solo la banca Attijarifawa è rimasta esente dal processo di localizzazione. Una reticenza probabilmente collegata ai dati più recenti relativi alla propria attività, polarizzata per il 76% nella zona di Casablanca e per il 10% a Rabat – il restante 6% è sparso nel paese. Dati assimilabili a due ragioni fondamentali: tanto a Casablanca quanto a Rabat si sono concentrate le maggiori opere infrastrutturali marocchine degli ultimi anni e Casablanca è la capitale economica e finanziaria del paese.
(da Banche e banchieri)
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mercoledì 18 luglio 2012
martedì 13 ottobre 2009
E se Cesare Geronzi passa a Generali? Spunta l’ipotesi Grilli
Se Cesare Geronzi, come si sussurra da tempo, dovesse prendere il posto di Antoine Bernheim alla presidenza di Generali, si aprirebbe un problema di successione molto delicato perché non è facile trovare il nome giusto cui affidare la guida di quella banca di sistema che è Mediobanca, partecipata dai gruppi più importanti dell’industria e della finanza italiana con una presenza influente e attiva di azionisti stranieri pronti a cogliere ogni occasione per salire e contare di più.
“In Mediobanca, la gran parte della struttura vedrebbe con grande favore una crescita interna, cioè l’ascesa dell’attuale amministratore delegato, Alberto Nagel, alla presidenza e la successiva promozione del direttore generale Renato Pagliaro ad amministratore delegato. Ma è un’ipotesi debole perché la scelta del numero uno di Mediobanca sarà più politica che manageriale. La decisione, ovviamente, sarà degli azionisti. Ma altrettanto ovviamente conterà il parere del governo, perché si tratta di decidere a chi affidare la banca che ha in mano le più importanti partite dell’economia nazionale (la sorte di Telecom Italia, tanto per citare uno dei casi più attuali). E ha infatti un netto marchio di palazzo lo scenario che si sta delineando per un eventuale dopo-Cesare Geronzi a Mediobanca. Il candidato di cui si parla è Vittorio Grilli, il direttore generale del Tesoro, un grand commis stimato da tutti (anche da Cesare Geronzi stesso), il cui ruolo al ministero forse adesso sta perdendo un po’ di peso per la crescita del capo di gabinetto, Vincenzo Fortunato, sicuramente la persona più ascoltata da Giulio Tremonti. Anche per questo Grilli potrebbe prendere in considerazione un’ipotesi Mediobanca qualora davvero si concretizzasse.”
(da Il Giornale)

(da Il Giornale)
lunedì 12 ottobre 2009
Generali: Cesare Geronzi sembra il più quotato per il post-Bernheim
Ecco l’opinione del Giornale in merito alla direzione che prenderà la vicenda del rinnovo dei vertici delle Generali quando, nel 2010, l’attuale presidente, l’85enne Antoine Bernheim, sarà sostituito:
“a guidare i giochi delle nomine di questa che è da sempre considerata la partita più complessa e importante della finanza italiana, sarà l’attuale governance di Mediobanca in quanto prima azionista, con il 15%, del Leone. Da tempo i media scrivono che è proprio Cesare Geronzi il più probabile candidato alla poltrona di Bernheim.
Cesare Geronzi, dal canto suo, ha sempre smentito l'ipotesi e lo ha fatto anche recentemente. Però non si può escludere che alla fine il passaggio avvenga, anzi molti ci scommettono.”
“a guidare i giochi delle nomine di questa che è da sempre considerata la partita più complessa e importante della finanza italiana, sarà l’attuale governance di Mediobanca in quanto prima azionista, con il 15%, del Leone. Da tempo i media scrivono che è proprio Cesare Geronzi il più probabile candidato alla poltrona di Bernheim.

venerdì 9 ottobre 2009
Generali: Cesare Geronzi riuscirà a sostituire Bernheim?

Secondo i ben informati, le mosse di Caltagirone sarebbero strategiche in vista del rinnovo del Cda del leone di Trieste, che avverrà nel 2010.
Caltagirone avrebbe infatti saputo approfittare del calo delle quotazioni per incrementare la propria partecipazione a valori che tra qualche anno potrebbero apparire modesti, ma che potrebbe in termini molto più ravvicinati essere l’ago della bilancia per decidere se ai vertici di Generali rimarrà l’attuale presidente Antoine Bernheim, forte del sostegno dei soci francesi (Vincent Bollorè gli ha appena rinnovato l’appoggio pubblicamente), o se il banchiere romano Cesare Geronzi, attualmente presidente di Mediobanca (che di Generali è la controllante de facto), riuscirà a sostituirlo.
“Una mossa da cui a cascata potrebbe dipendere anche il destino di alcuni top manager tanto a Trieste quanto a Milano ed anche per questo una mossa da preparare con calma molti mesi prima del confronto finale tra soci”. (da Affaritaliani)
mercoledì 7 ottobre 2009
Generali: Caltagirone sfiora il 2%

Caltagirone, come è noto, è vicepresidente di Mps (di cui è azionista al 3,9%) e socio con le stesse Generali in alcuni affari come la trattativa relativa alla cessione degli immobili strumentali dello stesso gruppo senese (circa 500 in tutto, valutati nel complesso 1,4 miliardi di euro, per il 49% dei quali il gruppo romano e quello triestino avrebbero presentato un’offerta congiunta).
Caltagirone considera da sempre Generali un investimento in cui riporre fiducia. Amore ricambiato, del resto, visto che Caltagirone è anche nel comitato esecutivo di Generali, di cui è consigliere.
(fonte Affaritaliani)
lunedì 14 settembre 2009
Mediobanca-Generali, tre nomi per il dopo Bernheim
Come dicevo, sono in arrivo due scadenze molto collegate tra loro: il rinnovo del patto Mediobanca e il cambio alla presidenza di Generali.
Per il gruppo di Cesare Geronzi i cambiamenti dovrebbero essere minimi: qualche piccolo socio in uscita e poco altro.
Più accesa la partita per la poltrona di presidente di Generali. Antoine Bernheim, 85 anni, sembra davvero intenzionato a cedere la carica. Secondo Affari&Finanza di Repubblica, il candidato numero uno alla sua successione sembrerebbe essere Paolo Scaroni, attuale amministratore delegato di Eni. Al secondo posto sulla lista, Claudio Costamagna, per anni banchiere alla Goldman Sachs e ora responsabile europeo della casa d'affari americana. Terzo candidato, Tommaso Padoa-Schioppa, banchiere internazionale con esperienza alla Bce.
Per il gruppo di Cesare Geronzi i cambiamenti dovrebbero essere minimi: qualche piccolo socio in uscita e poco altro.
Più accesa la partita per la poltrona di presidente di Generali. Antoine Bernheim, 85 anni, sembra davvero intenzionato a cedere la carica. Secondo Affari&Finanza di Repubblica, il candidato numero uno alla sua successione sembrerebbe essere Paolo Scaroni, attuale amministratore delegato di Eni. Al secondo posto sulla lista, Claudio Costamagna, per anni banchiere alla Goldman Sachs e ora responsabile europeo della casa d'affari americana. Terzo candidato, Tommaso Padoa-Schioppa, banchiere internazionale con esperienza alla Bce.
venerdì 11 settembre 2009
Per Botin, Bernheim è un presidente fantastico di Generali. Sul gruppo di Cesare Geronzi ancora nessuna decisione
Per Emilio Botin, numero uno del Banco Santander, «le Generali sono un’ottima compagnia e il loro presidente è nel nostro consiglio di amministrazione. Antoine Bernheim è un presidente fantastico».
Botin che si è così dichiarato contento dell’investimento nelle Generali, che era pari a circa lo 0,3% a fine 2008. Ana Botin, la figlia del banchiere spagnolo, siede nel consiglio di amministrazione di Generali, che a sua volta detiene l’1% del Santander.
Il gruppo spagnolo è poi azionista del patto di Mediobanca, il gruppo guidato da Cesare Geronzi, con una quota dell’1,84% attraverso Santusa Holding. «Con Mediobanca siamo grandi amici, è una grande banca. Siamo molto contenti di essere azionisti nel gruppo degli investitori internazionali», ha commentato Botin. Riguardo al futuro assetto dell’accordo sindacato, in scadenza a fine dicembre con eventuali disdette da presentare per il 30 settembre, ha rinviato i commenti a quando i giochi saranno conclusi.
Botin che si è così dichiarato contento dell’investimento nelle Generali, che era pari a circa lo 0,3% a fine 2008. Ana Botin, la figlia del banchiere spagnolo, siede nel consiglio di amministrazione di Generali, che a sua volta detiene l’1% del Santander.
Il gruppo spagnolo è poi azionista del patto di Mediobanca, il gruppo guidato da Cesare Geronzi, con una quota dell’1,84% attraverso Santusa Holding. «Con Mediobanca siamo grandi amici, è una grande banca. Siamo molto contenti di essere azionisti nel gruppo degli investitori internazionali», ha commentato Botin. Riguardo al futuro assetto dell’accordo sindacato, in scadenza a fine dicembre con eventuali disdette da presentare per il 30 settembre, ha rinviato i commenti a quando i giochi saranno conclusi.
venerdì 21 agosto 2009
Intesa: la fondazione potrebbe giocare un ruolo chiave nella cessione di Agricole
Secondo quanto riportato dal quotidiano Libero, Intesa-Sanpaolo fa ancora parlare.
La cessione imposta dall’Antitrust della quota di Credìt Agricole potrebbe infatti essere usata dalle fondazioni e dai torinesi per un rimescolamento delle carte nell’azionariato della banca.
«Il segnale potrebbe derivare dallo strano attivismo di Angelo Benessia, presidente della Compagnia San Paolo, che recentemente ha aumentato di quasi il 2% la quota nel capitale di Intesa diventandone con quasi il 10% l’azionista di maggior peso. Una mossa onerosa, per le casse della Compagnia, ma necessaria per contare di più. Magari in vista di possibili ritocchi al sistema di governance della banca che, secondo Benessia, funzionerebbe meglio con un consiglio di sorveglianza composto soltanto dai principali azionisti e un consiglio di gestione formato esclusivamente da manager. Sulla sua strada Benessia starebbe cercando di portare anche altri soci: dai francesi del Crédit agricole a Mediobanca, fino alle Generali. Il messaggio è lo stesso per tutti: in casa Intesa è arrivato il tempo di una svolta. In questa operazione la Compagnia può, inoltre, già contare su un alleato naturale: il presidente della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti, che controlla meno del 5% ma ha sempre fatto da regista per gli altri enti più piccoli»
La cessione imposta dall’Antitrust della quota di Credìt Agricole potrebbe infatti essere usata dalle fondazioni e dai torinesi per un rimescolamento delle carte nell’azionariato della banca.
«Il segnale potrebbe derivare dallo strano attivismo di Angelo Benessia, presidente della Compagnia San Paolo, che recentemente ha aumentato di quasi il 2% la quota nel capitale di Intesa diventandone con quasi il 10% l’azionista di maggior peso. Una mossa onerosa, per le casse della Compagnia, ma necessaria per contare di più. Magari in vista di possibili ritocchi al sistema di governance della banca che, secondo Benessia, funzionerebbe meglio con un consiglio di sorveglianza composto soltanto dai principali azionisti e un consiglio di gestione formato esclusivamente da manager. Sulla sua strada Benessia starebbe cercando di portare anche altri soci: dai francesi del Crédit agricole a Mediobanca, fino alle Generali. Il messaggio è lo stesso per tutti: in casa Intesa è arrivato il tempo di una svolta. In questa operazione la Compagnia può, inoltre, già contare su un alleato naturale: il presidente della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti, che controlla meno del 5% ma ha sempre fatto da regista per gli altri enti più piccoli»
lunedì 17 agosto 2009
Mediobanca: sul controllo Generali decida la Ue
Nel 2002 l’Antitrust non avrebbe dovuto decidere sul controllo di fatto di Mediobanca su Generali perché l’autorità competente a deliberare sulla questione è la Commissione Ue. È questa la motivazione con cui il Consiglio di Stato il 12 maggio scorso (ma le motivazioni sono state pubblicate adesso) ha annullato la sentenza del Tar del Lazio del 2004 che impedì all’istituto di Cesare Geronzi di contestare sia il controllo congiunto di Mediobanca e Premafin su Fonsai, sia il controllo della stessa Mediobanca su Generali.
martedì 28 luglio 2009
Generali: Mediobanca movimenta titoli per 369,9 mln
Nel mese di giugno, Mediobanca, il gruppo di Cesare Geronzi, ha realizzato operazioni di vendita e acquisto di titoli Generali per un controvalore complessivo di 369.889.754,1 euro.
"Le acquisizioni, effettuate tramite 12 distinte operazioni, sono avvenute ad un prezzo massimo di 16,27 euro ed uno minimo di 14,5 euro. Tre acquisizioni sono state inoltre realizzate fuori mercato interessando complessivamente 24,7 mln di titoli della compagnia triestina ad un prezzo compreso tra 14,5 e 14,83 euro. Le vendite hanno interessato 19 transazioni, tutte sul mercato regolamentato, e sono state realizzate ad un prezzo minimo di 14,09 euro ed uno massimo di 16,2 euro". (MF-Dow Jones News)
"Le acquisizioni, effettuate tramite 12 distinte operazioni, sono avvenute ad un prezzo massimo di 16,27 euro ed uno minimo di 14,5 euro. Tre acquisizioni sono state inoltre realizzate fuori mercato interessando complessivamente 24,7 mln di titoli della compagnia triestina ad un prezzo compreso tra 14,5 e 14,83 euro. Le vendite hanno interessato 19 transazioni, tutte sul mercato regolamentato, e sono state realizzate ad un prezzo minimo di 14,09 euro ed uno massimo di 16,2 euro". (MF-Dow Jones News)
venerdì 17 luglio 2009
Generali: con Alleanza si riducono quote azionisti
Con la fusione di Alleanza in Generali, cambieranno leggermente le quote degli azionisti. Mediobanca, il gruppo presieduto da Cesare Geronzi, passera' dal 14,8 % al 13,4 %, Banca d'Italia dal 4,6 al 4,5 % post-dividendo, grazie alla quota posseduta direttamente anche in Alleanza.
Queste proiezioni sono state diffuse durante l'assemblea Generali: Unicredit si attesta al 3 % dopo l'integrazione di Alleanza (contro il 3,28 %), De Agostini passa dal 2,79 % al 2,5 %, Barclays si stabilizza al 2,2 % e Del Vecchio scende dal 2,07 all'1,9 %.
Queste proiezioni sono state diffuse durante l'assemblea Generali: Unicredit si attesta al 3 % dopo l'integrazione di Alleanza (contro il 3,28 %), De Agostini passa dal 2,79 % al 2,5 %, Barclays si stabilizza al 2,2 % e Del Vecchio scende dal 2,07 all'1,9 %.
mercoledì 15 luglio 2009
Che farà Intesa Sanpaolo?

La pesante svalutazione di Borsa del titolo Intesa Sanpaolo è stata d'altronde alla base della controversa decisione del Credit Agricole di vincolare il suo pacchetto (5,4%) a quello delle Generali (5%). Il "patto di consultazione" (un accordo parasociale particolarmente leggero) ha consentito al gruppo francese di mantenere la qualifica di "stabile, strategica" alla sua quota, evitando l'intero abbattimento del valore in bilancio (1 miliardi di euro). L'Antitrust italiano ha però eccepito di non poter accogliere nessuna deroga al piano approvato tre anni fa, quando fu decisa la fusione fra Intesa e Sanpaolo. Allora il Credit Agricole (non del tutto favorevole) fu "risarcito" con la cessione del gruppo CariParma, obbligandosi tuttavia a non aver più alcuna voce in capitolo in Intesa-Sanpaolo. Anche le Generali, dal canto loro, soffrirono una limitazione nella portata dalla loro alleanza "bancassicurativa" (distribuzione di prodotti assicurativi e di risparmio) presso l'intera rete Intesa. Il gruppo (che in passato era stato sempre governato da patti di sindacati rigidi, guidati da Bazoli) era così rimasto una "public company", con un solido presidio di fondazioni italiane (Cariplo, Sanpaolo, Cassa Padova, Cassa Bologna, Cassa Firenze) forti oggi del 25% circa della banca, ma senza collegamenti organici tra loro o con il gruppo Zaleski (che ha il un altro 5%). Sull'altro versante, Generali manteneva la sua posizione mista e l'Agricole la sua distinta situazione di "investitore finanziario".” (Il Sussidiario)
martedì 14 luglio 2009
Sulla vicenda Agricole-Generali
“La vicenda del patto Agricole-Generali, per quanto lunga e complessa, avrebbe avuto in teoria le caratteristiche per rimanere nell'ambito dei difficili aggiustamenti tecnici tra banche e authority nel pieno della Grande Crisi. Invece l'Antitrust italiano (che solo dal 2006 ha poteri pieni sulla concorrenza nel settore bancario) si è mostrato particolarmente fermo: e le stesse Fondazioni italiane hanno manifestato un irrigidimento crescente verso l'apparente finalità contabile, di breve periodo, del Credit Agricole. Il risultato è un'oggettiva chiusura da parte di una porzione importante del sistema bancario italiano (sostenuto da un'authority di primo livello) verso due giganti finanziari dell'Eurozona: uno francesissimo, l'altro a metà, essendo le Generali a presidenza transalpina (Antoine Bernheim) e in parte partecipata da soci francesi alleati del finanziere Vincent Bolloré. Più in sintesi: a Generali ed Agricole (pur storici alleati di Bazoli) è stato inviato un avvertimento inequivocabile. Manovre - anche superficiali e formali - negli assetti di controllo del più "italiano" tra i due colossi bancari nazionali, non sono ammesse. Una "pronuncia" che può avere un suo significato anche nei confronti nell'ingresso dei fondi libici in UniCredit.” (Il Sussidiario)
mercoledì 8 luglio 2009
Banque Populaire du Maroc punta sull'Italia
Banque Populaire du Maroc, che ha aperto da circa un mese la sua prima filiale in Italia, a Milano, attraverso la filiale europea Banque Chaabi, annuncia nuove aperture a Torino, Bologna e Verona.
L'obiettivo è incrementare i servizi bancari per la comunità marocchina in Italia, aumentando le rimesse attraverso il canale bancario, e offrire consulenza e prodotti finanziari alle imprese italiane con interessi in Marocco e a quelle marocchine attive nel nostro paese.
Al momento, le rimesse dei marocchini che lavorano all’estero rappresentano il 7% del Pil del Marocco, e il Groupe Banque Populaire mira alle molte rimesse provenienti dall’Italia offrendo dei costi molto bassi, anche attraverso accordi con la Banca Popolare di Sondrio, la Banca Popolare di Milano, il Gruppo Banco Popolare, Ubi Banca, UniCredit e Poste Italiane.
Banque Chaabi, in particolare, è la filiale europea del Gruppo ed è specializzata in retail, rivolgendosi a privati, imprese e liberi professionisti.
L'obiettivo è incrementare i servizi bancari per la comunità marocchina in Italia, aumentando le rimesse attraverso il canale bancario, e offrire consulenza e prodotti finanziari alle imprese italiane con interessi in Marocco e a quelle marocchine attive nel nostro paese.
Al momento, le rimesse dei marocchini che lavorano all’estero rappresentano il 7% del Pil del Marocco, e il Groupe Banque Populaire mira alle molte rimesse provenienti dall’Italia offrendo dei costi molto bassi, anche attraverso accordi con la Banca Popolare di Sondrio, la Banca Popolare di Milano, il Gruppo Banco Popolare, Ubi Banca, UniCredit e Poste Italiane.
Banque Chaabi, in particolare, è la filiale europea del Gruppo ed è specializzata in retail, rivolgendosi a privati, imprese e liberi professionisti.
martedì 7 luglio 2009
Pensioni integrative Generali entrano nei fondi cinesi con il 30% di Guotai
Nel giorno dei grandi accordi siglati ieri a Roma nell’ambito del Forum Italia-Cina, non poteva mancare il colpo delle Generali, che nel Paese asiatico sono presenti da anni nel settore vita, da qualche tempo anche nei danni. E che ora rilanciano mettendo un piede nel mercato dei fondi pensioni a contributo aziendale, rilevando per 100 milioni di euro il 30% della società di gestione Guotai. Una mossa in un Paese con 220 milioni di lavoratori, con solo un 5% impegnato a versare contributi in uno schema pensionistico. Nella stessa cornice ha firmato un accordo con Pechino anche Mediobanca, il gruppo guidato da Cesare Geronzi: un memorandum d’intesa con la China Development Bank, uno dei bracci finanziari utilizzati dal governo cinese a sostegno della crescita delle infrastrutture.
Guotai invece è una delle poche società di asset management cinesi autorizzata per ogni classe di attivi. Gestisce parte degli asset del fondo nazionale di previdenza sociale e i fondi pertinenti al secondo pilastro del nuovo sistema previdenziale, che nel Paese ha implementato degli schemi pensionistici volontari ai quali contribuiscono i datori di lavoro e i dipendenti.
(il Giornale)
Guotai invece è una delle poche società di asset management cinesi autorizzata per ogni classe di attivi. Gestisce parte degli asset del fondo nazionale di previdenza sociale e i fondi pertinenti al secondo pilastro del nuovo sistema previdenziale, che nel Paese ha implementato degli schemi pensionistici volontari ai quali contribuiscono i datori di lavoro e i dipendenti.
(il Giornale)
martedì 30 giugno 2009
La “campagna russa” di Generali
La Borsa russa è in crollo totale. Nell’ultimo mese Mosca ha perso il 20%, il mercato più volatile del mondo. L’indice Rts, denominato in dollari, ha perso il 21% dal suo picco del 2 giugno, mentre il Micex, denominato in rubli, il 24%.
Le fluttuazioni del prezzo del petrolio - salito in maniera incontrollata e ora in fase di discesa, visto che si parla di un ritracciamento a quota 55 dollari entro poche settimane - sta rendendo il mercato moscovita sempre meno appetibile per gli investitori, già spaventati dal rallentamento del mercato M&A a causa delle fluttuazioni dei cambi valutari. Tanto più che l’economia russa si contrarrà per più del 7% quest’anno, a fronte di 200 miliardi di dollari di prestiti che le aziende di quel paese dovranno comunque ripagare entro la fine dell’anno, sia a livello interno che estero. Insomma, un mercato davvero rischioso.
Eppure Generali, insieme al finanziere ceco Peter Kellner, ha lanciato un attacco alla quota di controllo di Ingosstrakh, monopolista russo del mercato assicurativo, detenuta da Oleg Daripaska, oligarca caduto in disgrazia con la crisi. Novecento milioni di dollari, questa l’offerta del consorzio Kellner-Generali che già controlla il 38,5% di Ingosstrakh.
In un primo tempo Oleg Daripaska aveva puntato la via dell’equity issue per far scendere i rivali al 10% e blindare la situazione, ma l’ipotesi fallita, e infatti ora l’oligarca russo ha ingaggiato Banca Leonardo per negoziare. È da notare il fatto che Gerardo Braggiotti, numero uno di Banca Leonardo è molto vicino ad Antoine Barnheim, presidente di Generali.
D’altronde il gruppo assicurativo russo è ben gestito e ben capitalizzato, può espandersi ulteriormente in un mercato dalle enormi potenzialità e diverrebbe monopolista proprio nel momento in cui tutto il mondo occidentale, soprattutto Usa e Gran Bretagna, sta per conoscere una crisi del settore mai vista.
Le fluttuazioni del prezzo del petrolio - salito in maniera incontrollata e ora in fase di discesa, visto che si parla di un ritracciamento a quota 55 dollari entro poche settimane - sta rendendo il mercato moscovita sempre meno appetibile per gli investitori, già spaventati dal rallentamento del mercato M&A a causa delle fluttuazioni dei cambi valutari. Tanto più che l’economia russa si contrarrà per più del 7% quest’anno, a fronte di 200 miliardi di dollari di prestiti che le aziende di quel paese dovranno comunque ripagare entro la fine dell’anno, sia a livello interno che estero. Insomma, un mercato davvero rischioso.
Eppure Generali, insieme al finanziere ceco Peter Kellner, ha lanciato un attacco alla quota di controllo di Ingosstrakh, monopolista russo del mercato assicurativo, detenuta da Oleg Daripaska, oligarca caduto in disgrazia con la crisi. Novecento milioni di dollari, questa l’offerta del consorzio Kellner-Generali che già controlla il 38,5% di Ingosstrakh.
In un primo tempo Oleg Daripaska aveva puntato la via dell’equity issue per far scendere i rivali al 10% e blindare la situazione, ma l’ipotesi fallita, e infatti ora l’oligarca russo ha ingaggiato Banca Leonardo per negoziare. È da notare il fatto che Gerardo Braggiotti, numero uno di Banca Leonardo è molto vicino ad Antoine Barnheim, presidente di Generali.
D’altronde il gruppo assicurativo russo è ben gestito e ben capitalizzato, può espandersi ulteriormente in un mercato dalle enormi potenzialità e diverrebbe monopolista proprio nel momento in cui tutto il mondo occidentale, soprattutto Usa e Gran Bretagna, sta per conoscere una crisi del settore mai vista.
venerdì 26 giugno 2009
Il sistema bancario svizzero è in crisi
"La crisi si fa sentire pesantemente anche in Svizzera. Quello passato è stato un anno duro sia per i singoli istituti, sia per il sistema bancario in generale.
Questo è il quadro che viene fuori dal rapporto annuale della Banca Nazionale Svizzera per il 2008. Le perdite fatte registrare dal sistema bancario elvetico nel 2008 ammontano a 38,926 miliardi di franchi svizzeri. Se pensiamo che l’anno precedente il rosso era stato di 4,3 miliardi possiamo facilmente dedurre che il 2008 è stato un annus horribilis per la Svizzera.
A trainare, si fa per dire, questo risultato sono stati i due principali istituti bancari del paese: UBS e Credit Suisse, che hanno contribuito nella maniera più rilevante a questi numeri. Le due banche insieme hanno fatto registrare una perdita di 38,185 miliardi di franchi.
Su 327 istituti esaminati dalla Banca Nazionale Svizzera, 284 hanno comunque ottenuto un risultato di bilancio positivo, anche se in diminuzione rispetto al 2007. Le banche che hanno chiuso il bilancio in rosso sono state 43, in netto aumento rispetto ai soli 11 istituti dell’anno prima.
L’istituto centrale elvetico per combattere la crisi ha deciso di agire mantenendo una politica monetaria espansiva e cercando a tutti i costi di impedire che il franco svizzero si rivaluti. Inoltre la BNS si è detta convinta che sarebbe necessario per una banca centrale poter intervenire liberamente per evitare che istituti di importanza cruciale per la nazione possano fallire, anche attraverso lo scorporo di alcune divisioni ed il trasferimento ad altri istituti nazionali più in salute. Chiaro il riferimento ai due colossi svizzeri in difficoltà.
Sul versante riguardante la vicenda del patto Generali-Agricole, anche la nuova versione del patto proposta dai due istituti coinvolti è stata bocciata dall’Antitrust.
La bocciatura è dovuta al fatto che il nuovo patto prevede non più l’obbligo ma l’impegno di Generali ad informare Agricole su operazioni quali fusioni, acquisizioni o tutto ciò che rientra nella gestione straordinaria. Ed è proprio il riferimento allo scambio di informazioni fra le due società riguardante temi di gestione straordinaria su Intesa Sanpaolo ha fatto propendere l’Antitrust per la bocciatura. Tuttavia c’è ancora tempo per le due banche per presentare una nuova bozza di accordo. Ad avere l’esigenza più impellente è Credit Agricole, che se non perviene ad un accordo entro la fine di giugno potrebbe vedere la sua partecipazione svalutata per una cifra vicina ai 2 miliardi di euro."
(di Cosimo Baccaro, Bluerating)
Questo è il quadro che viene fuori dal rapporto annuale della Banca Nazionale Svizzera per il 2008. Le perdite fatte registrare dal sistema bancario elvetico nel 2008 ammontano a 38,926 miliardi di franchi svizzeri. Se pensiamo che l’anno precedente il rosso era stato di 4,3 miliardi possiamo facilmente dedurre che il 2008 è stato un annus horribilis per la Svizzera.
A trainare, si fa per dire, questo risultato sono stati i due principali istituti bancari del paese: UBS e Credit Suisse, che hanno contribuito nella maniera più rilevante a questi numeri. Le due banche insieme hanno fatto registrare una perdita di 38,185 miliardi di franchi.
Su 327 istituti esaminati dalla Banca Nazionale Svizzera, 284 hanno comunque ottenuto un risultato di bilancio positivo, anche se in diminuzione rispetto al 2007. Le banche che hanno chiuso il bilancio in rosso sono state 43, in netto aumento rispetto ai soli 11 istituti dell’anno prima.
L’istituto centrale elvetico per combattere la crisi ha deciso di agire mantenendo una politica monetaria espansiva e cercando a tutti i costi di impedire che il franco svizzero si rivaluti. Inoltre la BNS si è detta convinta che sarebbe necessario per una banca centrale poter intervenire liberamente per evitare che istituti di importanza cruciale per la nazione possano fallire, anche attraverso lo scorporo di alcune divisioni ed il trasferimento ad altri istituti nazionali più in salute. Chiaro il riferimento ai due colossi svizzeri in difficoltà.
Sul versante riguardante la vicenda del patto Generali-Agricole, anche la nuova versione del patto proposta dai due istituti coinvolti è stata bocciata dall’Antitrust.
La bocciatura è dovuta al fatto che il nuovo patto prevede non più l’obbligo ma l’impegno di Generali ad informare Agricole su operazioni quali fusioni, acquisizioni o tutto ciò che rientra nella gestione straordinaria. Ed è proprio il riferimento allo scambio di informazioni fra le due società riguardante temi di gestione straordinaria su Intesa Sanpaolo ha fatto propendere l’Antitrust per la bocciatura. Tuttavia c’è ancora tempo per le due banche per presentare una nuova bozza di accordo. Ad avere l’esigenza più impellente è Credit Agricole, che se non perviene ad un accordo entro la fine di giugno potrebbe vedere la sua partecipazione svalutata per una cifra vicina ai 2 miliardi di euro."
(di Cosimo Baccaro, Bluerating)
mercoledì 24 giugno 2009
Intesa SanPaolo: piano di razionalizzazione bancassicurazione

Ad oggi, queste le partecipazioni di Intesa-Sanpaolo nell'attività di bancassicurazione:
- Intesa Vita, partecipata al 50%, joint venture con il Gruppo Generali e operante sulle filiali ex Banca Intesa;
- EurizonVita, controllata al 99,96% e operante sulle filiali ex Sanpaolo IMI;
- Centrovita Assicurazioni, controllata al 51%, joint venture con Cardif Assurance (Gruppo BNP Paribas) e operante sulle filiali di Carifirenze;
- Sud Polo Vita, controllata al 99,97% e operante sulle filiali di Banco di Napoli e Casse del Centro.
Conseguentemente allo scioglimento delle joint venture con Generali e con Cardif e del relativo esercizio delle opzioni put da parte dei partner assicurativi, Intesa-Sanpaolo avrà di fatto il controllo totale delle quattro compagnie.
Ora si attendono le autorizzazioni per al realizzazione del progetto. Poiché il provvedimento Antitrust che ha autorizzato la fusione tra Banca Intesa e Sanpaolo IMI prevede che Intesa-Sanpaolo ceda Sud Polo Vita a terzi operatori, è stato richiesto all'Autorità Antitrust di modificare l'impegno, sollevandola da tale obbligo.
L'attività di bancassicurazione del Gruppo Intesa-Sanpaolo risultante dal progetto registrerebbe, sulla base di dati proforma a fine 2008, premi lordi contabilizzati per circa 8 miliardi di euro e riserve tecniche per circa 63 miliardi di euro.
martedì 16 giugno 2009
Patto Generali-Crédit Agricole: l'Antitrust vigila
Antitrust: il guardiano non dorme, titola Il Dow Jones Newswires di ieri. Vi riporto l'articolo, che parla dell'istruttoria sul patto tra Generali e Crédit Agricole
"Pare che un sospiro di soddisfazione abbia riempito i saloni della Compagnia San Paolo il giorno in cui l'antitrust ha deciso di aprire un'istruttoria a seguito del patto di consultazione Intesa Sanpaolo siglato dal Credit Agricole e Generali Ass.
Secondo quanto si apprende da MF, l'intervento dell'Autorita' di Antonio Catricala', ha scoperchiato un vaso di Pandora e messo a nudo le incomprensioni e la brace che covava da tempo sotto la cenere della super fusione bancaria tra Torino e Milano. Martedi' 16 giugno, nella presentazione dell'attivita' del guardiano della concorrenza, di fronte alle piu' alle cariche dello Stato, Catricala' segnalera' un intricato sistema di accordi e relazioni pericolose le quali fanno si che in Italia l'80% delle aziende abbia nel proprio consiglio almeno un rappresentante di diretti concorrenti e che si debba ricorrere al Consiglio di Stato per stabilire chi effettivamente controlla Generali.
Catricala' aveva messo tutti sull'avviso gia' nel dicembre 2008, quando l'autorita' ha concluso un'indagine conoscitiva avente per oggetto proprio i rapporti tra concorrenza e corporate governance nel settore finanziario, e l'apertura del contezioso con Ca' de Sass non e' altro che la messa in pratica di moniti ben conosciuti dalle parti.
Infatti, la condizione di avere nei propri organismi di governance soggetti che detengono incarichi in societa' concorrenti non riguarda uno o due esponenti ma puo' arrivare a coinvolgere fino a 16 individui. Il fenomeno risulta inesistente per le imprese quotate sulla borsa spagnola, interessa solo il 26,7% delle societa' quotate su Euronext-Parigi,, il 43,8% di quelle su Deutsche-Boerse e il 47,1% di quelle su London Stack Exchange. Altro che l'80% italico."
"Pare che un sospiro di soddisfazione abbia riempito i saloni della Compagnia San Paolo il giorno in cui l'antitrust ha deciso di aprire un'istruttoria a seguito del patto di consultazione Intesa Sanpaolo siglato dal Credit Agricole e Generali Ass.
Secondo quanto si apprende da MF, l'intervento dell'Autorita' di Antonio Catricala', ha scoperchiato un vaso di Pandora e messo a nudo le incomprensioni e la brace che covava da tempo sotto la cenere della super fusione bancaria tra Torino e Milano. Martedi' 16 giugno, nella presentazione dell'attivita' del guardiano della concorrenza, di fronte alle piu' alle cariche dello Stato, Catricala' segnalera' un intricato sistema di accordi e relazioni pericolose le quali fanno si che in Italia l'80% delle aziende abbia nel proprio consiglio almeno un rappresentante di diretti concorrenti e che si debba ricorrere al Consiglio di Stato per stabilire chi effettivamente controlla Generali.
Catricala' aveva messo tutti sull'avviso gia' nel dicembre 2008, quando l'autorita' ha concluso un'indagine conoscitiva avente per oggetto proprio i rapporti tra concorrenza e corporate governance nel settore finanziario, e l'apertura del contezioso con Ca' de Sass non e' altro che la messa in pratica di moniti ben conosciuti dalle parti.
Infatti, la condizione di avere nei propri organismi di governance soggetti che detengono incarichi in societa' concorrenti non riguarda uno o due esponenti ma puo' arrivare a coinvolgere fino a 16 individui. Il fenomeno risulta inesistente per le imprese quotate sulla borsa spagnola, interessa solo il 26,7% delle societa' quotate su Euronext-Parigi,, il 43,8% di quelle su Deutsche-Boerse e il 47,1% di quelle su London Stack Exchange. Altro che l'80% italico."
Mediobanca: tutta la storia del gruppo di Cesare Geronzi

La sua storia è sicuramente interessante per la mia tesi e per chiunque si occupi dell'argomento fusioni.
Mediobanca nasce nell'immediato dopoguerra per iniziativa della Banca Commerciale Italiana (l'attuale Intesa San Paolo) alla quale si associa subito il Credito Italiano (oggi UniCredit) e in seguito il Banco di Roma (poi Capitalia, fusa nel 2007 in UniCredit), per soddisfare le esigenze a medio termine delle imprese produttrici e per stabilire un rapporto diretto tra il mercato del risparmio e il fabbisogno finanziario per il riassetto produttivo delle imprese.
Fin dagli inizi, Mediobanca sostiene i principali gruppi industriali italiani. L’istituto è stato anche tra i primi ad entrare nel settore parabancario con Spafid per le gestioni fiduciarie (1948), Compass per il credito al consumo (1951) e Selma, ora SelmaBipiemme Leasing, per il leasing (1970).
Nel marzo 1956 le azioni Mediobanca vengono ammesse alla quotazione in Borsa: è il primo titolo bancario quotato nel dopoguerra.
Negli anni Settanta Mediobanca svolge un ruolo importante nella ristrutturazione dell’industria italiana in quanto banca di riferimento dei maggiori gruppi del paese. Ciò si riflette anche sul portafoglio di partecipazioni che a metà degli anni Settanta includeva Generali (4,5 %), Fiat (2,5 %), Montedison (2,5 %), Olivetti (5 %), Pirelli&C (3,3 %) e Fondiaria Vita (10 %).
Nel gennaio 1988 viene definito un nuovo assetto azionario per stabilire un equilibrio tra soci pubblici e privati mantenendo l’indipendenza gestionale precedentemente, garantita da un patto di sindacato che univa le banche a controllo pubblico ad alcune tra le più affermate banche d’investimento internazionali. Le tre banche fondatrici riducono il loro possesso dal 57 % al 25 % del capitale; una quota di tali azioni (25 %) viene rilevata da un gruppo di imprese private che così raggiungono una partecipazione equivalente a quella delle tre banche, stipulando con le stesse un sindacato di blocco; la restante quota del pacchetto (circa il 7 %) viene collocata sul mercato nel novembre 1988.
Nel 1990 viene costituita Mediobanca International, per operare sul mercato internazionale dei capitali, e nel 1992 nasce Micos (oggi Che Banca!) per operare nel settore dei finanziamenti immobiliari.
Nel 1998 viene costituita MB Finstrutture, incorporata nel 2005 in Mediobanca, per la consulenza e la realizzazione di progetti di investimento da attuare con il ricorso a soluzioni di finanza strutturata.
La fine degli anni Novanta e l’inizio del nuovo millennio vedono la privatizzazione dei maggiori gruppi bancari e industriali italiani e un boom di quotazioni concentrate prevalentemente nei settori tecnologici. Mediobanca coordina in questo periodo le privatizzazioni di Banca di Roma, BNL, Telecom Italia, Enel e procede alla quotazione di numerose società.
Nello stesso periodo anche il portafoglio partecipazioni di Mediobanca viene ampliato; in particolare, la quota in Assicurazioni Generali viene progressivamente incrementata sino al 12,5 %, in parte tramite l’acquisto e successiva incorporazione nel 2001 dell’Euralux (Gruppo Lazard).
Nell'aprile 2000 Banca Commerciale Italiana, divenuta parte del gruppo Intesa, cede la sua partecipazione in Mediobanca ad altri membri del sindacato di blocco.
Negli stessi anni il gruppo entra nel comparto del private banking, per valorizzarne le sinergie con l’investment banking.
Nel luglio 2000 viene costituita Duemme, in joint venture con Mediolanum, per operare nel private banking di fascia alta; la società, denominata poi Banca Esperia, diviene operativa nel luglio 2001 e nell’arco di pochi anni si afferma come importante operatore domestico. Nel maggio 2002 Mediobanca stipula un accordo di put & call per il rilievo da Commerzbank del 34 % di Compagnie Monégasque de Banque (CMB), banca leader nel private banking nel principato di Monaco; l’anno successivo il possesso viene elevato al 61.64 % e nel dicembre 2004 viene raggiunto il controllo totale.
Nell'aprile 2003 il patto di sindacato di Mediobanca viene modificato a seguito dell'adesione di un gruppo di investitori esteri comprendenti i Gruppi Bolloré e Groupama con una quota complessiva del 10 %.
Dallo stesso anno, che vede anche la nomina dell’attuale gruppo direttivo, viene dato nuovo impulso alla crescita delle attività bancarie al fine di completare la gamma prodotti, sviluppare la rete distributiva e raggiungere un maggior grado di internazionalizzazione.
Nel luglio 2004 prende avvio la succursale di Parigi; nel 2006 viene aperto l’ufficio di brokeraggio a New York seguito, nel 2007, dall’apertura delle filiali di Madrid e Francoforte operative nell’attività creditizia e di advisory.
A fine 2007, dopo la fusione con Capitalia, UniCredit ha ceduto le azioni Mediobanca che questa deteneva (9,37 %). Le azioni sono cedute per il 7,4 % a soci, anche nuovi, che le mantengono vincolate al patto, mentre il residuo 2 % è ceduto a terzi sul mercato. Il patto di sindacato scende di conseguenza al 45,6 % nel dicembre 2007.
È nel giugno di quest’anno che Cesare Geronzi viene nominato all’unanimità presidente del consiglio di sorveglianza.
Sempre nel dicembre 2007, Mediobanca acquisisce Linea dal Banco Popolare e dalla Banca Popolare di Vicenza con un esborso di 405m di euro. L’operazione avviene tramite la controllata Compass che raddoppia il suo portafoglio crediti e diventa così il terzo operatore specializzato nel credito al consumo in Italia.
Nel 2008 diventa operativa la sede di Londra, focalizzata sulle attività di capital markets.
Nel maggio 2008, seguendo il disegno strategico enunciato nel piano industriale 2009-2011 approvato nel marzo dello stesso anno, l’istituto di Cesare Geronzi potenzia la sua presenza nel segmento retail: Micos Banca, tradizionalmente attiva nell’erogazione di mutui immobiliari, assume la nuova denominazione di CheBanca! e amplia l’operatività a prodotti di risparmio e di conto corrente, adottando un modello di distribuzione multicanale (internet, call center, filiali).
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