martedì 14 luglio 2009

Sulla vicenda Agricole-Generali

“La vicenda del patto Agricole-Generali, per quanto lunga e complessa, avrebbe avuto in teoria le caratteristiche per rimanere nell'ambito dei difficili aggiustamenti tecnici tra banche e authority nel pieno della Grande Crisi. Invece l'Antitrust italiano (che solo dal 2006 ha poteri pieni sulla concorrenza nel settore bancario) si è mostrato particolarmente fermo: e le stesse Fondazioni italiane hanno manifestato un irrigidimento crescente verso l'apparente finalità contabile, di breve periodo, del Credit Agricole. Il risultato è un'oggettiva chiusura da parte di una porzione importante del sistema bancario italiano (sostenuto da un'authority di primo livello) verso due giganti finanziari dell'Eurozona: uno francesissimo, l'altro a metà, essendo le Generali a presidenza transalpina (Antoine Bernheim) e in parte partecipata da soci francesi alleati del finanziere Vincent Bolloré. Più in sintesi: a Generali ed Agricole (pur storici alleati di Bazoli) è stato inviato un avvertimento inequivocabile. Manovre - anche superficiali e formali - negli assetti di controllo del più "italiano" tra i due colossi bancari nazionali, non sono ammesse. Una "pronuncia" che può avere un suo significato anche nei confronti nell'ingresso dei fondi libici in UniCredit.” (Il Sussidiario)

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