MPS, dopo la pesante bocciatura negli stress test della Bce, crolla in Borsa.
Il titolo è sospeso a -20% teorico. Per i grandi quotidiani economici, la banca è la più problematica d'Europa. L'amministratore delegato Viola ha ammesso che il cda sta valutando anche l'ipotesi di fusione, smentendo qualsiasi altra rischiesta di aiuti di Stato. Secondo la Bce, Mps avrebbe bisogno di una ricapitalizzazione di 2,1 miliardi di euro.
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lunedì 27 ottobre 2014
venerdì 24 ottobre 2014
Ok del cda alla fusione tra Popolare Alto Adige e Marostica
"I Consigli di Amministrazione di Banca Popolare dell'Alto Adige (Bpaa) e Banca Popolare di Marostica (Bpm) hanno approvato all'unanimità, nell'ambito di un più ampio accordo di integrazione, il progetto di fusione per incorporazione di Bpm in Bpaa."
"L'accordo contiene le linee guida e le principali pattuizioni relative all'integrazione tra le due Banche che, nel rispetto della tradizione di banca popolare che accomuna entrambe le parti e assicurando il mantenimento dell'identità locale delle stesse, darà vita a una nuova realtà bancaria fortemente radicata nel nord-est del Paese che possa costituire altresì la base per un'ulteriore crescita nella medesima zona. Il progetto di integrazione si pone inoltre l'obiettivo di creare valore per gli stakeholders di Bpaa e di Bpm, e in particolare per i loro soci, dipendenti, clienti e per i territori di riferimento. La Fusione porterà alla creazione di una banca popolare con circa 200 sportelli, informa una nota."
(fonte ANSA)
"L'accordo contiene le linee guida e le principali pattuizioni relative all'integrazione tra le due Banche che, nel rispetto della tradizione di banca popolare che accomuna entrambe le parti e assicurando il mantenimento dell'identità locale delle stesse, darà vita a una nuova realtà bancaria fortemente radicata nel nord-est del Paese che possa costituire altresì la base per un'ulteriore crescita nella medesima zona. Il progetto di integrazione si pone inoltre l'obiettivo di creare valore per gli stakeholders di Bpaa e di Bpm, e in particolare per i loro soci, dipendenti, clienti e per i territori di riferimento. La Fusione porterà alla creazione di una banca popolare con circa 200 sportelli, informa una nota."
(fonte ANSA)
venerdì 26 settembre 2014
Fusione tra Banca Italease e Banco Popolare
È stato siglato il verbale d'intesa relativo alla fusione per incorporazione della società Banco Popolare (incorporante) che assorbe la società Banca Italease (incorporata).
L'accordo sottoscritto conclude la procedura di confronto sindacale in merito al progetto di fusione per incorporazione di Banca Italease Spa in Banco Popolare.
Nel confronto non sono emerse significative ricadute sul piano della mobilità territoriale.
Si prevede una fase di verifica entro il 31 marzo 2015, riguardo l'applicazione dell'accordo.
L'accordo sottoscritto conclude la procedura di confronto sindacale in merito al progetto di fusione per incorporazione di Banca Italease Spa in Banco Popolare.
Nel confronto non sono emerse significative ricadute sul piano della mobilità territoriale.
Si prevede una fase di verifica entro il 31 marzo 2015, riguardo l'applicazione dell'accordo.
fonte http://www.fiba.it |
venerdì 4 ottobre 2013
Unicredit vira sulla Polonia. Lanciata un'offerta per Bgz
La Polonia è una location su cui bisogna puntare sempre di più se si vuole investire. Ci prova Unicredit con un'offerta d'acquisto per un istituto di credito polacco. Ce lo spiega La Repubblica.
BERLINO - La Polonia che con la sua rivoluzione non violenta aprì la strada alla caduta dell'Impero sovietico è sempre più una location strategica per i grandi investitori occidentali. Per l'economia reale come per le banche. Unicredit ha appena annunciato stamane di aver presentato un'offerta d'acquisto per l'istituto di credito polacco Bgz, finora una controllata dell'olandese Rabobank. Bgz vantava a fine giugno attivi per 8,7 miliardi di euro, a conferma di come l'economia polacca, pur rallentando la crescita, resta in ottima salute.
"Vogliamo crescere in Polonia, che per noi è un paese strategico", ha annunciato il ceo di Unicredit, Federico Ghizzoni. E ha aggiunto: "Abbiamo fatto un'offerta per Bgz, siamo in una fase preliminare". Al tempo stesso, Unicredit, ha spiegato ancora il suo numero uno, sta "sondando il mercato per i nostri asset in Ucraina, e vedremo se troveremo controparti".
Le notizie sull'offerta di Unicredit per Bgz hanno subito avuto un impatto sulla Borsa di Varsavia, di gran lunga la più importante piazza d'affari dell'Europa centro-orientale e in trattative di fusione con la Borsa di Vienna con i polacchi in posizione di maggior forza. I titoli della Bgz sono infatti saliti del 5,76 per cento. E si è apprezzato anche il titolo della banca Pekao, grosso istituto polacco da tempo controllato da Unicredit, salendo nelle quotazioni dell'1,53 per cento. La Rabobank comunque si è rifiutata di commentare (non conferma, ma soprattutto non smentisce) le affermazioni di Ghizzoni, dicendo che sta studiando opzioni strategiche per Bgz.
BERLINO - La Polonia che con la sua rivoluzione non violenta aprì la strada alla caduta dell'Impero sovietico è sempre più una location strategica per i grandi investitori occidentali. Per l'economia reale come per le banche. Unicredit ha appena annunciato stamane di aver presentato un'offerta d'acquisto per l'istituto di credito polacco Bgz, finora una controllata dell'olandese Rabobank. Bgz vantava a fine giugno attivi per 8,7 miliardi di euro, a conferma di come l'economia polacca, pur rallentando la crescita, resta in ottima salute.
"Vogliamo crescere in Polonia, che per noi è un paese strategico", ha annunciato il ceo di Unicredit, Federico Ghizzoni. E ha aggiunto: "Abbiamo fatto un'offerta per Bgz, siamo in una fase preliminare". Al tempo stesso, Unicredit, ha spiegato ancora il suo numero uno, sta "sondando il mercato per i nostri asset in Ucraina, e vedremo se troveremo controparti".
Le notizie sull'offerta di Unicredit per Bgz hanno subito avuto un impatto sulla Borsa di Varsavia, di gran lunga la più importante piazza d'affari dell'Europa centro-orientale e in trattative di fusione con la Borsa di Vienna con i polacchi in posizione di maggior forza. I titoli della Bgz sono infatti saliti del 5,76 per cento. E si è apprezzato anche il titolo della banca Pekao, grosso istituto polacco da tempo controllato da Unicredit, salendo nelle quotazioni dell'1,53 per cento. La Rabobank comunque si è rifiutata di commentare (non conferma, ma soprattutto non smentisce) le affermazioni di Ghizzoni, dicendo che sta studiando opzioni strategiche per Bgz.
giovedì 28 marzo 2013
Pronta la lista per il cda Generali
Mediobanca, Del Vecchio, De Agostini, Caltagirone e Fondazione Crt, azionisti stabili delle Generali, hanno completato la riforma della governance del Leone avviata nel 2007 per allinearla a quella delle grandi istituzioni finanziarie internazionali: ieri sera è stata trovata l’intesa sui dieci candidati al board.
Il nuovo cda dovrebbe portare linearità tra le responsabilità e contare su solide figure professionali.
Il tutto inserito in un forte ridimensionamento delle poltrone, che si riducono a 11.
Abbastanza per rappresentare in maniera equilibrata gli interessi degli azionisti e sufficienti per dare ampio spazio ai consiglieri indipendenti.
«Portare figure professionali di standing internazionale e di qualità al servizio di grandi società italiane e in Assicurazioni Generali – percorso condiviso con gli altri azionisti – è il nostro fermo convincimento per migliorare la governance e la performance delle società partecipate», dice Mediobanca, l'istituto bancario guidato da Alberto Nagel.
Confermata la presidenza a Gabriele Galateri, e le deleghe da amministratore delegato a Mario Greco.
I vice presidenti, saranno ancora due: Vincent Bolloré e Francesco Gaetano Caltagirone.
Loro, assieme a Clemente Rebecchini e a Lorenzo Pellicioli, saranno i rappresentanti diretti dei soci in consiglio.
Tra gli indipendenti resta Paolo Scaroni, dell’Eni, ed entrano Ornella Barra, ceo di Alliance Healthcare, Alberta Figari, avvocato specializzata in corporate finance, capital markets ed M&A e Sabrina Pucci, docente di Economia alla facolta di Roma Tre.
Resta una poltrona per i soci di minoranza che potenzialmente verrà opzionata da Assogestioni.
Il nuovo cda dovrebbe portare linearità tra le responsabilità e contare su solide figure professionali.
Il tutto inserito in un forte ridimensionamento delle poltrone, che si riducono a 11.
Abbastanza per rappresentare in maniera equilibrata gli interessi degli azionisti e sufficienti per dare ampio spazio ai consiglieri indipendenti.
«Portare figure professionali di standing internazionale e di qualità al servizio di grandi società italiane e in Assicurazioni Generali – percorso condiviso con gli altri azionisti – è il nostro fermo convincimento per migliorare la governance e la performance delle società partecipate», dice Mediobanca, l'istituto bancario guidato da Alberto Nagel.
Confermata la presidenza a Gabriele Galateri, e le deleghe da amministratore delegato a Mario Greco.
I vice presidenti, saranno ancora due: Vincent Bolloré e Francesco Gaetano Caltagirone.
Loro, assieme a Clemente Rebecchini e a Lorenzo Pellicioli, saranno i rappresentanti diretti dei soci in consiglio.
Tra gli indipendenti resta Paolo Scaroni, dell’Eni, ed entrano Ornella Barra, ceo di Alliance Healthcare, Alberta Figari, avvocato specializzata in corporate finance, capital markets ed M&A e Sabrina Pucci, docente di Economia alla facolta di Roma Tre.
Resta una poltrona per i soci di minoranza che potenzialmente verrà opzionata da Assogestioni.
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mercoledì 13 febbraio 2013
Bpm, parte il confronto nei consigli sul passaggio a società per azioni
Si lavora per il passaggio di BPM a società per azioni. La Repubblica così la racconta:

Le linee guida sono quelle ormai note. E' prevista la nascita di una Fondazione con i rappresentanti di dipendenti e pensionati Bpm, che riceverà dalla banca una dotazione iniziale, eleggerà tre (su 11) membri del consiglio di sorveglianza e ogni anno avrà per Statuto il 5% degli utili netti dell'istituto di credito. Ai dipendendenti verrà distribuito, in azioni della nuova spa, il 10% del patrimonio della banca (un po' meno di 400 milioni, quindi) e in questo modo dovrebbero eleggere, con la lista di minoranza, altri due consiglieri. Infine, il consiglio di sorveglianza dovrebbe dimagrire, a 11 membri, e quello di gestione salire a sette.
Il percorso è appena partito (anche se le riflessioni vanno avanti da tempo) e l'esito non è scontato, ma sotto sotto molti sono tentati dalla trasformazione. Magari, cercando di partecipare il più possibile alla festa: i vari interessi in campo sono molti e tutti agguerriti. Ad esempio dal fronte dei pensionati pare ci sia la voglia di far parte in qualche modo alla spartizione di azioni a titolo gratuito, forti del fatto che hanno partecipato anche loro allo sviluppo della banca.
Altro dettaglio non irrilevante, la Fondazione è prevista sotto forma
di onlus, non la classica Fondazione bancaria e dunque non è soggetta al controllo del ministero dell'Economia. Inoltre è chiaro che tutti i passaggi ipotizzati ora devono avere una formalizzazione "forte", per evitare che nuovi Statuti aboliscano con facilità quello che adesso viene concesso.
"Per quanto ci riguarda, le condizioni sono quattro - spiega Lando Sileoni, responsabile nazionale della Fabi - vogliamo avere un documento ufficiale, abbiamo bisogno di un approfondimento giuridico e tecnico, riteniamo necessario sapere con chiarezza cosa ne pensa Banca d'Italia e, infine, occorre interpellare i lavoratori".
Quasi un sì, dunque, nella sostanza, seppure con qualche condizione. Del resto, ricalcando un detto milanese, piuttosto che niente è meglio piuttosto, si sente dire nei corridoi della popolare, un tempo saldamente gestita dall'associazione Amici (e per questo multata da Bankitalia).
Altro elemento da tenere sotto controllo, il fattore-tempo: i sindacati probabilmente vorrebbero spostare le lancette più in là, per poter trattare con la base, Bonomi invece vuole correre, arrivando all'assemblea straordinaria di approvazione della progetto entro il luglio prossimo. Nel frattempo, occorrerà "incastrare" altri fattori di non poco conto: occorrerà infatti che si concluda l'ispezione di Bankitalia (la quale potrebbe essere tentata di non togliere le tende se non vede completamente "normalizzata" la situazione interna) e nello stesso tempo si avvicina la scadenza, sempre a luglio, dei Tremonti bond. Entro quella data, o si restituiscono le obbligazioni al Tesoro (500 milioni) o si paga la cedola maggioranza del 9% di interessi.
Se si dovesse arrivare alla trasformazione in spa, quella potrebbe anche essere l'occasione di un aumento di capitale e quindi anche i Tremonti bond potrebbero entrare a far parte della trattativa complessiva. Per questo, i motivi per fare in fretta si equivalgono alle ragioni della riflessione.
mercoledì 30 gennaio 2013
«Attenti, i bund cominciano a scottare»
Una riflessione della banca d'affari americana Goldman Sachs sul Sole 24 Ore.
Nel 2012 il reddito fisso ha dato grandi soddisfazioni agli investitori, sia nella sua componente corporate che nel segmento dei bond governativi. Con il 2013 i risultati non saranno altrettanto brillanti, tuttavia una performance del 3-3,5% per entrambe le classi di obbligazioni è un obiettivo realistico e raggiungibile». Francesco Garzarelli, specialista del reddito fisso della banca d'affari americana Goldman Sachs mette in guardia da aspettative eccessivamente ottimistiche sulle prospettive dei mercati obbligazionari globali. Tuttavia tende ad escludere un tracollo delle quotazioni, che si verificherebbe soltanto nel caso di un deciso aumento dei tassi di interesse a livello globale. «E' possibile fare delle previsioni a lungo termine sui tassi di interesse interpolando i valori attuali sulle diverse scadenze. Ebbene, il mercato, in questo momento sconta un ritorno dei tassi di interesse a breve termine verso soglie fisiologiche del 3% non prima del 2023. Questo significa che nonostante i bassi rendimenti offerti, le quotazioni dei titoli sono destinate a rimanere stabili molto a lungo», sottolinea lo strategist. Molte cose sono cambiate in dodici mesi nel profilo di rischio e rendimento del mercato obbligazionario. «Quelli che lo scorso anno sono stati i titoli più ricercati dagli investitori, i Bund tedeschi e le emissioni degli altri paesi europei ad alta sicurezza, nel 2013 saranno i bond meno interessanti e più pericolosi, sicuramente da sottopesare nei portafogli a reddito fisso», prevede Garzarelli. I rendimenti su queste emissioni sono infatti praticamente nulli fino alla scadenza a tre anni e risalgono fino a un modesto 1,6% per le durate decennali. Tuttavia nel giro di poche settimane il Bund a 5 anni è passato inaspettatamente da un rendimento di 30 centesimi a una cedola di 60. «Questo significa che sta venendo meno la corsa alle emissioni ad altissima sicurezza e che un aumento anche modesto dei rendimenti è in grado di far crollare le quotazioni», sottolinea Garzarelli. La visione di Goldman Sachs è particolarmente negativa per quanto riguarda i titoli governativi emessi dagli altri paesi «core» dell'eurozona, a cominciare da Francia, Belgio e Austria. Paesi che più della Germania sono esposti a problemi di bilancio che potrebbero danneggiarne la reputazione, il rating e, quindi, anche le quotazioni delle obbligazioni già emesse. In cima alle preferenze della grande banca d'affari statunitense ci sono invece i titoli governativi dei paesi ad alto indebitamento che sono stati al centro della crisi del debito sovrano nell'anno appena chiuso. «Continuiamo a preferire le emissioni di Italia e Spagna, il cui rendimento del 4-5% per le scadenze dieci anni non trova eguale nei paesi più avanzati. In particolare riteniamo che ci sia più valore nelle emissioni iberiche, visto che i bond italiani hanno già recuperato molte posizioni», precisa Garzarelli. Un quadro «misto», infine caratterizza le aspettative di rendimento sulle obbligazioni societarie. I corporate bond vengono da una performance media dell'11% nel 2012 e certamente non potranno replicare questi risultati nell'anno appena iniziato.«Ormai gli spazi di guadagno più interessanti si limitano ad alcuni specifici settori, come le banche e in generale i finanziari, e alle emissioni un po' più rischiose, con rating tripla B», sottolinea lo strategist. I corporate bond con valutazione di rischio doppia e singola A, i cosiddetti investment grade di alta qualità offrono ormai spread di rendimento irrisori rispetto alle obbligazioni governative e in alcuni casi hanno addirittura rendimenti inferiori», nota lo strategist. Sempre nell'ambito delle emissioni societarie, infine, luce verde ai titoli high yield, ad alto rischio ma anche ad alto rendimento. «La ripresa delle attività di fusione e acquisizione e il miglioramento della congiuntura internazionale favoriranno questa classe di titoli, i cui rendimenti medi potrebbero raggiungere nel 2013 il 4,5%», conclude Garzarelli.
Nel 2012 il reddito fisso ha dato grandi soddisfazioni agli investitori, sia nella sua componente corporate che nel segmento dei bond governativi. Con il 2013 i risultati non saranno altrettanto brillanti, tuttavia una performance del 3-3,5% per entrambe le classi di obbligazioni è un obiettivo realistico e raggiungibile». Francesco Garzarelli, specialista del reddito fisso della banca d'affari americana Goldman Sachs mette in guardia da aspettative eccessivamente ottimistiche sulle prospettive dei mercati obbligazionari globali. Tuttavia tende ad escludere un tracollo delle quotazioni, che si verificherebbe soltanto nel caso di un deciso aumento dei tassi di interesse a livello globale. «E' possibile fare delle previsioni a lungo termine sui tassi di interesse interpolando i valori attuali sulle diverse scadenze. Ebbene, il mercato, in questo momento sconta un ritorno dei tassi di interesse a breve termine verso soglie fisiologiche del 3% non prima del 2023. Questo significa che nonostante i bassi rendimenti offerti, le quotazioni dei titoli sono destinate a rimanere stabili molto a lungo», sottolinea lo strategist. Molte cose sono cambiate in dodici mesi nel profilo di rischio e rendimento del mercato obbligazionario. «Quelli che lo scorso anno sono stati i titoli più ricercati dagli investitori, i Bund tedeschi e le emissioni degli altri paesi europei ad alta sicurezza, nel 2013 saranno i bond meno interessanti e più pericolosi, sicuramente da sottopesare nei portafogli a reddito fisso», prevede Garzarelli. I rendimenti su queste emissioni sono infatti praticamente nulli fino alla scadenza a tre anni e risalgono fino a un modesto 1,6% per le durate decennali. Tuttavia nel giro di poche settimane il Bund a 5 anni è passato inaspettatamente da un rendimento di 30 centesimi a una cedola di 60. «Questo significa che sta venendo meno la corsa alle emissioni ad altissima sicurezza e che un aumento anche modesto dei rendimenti è in grado di far crollare le quotazioni», sottolinea Garzarelli. La visione di Goldman Sachs è particolarmente negativa per quanto riguarda i titoli governativi emessi dagli altri paesi «core» dell'eurozona, a cominciare da Francia, Belgio e Austria. Paesi che più della Germania sono esposti a problemi di bilancio che potrebbero danneggiarne la reputazione, il rating e, quindi, anche le quotazioni delle obbligazioni già emesse. In cima alle preferenze della grande banca d'affari statunitense ci sono invece i titoli governativi dei paesi ad alto indebitamento che sono stati al centro della crisi del debito sovrano nell'anno appena chiuso. «Continuiamo a preferire le emissioni di Italia e Spagna, il cui rendimento del 4-5% per le scadenze dieci anni non trova eguale nei paesi più avanzati. In particolare riteniamo che ci sia più valore nelle emissioni iberiche, visto che i bond italiani hanno già recuperato molte posizioni», precisa Garzarelli. Un quadro «misto», infine caratterizza le aspettative di rendimento sulle obbligazioni societarie. I corporate bond vengono da una performance media dell'11% nel 2012 e certamente non potranno replicare questi risultati nell'anno appena iniziato.«Ormai gli spazi di guadagno più interessanti si limitano ad alcuni specifici settori, come le banche e in generale i finanziari, e alle emissioni un po' più rischiose, con rating tripla B», sottolinea lo strategist. I corporate bond con valutazione di rischio doppia e singola A, i cosiddetti investment grade di alta qualità offrono ormai spread di rendimento irrisori rispetto alle obbligazioni governative e in alcuni casi hanno addirittura rendimenti inferiori», nota lo strategist. Sempre nell'ambito delle emissioni societarie, infine, luce verde ai titoli high yield, ad alto rischio ma anche ad alto rendimento. «La ripresa delle attività di fusione e acquisizione e il miglioramento della congiuntura internazionale favoriranno questa classe di titoli, i cui rendimenti medi potrebbero raggiungere nel 2013 il 4,5%», conclude Garzarelli.
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sabato 27 ottobre 2012
Giuseppe Vegas: da fusione con Lse no risultati sperati
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Giuseppe Vegas |
Lo ha affermato il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, nel corso di un'audizione alla Camera, sottolineando che la fusione "non è in discussione".
"Il fatto che Borsa Italiana sia stata abbandonata come investimento da alcuni istituti bancari desta qualche preoccupazione. - spiega Giuseppe Vegas - Borsa italiana da sola non può andare da nessuna parte e deve unirsi a qualche altra Borsa, è indispensabile per fare massa critica, non è pensabile andare ognuno per conto suo."
giovedì 18 ottobre 2012
Banca Esperia: l'istituto di Andrea Cingoli rileva due fiduciarie
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Andrea Cingoli |
Per Banca Esperia, fondata nel 2001 grazie a una joint venture tra Mediobanca e Mediolanum, l'operazione si inserisce nell'ambito dello sviluppo dei servizi di Wealth Planning, che vedono nei servizi fiduciari un elemento chiave.
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mercoledì 4 luglio 2012
Conferme sui contatti tra Ethniki e Credit Agricole
Entro la fine del 2012 gli analisti ed esperti economici della Grecia prevedono fusioni ed acquisizioni tra le banche, comincia a muoversi qualcosa nel settore bancario, uno dei più colpiti dalla crisi finanziaria.
Ieri, in tarda serata, i media della capitale ellenica hanno riferito che la Emporiki Trapeza (Banca Commerciale), filiale della Credit Agricole, è in contatto con gruppi bancari in Grecia. Gli esperti però a questo punto frenano e affermano che si è ancora ad un punto in cui non è possibile prendere decisioni. Precedentemente, in un comunicato stampa della Ethniki Trapeza, aveva precisato che “ci sono stati colloqui fra Ethniki Trapeza e Credit Agricole riguardo la possibilità di alleanze strategiche future, che attualmente però sono premature”.
Ieri, in tarda serata, i media della capitale ellenica hanno riferito che la Emporiki Trapeza (Banca Commerciale), filiale della Credit Agricole, è in contatto con gruppi bancari in Grecia. Gli esperti però a questo punto frenano e affermano che si è ancora ad un punto in cui non è possibile prendere decisioni. Precedentemente, in un comunicato stampa della Ethniki Trapeza, aveva precisato che “ci sono stati colloqui fra Ethniki Trapeza e Credit Agricole riguardo la possibilità di alleanze strategiche future, che attualmente però sono premature”.
giovedì 28 giugno 2012
Mediobanca
Mediobanca nasce nel primo dopoguerra per volere della Banca Commerciale Italiana (oggi Intesa San paolo) a cui si associarono, prima il Credito Italiano (l’attuale UniCredit) e poi il Banco di Roma (Capitalia) per "soddisfare le esigenze a media scadenza delle imprese produttrici" e per stabilire un "rapporto diretto fra il mercato del risparmio e il fabbisogno finanziario per il riassetto produttivo delle imprese".
Dal 2003 Mediobanca è guidata da Alberto Nagel, Renato Pagliaro e Francesco Saverio Vinci.
Nel 1973 le operazioni di finanziamento ottengono una scadenza di 20 anni. L’ente bancario appoggia fin dall’inizio i principali gruppi industriali italiani ed è tra i primi a entrare nel settore parabancario. Nel 1956 viene ammesso in Borsa. Un nuovo assetto stabilito nel 1988 favorisce l’equilibrio tra soci pubblici e privati mantenendone però l’indipendenza gestionale. Le tre banche fondatrici, in seguito, riducono il capitale dal 75% al 25% cedendone una parte a un gruppo di imprese private che, raggiungendo cosi la loro partecipazione equivalente, stipula con esse un sindacato di blocco , e una parte viene messa sul mercato nel novembre del 1988. Negli anni successivi si costituisce Mediobanca International per gestire il mercato internazionale mentre si sviluppa Micos (ora CheBanca) per occuparsi dei finanziamenti immobiliari.
All’inizio del nuovo millennio Mediobanca amplia il proprio portafoglio di partecipazione incrementando, ad esempio, la quota in Assicurazioni Generali fino al 12.5%. Nell'aprile 2000 Banca Commerciale Italiana, cede la sua partecipazione ad altri membri del sindacato di blocco. Nel luglio 2000, in "joint venture" con Mediolanum si costituisce Duemme, per operare nel "private banking" di fascia alta; la società, denominata poi Banca Esperia, diviene operativa nel 2001. Nel 2004 Mediobanca ottiene il controllo totale di Compagnie Monégasque de Banque (CMB), banca leader nel private banking nel principato di Monaco. Nel luglio 2004 viene creata la succursale di Parigi; nel 2006 viene aperto l’ufficio di brokeraggio a New York seguito, nel 2007, dall’apertura delle filiali di Madrid e Francoforte. A fine 2007 UniCredit cede le azioni Mediobanca che deteneva (9,37%). Nello stesso anno la banca acquisisce anche Linea dal Banco Popolare e dalla Banca Popolare di Vicenza. L’anno successivo è resa operativa la sede Mediobanca di Londra, specializzata nelle attività di capital markets.
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Alberto Nagel e Renato Pagliaro l'AD e il Presidente di Mediobanca |
Nel 1973 le operazioni di finanziamento ottengono una scadenza di 20 anni. L’ente bancario appoggia fin dall’inizio i principali gruppi industriali italiani ed è tra i primi a entrare nel settore parabancario. Nel 1956 viene ammesso in Borsa. Un nuovo assetto stabilito nel 1988 favorisce l’equilibrio tra soci pubblici e privati mantenendone però l’indipendenza gestionale. Le tre banche fondatrici, in seguito, riducono il capitale dal 75% al 25% cedendone una parte a un gruppo di imprese private che, raggiungendo cosi la loro partecipazione equivalente, stipula con esse un sindacato di blocco , e una parte viene messa sul mercato nel novembre del 1988. Negli anni successivi si costituisce Mediobanca International per gestire il mercato internazionale mentre si sviluppa Micos (ora CheBanca) per occuparsi dei finanziamenti immobiliari.
All’inizio del nuovo millennio Mediobanca amplia il proprio portafoglio di partecipazione incrementando, ad esempio, la quota in Assicurazioni Generali fino al 12.5%. Nell'aprile 2000 Banca Commerciale Italiana, cede la sua partecipazione ad altri membri del sindacato di blocco. Nel luglio 2000, in "joint venture" con Mediolanum si costituisce Duemme, per operare nel "private banking" di fascia alta; la società, denominata poi Banca Esperia, diviene operativa nel 2001. Nel 2004 Mediobanca ottiene il controllo totale di Compagnie Monégasque de Banque (CMB), banca leader nel private banking nel principato di Monaco. Nel luglio 2004 viene creata la succursale di Parigi; nel 2006 viene aperto l’ufficio di brokeraggio a New York seguito, nel 2007, dall’apertura delle filiali di Madrid e Francoforte. A fine 2007 UniCredit cede le azioni Mediobanca che deteneva (9,37%). Nello stesso anno la banca acquisisce anche Linea dal Banco Popolare e dalla Banca Popolare di Vicenza. L’anno successivo è resa operativa la sede Mediobanca di Londra, specializzata nelle attività di capital markets.
giovedì 31 maggio 2012
Visco: “A fusioni bancarie non è seguito uno snellimento dei gruppi”
''Alle aggregazioni tra banche non hanno fatto seguito snellimenti incisivi dell'articolazione societaria dei gruppi e una riduzione nel numero dei componenti degli organi amministrativi. I primi 10 gruppi contano complessivamente 1.136 cariche, escludendo le societa' estere; oltre 700 per le sole banche controllate. Anche tra gli altri intermediari si osservano spesso composizioni pletoriche, che deresponsabilizzano i singoli consiglieri e si riflettono negativamente sulla funzionalita' degli organi collegiali. Questi assetti sono di per se' costosi e non giustificati dalle competenze professionali necessarie all'efficace gestione del gruppo o della banca. Il recente divieto di detenere cariche incrociate tra imprese del settore finanziario e' un'occasione anche per intervenire sulla numerosita' dei consigli di amministrazione''. Questo ha affermato il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco a Palazzo Koch in occasione dell'Assemblea annuale di fronte a banchieri e politici. Visco ha posto l’accento sulla necessità di efficienza dei processi produttivi e distributivi, senza dimenticare l’attenzione per la continua innovazione tecnologica. Grande importanza è stata anche attribuita alle operazioni bancarie online e alla contemporanea moltiplicazione del numero degli sportelli, cresciuti del 20%.
Visco ha poi sottolineato il punto debole delle imprese, ovvero la dipendenza eccessiva dal credito bancario come fonte pressoché unica di finanza esterna. Questo infatti rischia di costituire un grosso problema di fragilità e un grosso freno alle potenzialità di sviluppo e crescita. L’innovazione, secondo Visco, può essere finanziata solo grazie al capitale di rischio, e a tale proposito ha rilevato che vanno in questa direzione gli incentivi per aumentare le risorse patrimoniali delle imprese contenuti nelle misure adottate dal Governo.
Visco ha poi sottolineato il punto debole delle imprese, ovvero la dipendenza eccessiva dal credito bancario come fonte pressoché unica di finanza esterna. Questo infatti rischia di costituire un grosso problema di fragilità e un grosso freno alle potenzialità di sviluppo e crescita. L’innovazione, secondo Visco, può essere finanziata solo grazie al capitale di rischio, e a tale proposito ha rilevato che vanno in questa direzione gli incentivi per aumentare le risorse patrimoniali delle imprese contenuti nelle misure adottate dal Governo.
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giovedì 24 maggio 2012
Monti e Hollande sulle banche: centralizzare le garanzie per i depositi e la gestione “default”
A Bruxelles, nonostante i colloqui protrattisi fino a notte fonda, i Capi di Stato della Ue non sembrano aver raggiunto risultati concreti e decisioni definitive. Molti Paesi hanno infatti molte riserve riguardo alla possibilità di accentrare ulteriormente le funzioni di supervisione, di garanzia dei depositi e di tutto ciò che concerne la delicata situazione bancaria. Attualmente la Commissione europea sta preparando la proposta di un quadro legale per mettere in liquidazione le banche che non sono piu' in grado di reggere o per procedere a ristrutturazione. L’obiettivo è quello di evitare di usare i soldi dei cittadini per ulteriori salvataggi, organizzando degli interventi degli stessi azionisti delle banche. La linea seguita finora è stata piuttosto morbida proprio per non forzare governi già incerti a centralizzare dei fondi di “risoluzione” optando invece per la creazione di fondi nazionali. La Germania ha apertamente appoggiato il proposito di affidare all’Esm (European Stability Mechanism) il compito di intervenire nelle ricapitalizzazioni delle banche. Secondo le attuali disposizioni uno Stato puo' chiedere un prestito all'Esm, che lo concede a condizione di concordare un programma economico e di bilancio (come accade per Irlanda, Portogallo e Grecia), e poi usare i fondi per soccorrere le banche. La mancanza di consensi attanaglia anche la supervisione finanziaria a livello europeo come emerge dai recenti confronti sulle nuove regole bancarie (ultimo il caso dei requisiti di capitale secondo lo schema Basilea 3).
giovedì 10 maggio 2012
Kpmg: Fusioni e acquisizioni, previsioni per il 2012
Nell'ultimo rapporto di Kpmg emerge che il settore M&A ha arretrato nel 2011 rispetto all'anno precedente, pur evidenziando una spinta all’internazionalizzazione. Il mercato europeo resta quello a più alta concentrazione di flussi finanziari per acquisizioni e fusioni aziendali.
Su scala globale, il controvalore delle operazioni ha subìto una contrazione consistente nel quinquennio, dai 416 miliardi del 2007 ai 182 del 2011. In Europa, dove si registra il "tonfo" della Germania, si registrano ben il 41% degli interventi in volume e il 31% in valore rispetto allo scenario globale a dimostrazione si una maggiore dinamicità dei flussi finanziari intraeuropei.
Le previsioni per il 2012, pubblicate all'interno del "Rapporto Kpmg Mergers & Acquisitions", prevede che le dinamiche del mercato M&A subiranno una stagnazione. Particolarmente rilevante sarà la tendenza al consolidamento di settori strategici, dismettendo asset considerati ormai non più strategici. A questo proposito si consideri il caso Ansaldo Breda, che sta destando interesse sia in Asia che in Spagna, dopo l'annuncio del piano di risanamento da parte della holding pubblica che auspica la cessione delle controllate non-core per risanare bilanci spesso in passivo.
I dati sul primo trimestre del 2012 non sono incoraggianti. Il controvalore delle operazioni completate entro la prima metà del 2012, infatti, appare in netto calo . La stessa dinamica si registra nel numero delle operazioni: il mercato resta prudente e attende gli sviluppi del quadro economico globale.
Se il dato globale per il 2011 registra una ripresa delle attività di fusioni e acquisizioni, nella seconda parte dell'anno - causa crisi dei debiti sovrani - i flussi hanno rallentato, in particolar modo a causa della carenza di funding.
Forte dinamismo si è registrato nelle attività di M&A dei fondi di private equity e venture capital nel primo semestre del 2011, ma anche questo segmento ha registrato forti rallentamenti.
La maggior parte delle acquisizioni (in valore) sono avvenute nel settore dei Consumer Markets (32%), nel Private Equity (21%), nei servizi finanziari (16%), nei mercati industriali (10%).
Su scala globale, il controvalore delle operazioni ha subìto una contrazione consistente nel quinquennio, dai 416 miliardi del 2007 ai 182 del 2011. In Europa, dove si registra il "tonfo" della Germania, si registrano ben il 41% degli interventi in volume e il 31% in valore rispetto allo scenario globale a dimostrazione si una maggiore dinamicità dei flussi finanziari intraeuropei.
Le previsioni per il 2012, pubblicate all'interno del "Rapporto Kpmg Mergers & Acquisitions", prevede che le dinamiche del mercato M&A subiranno una stagnazione. Particolarmente rilevante sarà la tendenza al consolidamento di settori strategici, dismettendo asset considerati ormai non più strategici. A questo proposito si consideri il caso Ansaldo Breda, che sta destando interesse sia in Asia che in Spagna, dopo l'annuncio del piano di risanamento da parte della holding pubblica che auspica la cessione delle controllate non-core per risanare bilanci spesso in passivo.
I dati sul primo trimestre del 2012 non sono incoraggianti. Il controvalore delle operazioni completate entro la prima metà del 2012, infatti, appare in netto calo . La stessa dinamica si registra nel numero delle operazioni: il mercato resta prudente e attende gli sviluppi del quadro economico globale.
Se il dato globale per il 2011 registra una ripresa delle attività di fusioni e acquisizioni, nella seconda parte dell'anno - causa crisi dei debiti sovrani - i flussi hanno rallentato, in particolar modo a causa della carenza di funding.
Forte dinamismo si è registrato nelle attività di M&A dei fondi di private equity e venture capital nel primo semestre del 2011, ma anche questo segmento ha registrato forti rallentamenti.
La maggior parte delle acquisizioni (in valore) sono avvenute nel settore dei Consumer Markets (32%), nel Private Equity (21%), nei servizi finanziari (16%), nei mercati industriali (10%).
venerdì 4 maggio 2012
Zavatti nuovo direttore generale Banca di Imola commenta le fusioni
Dal primo maggio Sergio Zavatti è direttore generale della Banca di Imola. Sostituisce Giovanni Righi, che va in pensione. Nato a Sant'Arcangelo di Romagna, 51 anni, ragioniere, sposato, due figli, Zavatti ha maturato una lunga esperienza nel settore bancario, dapprima al Credito Romagnolo, poi alla Cassa di Risparmio di Ravenna ed infine dal 2009 come direttore generale del Banco di Lucca e del Tirreno Spa, società del Gruppo Cassa di Risparmio di Ravenna.
Intervistato da Nuovodiario.com risponde alla domanda "In un passato anche recentissimo si è assistito ad una stagione di fusioni ed incorporazioni interbancarie, che hanno interessato anche Imola. Cosa pensa di questo fenomeno?"
Ecco la risposta di Zavatti:
"Le fusioni di istituti di credito possono ricondursi sostanzialmente a tre tipologie di cause. Fusioni imposte da norme di legge o da disposizioni delle autorità di vigilanza, fusioni attuate per coprire debolezze endemiche dei soggetti coinvolti, oppure intese per realizzare nuovi progetti. Quest'ultimo caso mi sembra oggi meno frequente, vista la congiuntura economica".
sabato 21 aprile 2012
Fusione CARISPAQ e BLS: sindacati pronti allo sciopero
Sono pronti a incrociare le braccia con due giorni di sciopero i dipendenti della Carispaq dell'Aquila e della Bls di Lanciano se fosse ufficializzato il piano industriale annunciato dall'amministratore delegato della Bper, Banca popolare dell'Emilia Romagna, Luigi Odorici, che prevede la fusione per l'incoporazione dei due istituti bancari abruzzesi all'interno della capogruppo.
A preoccupare i sindacati, in particolare, ci sono i 230 posti di lavoro a rischio, di cui 100 alla Carispaq e 100 alla Bls. Oggi in Comune i sindacalisti Francesco Trivelli della Fisac-Cgil, Antonella Sboro di Fabi, Atanasio Frontera dell'Ugl-Credito, Franco Di Pretoro della Uilca-Uil e Claudio Bellini della Fiba-Cisl hanno manifestato il loro disappunto e illustrato le forme di protesta.
"Abbiamo raccolto un malessere enorme", ha spiegato Trivelli della Fisac-Cgil, "e non solo dei dipendenti delle due banche. Sono disorientati anche i nostri clienti e soprattutto gli imprenditori che hanno come riferimento, anche per il credito, le due banche che, per ora, rimangono del territorio".
(da Gelocal)
giovedì 5 gennaio 2012
Fusioni bancarie sulle spalle del Sud Italia
Dal 1995 al 2011 le acquisizioni e le fusioni bancarie condotte dalle banche del Nord hanno ridotto da 313 a 148 il numero di Istituti di credito con sede in una delle regioni meridionali.
Nello stesso periodo il numero di posti di lavoro nel comparto del credito nelle regioni del Sud è diminuito di 35 mila unità, circa 10 mila delle quali perse solo in Sicilia.
Questi i dati che emergono da una ricerca della Fabi (Federazione autonoma bancari italiani).
Tra gli effetti del fenomeno "c’è stata una forte contrazione nel credito verso la piccola e media impresa" (Ansa, 9.11.2011). "Nelle province dove più alta è stata la quota di fusioni o acquisizioni che ha interessato le banche locali, i prestiti erogati alle piccole imprese sono risultati inferiori. Il fenomeno ha toccato il suo picco massimo tra il 1995 ed il 2001: mentre nel Centro Nord il rapporto tra depositi e prestiti è aumentato costantemente dall’1,28% del 1995 all’1,64% del 2001, nel Mezzogiorno è sempre rimasto stazionario attorno all’1%. Tra il 2002 ed il 2010 si è registrata invece una crescita più intensa dei prestiti rispetto a quella verificatisi nel Settentrione, ma ancora una volta a beneficiarne è stata la grande impresa a scapito delle pmi locali" (Adnkronos, 9.11.2011).
Nello stesso periodo il numero di posti di lavoro nel comparto del credito nelle regioni del Sud è diminuito di 35 mila unità, circa 10 mila delle quali perse solo in Sicilia.
Questi i dati che emergono da una ricerca della Fabi (Federazione autonoma bancari italiani).
Tra gli effetti del fenomeno "c’è stata una forte contrazione nel credito verso la piccola e media impresa" (Ansa, 9.11.2011). "Nelle province dove più alta è stata la quota di fusioni o acquisizioni che ha interessato le banche locali, i prestiti erogati alle piccole imprese sono risultati inferiori. Il fenomeno ha toccato il suo picco massimo tra il 1995 ed il 2001: mentre nel Centro Nord il rapporto tra depositi e prestiti è aumentato costantemente dall’1,28% del 1995 all’1,64% del 2001, nel Mezzogiorno è sempre rimasto stazionario attorno all’1%. Tra il 2002 ed il 2010 si è registrata invece una crescita più intensa dei prestiti rispetto a quella verificatisi nel Settentrione, ma ancora una volta a beneficiarne è stata la grande impresa a scapito delle pmi locali" (Adnkronos, 9.11.2011).
lunedì 29 agosto 2011
Grecia: fuga dei capitali e fusioni bancarie
Che la crisi finanziaria ancora sia in corso non è una novità, soprattutto per quanto riguarda il caso Grecia la situazione è sempre di forte preoccupazione. La notizia che crea non pochi timori è la fuga dei capitali dal Paese ellenico, che ha raggiunto livelli preoccupanti. Ben 21,4 miliardi di euro sono usciti dalla banche greche per andare in posti ritenuti più tranquilli dagli investitori.
L’effetto immediato di tale situazione è la necessità di erogare maggiore liquidità per compensare tali mancanze. Per dare un’idea della situazione in corso basta pensare che la Bce a giugno ha erogato prestiti per 103,3 miliardi di euro, una cifra molto alta che dovrà essere ripagata con il piano di austerità che Papandreu è riuscito a far approvare dal Parlamento greco.
La notizia, già di per se preoccupante, lo diventa ancora di più se si pensa che nel nuovo piano di salvataggio è prevista la partecipazione dei privati, messa adesso in dubbio per la gran parte degli istituti bancari che intendevano partecipare.
A tutto ciò va aggiunta la resistenza della Finlandia che chiede garanzie ulteriori per sbloccare il secondo piano di aiuti.
Queste difficoltà, che comunque erano già state prese in considerazione vista la situazione, ha provocato la fusione della seconda e terza banca più grande. La EFG Eurobank Ergasias e la Alpha Bank stanno portando avanti, infatti, un piano di fusione amichevole per superare il momento e sostenere il debito sovrano. L’incontro dei consigli di amministrazione per discutere dei dettagli della fusione è previsto per oggi.
L’effetto immediato di tale situazione è la necessità di erogare maggiore liquidità per compensare tali mancanze. Per dare un’idea della situazione in corso basta pensare che la Bce a giugno ha erogato prestiti per 103,3 miliardi di euro, una cifra molto alta che dovrà essere ripagata con il piano di austerità che Papandreu è riuscito a far approvare dal Parlamento greco.
La notizia, già di per se preoccupante, lo diventa ancora di più se si pensa che nel nuovo piano di salvataggio è prevista la partecipazione dei privati, messa adesso in dubbio per la gran parte degli istituti bancari che intendevano partecipare.
A tutto ciò va aggiunta la resistenza della Finlandia che chiede garanzie ulteriori per sbloccare il secondo piano di aiuti.
Queste difficoltà, che comunque erano già state prese in considerazione vista la situazione, ha provocato la fusione della seconda e terza banca più grande. La EFG Eurobank Ergasias e la Alpha Bank stanno portando avanti, infatti, un piano di fusione amichevole per superare il momento e sostenere il debito sovrano. L’incontro dei consigli di amministrazione per discutere dei dettagli della fusione è previsto per oggi.
mercoledì 3 agosto 2011
Milano Assicurazioni perfeziona cessione Citylife
E’ stato perfezionato in data odierna il closing dell’operazione di cessione da parte di Immobiliare Milano Assicurazioni Srl (gruppo Fondiaria-Sai) a favore di Generali Properties Spa della intera partecipazione nella società Citylife Srl, pari al 27,20% del capitale di quest’ultima.
Il prezzo della partecipazione, corrisposto in un’unica soluzione, è pari a 109,3 milioni di euro, secondo quanto segnala una nota della compagnia assicurativa della famiglia Ligresti che dalla dismissione vede emergere una plusvalenza civilistica per Immobiliare Milano Assicurazioni di circa 12,9 milioni di euro e di circa 31 milioni di euro a livello di bilancio consolidato, sia per Milano Assicurazioni che per Fondiaria-Sai.
Il prezzo della partecipazione, corrisposto in un’unica soluzione, è pari a 109,3 milioni di euro, secondo quanto segnala una nota della compagnia assicurativa della famiglia Ligresti che dalla dismissione vede emergere una plusvalenza civilistica per Immobiliare Milano Assicurazioni di circa 12,9 milioni di euro e di circa 31 milioni di euro a livello di bilancio consolidato, sia per Milano Assicurazioni che per Fondiaria-Sai.
giovedì 8 luglio 2010
Il Piemonte contro la fusione BPI-Veneto Banca
«La fusione di Banca Popolare di Intra con Veneto Banca ci lascia piuttosto perplessi soprattutto perchè, al di là delle strategie economiche che stanno alla base alla decisione, costituisce una pesante perdita per il territorio». E’ quanto dichiara l’assessore allo Sviluppo Economico e Attività Produttive, Massimo Giordano, in merito all’incorporazione dei due istituti bancari. «La scelta è notevolmente in controtendenza - continua Giordano - rispetto al progetto di autonomia condivisa votato quattro anni fa dal cda della Popolare di Intra. A questo punto è chiaro che la situazione è cambiata nell’arco di poco tempo, rendendosi concreta la preoccupazione di una scelta che non tiene conto delle esigenze di sviluppo del territorio». «Banca Popolare di Intra è un’istituzione storica per il Vco, che esiste sin dal 1873. Seppure i posti di lavoro non sono a rischio e ci mancherebbe che lo fossero, sarà alta l’attenzione dell’amministrazione regionale per evitare che gli sviluppi di questa vicenda possano avere ricadute ancora più negative rispetto a ciò che oggi altre operazioni simili hanno fatto registrare. Spero vivamente - conclude l’assessore Giordano - che ci possano essere margini per ripensare questa scelta, perchè il radicamento è un patrimonio che non può andare perduto. Si tratta di un valore imprescindibile che neanche il risparmio ottenuto da un’operazione come questa può compensare».
(La tribuna di Treviso)
(La tribuna di Treviso)
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