mercoledì 13 febbraio 2013

Bpm, parte il confronto nei consigli sul passaggio a società per azioni



Si lavora per il passaggio di BPM a società per azioni. La Repubblica così la racconta:

MILANO - Prima il consiglio di gestione, in mattinata, poi il consiglio di sorveglianza, hanno iniziato ufficialmente le riflessioni sul cambiamento di governance in Bpm; un percorso che dovrebbe portare, nei programmi del presidente-azionista Andrea Bonomi, alla trasformazione della popolare in spa.
Le linee guida sono quelle ormai note. E' prevista la nascita di una Fondazione con i rappresentanti di dipendenti e pensionati Bpm, che riceverà dalla banca una dotazione iniziale, eleggerà tre (su 11) membri del consiglio di sorveglianza e ogni anno avrà per Statuto il 5% degli utili netti dell'istituto di credito. Ai dipendendenti verrà distribuito, in azioni della nuova spa, il 10% del patrimonio della banca (un po' meno di 400 milioni, quindi) e in questo modo dovrebbero eleggere, con la lista di minoranza, altri due consiglieri. Infine, il consiglio di sorveglianza dovrebbe dimagrire, a 11 membri, e quello di gestione salire a sette.

Il percorso è appena partito (anche se le riflessioni vanno avanti da tempo) e l'esito non è scontato, ma sotto sotto molti sono tentati dalla trasformazione. Magari, cercando di partecipare il più possibile alla festa: i vari interessi in campo sono molti e tutti agguerriti. Ad esempio dal fronte dei pensionati pare ci sia la voglia di far parte in qualche modo alla spartizione di azioni a titolo gratuito, forti del fatto che hanno partecipato anche loro allo sviluppo della banca.
Altro dettaglio non irrilevante, la Fondazione è prevista sotto forma
di onlus, non la classica Fondazione bancaria e dunque non è soggetta al controllo del ministero dell'Economia. Inoltre è chiaro che tutti i passaggi ipotizzati ora devono avere una formalizzazione "forte", per evitare che nuovi Statuti aboliscano con facilità quello che adesso viene concesso.
"Per quanto ci riguarda, le condizioni sono quattro - spiega Lando Sileoni, responsabile nazionale della Fabi - vogliamo avere un documento ufficiale, abbiamo bisogno di un approfondimento giuridico e tecnico, riteniamo necessario sapere con chiarezza cosa ne pensa Banca d'Italia e, infine, occorre interpellare i lavoratori".
Quasi un sì, dunque, nella sostanza, seppure con qualche condizione. Del resto, ricalcando un detto milanese, piuttosto che niente è meglio piuttosto, si sente dire nei corridoi della popolare, un tempo saldamente gestita dall'associazione Amici (e per questo multata da Bankitalia).
Altro elemento da tenere sotto controllo, il fattore-tempo: i sindacati probabilmente vorrebbero spostare le lancette più in là, per poter trattare con la base, Bonomi invece vuole correre, arrivando all'assemblea straordinaria di approvazione della progetto entro il luglio prossimo. Nel frattempo, occorrerà "incastrare" altri fattori di non poco conto: occorrerà infatti che si concluda l'ispezione di Bankitalia (la quale potrebbe essere tentata di non togliere le tende se non vede completamente "normalizzata" la situazione interna) e nello stesso tempo si avvicina la scadenza, sempre a luglio, dei Tremonti bond. Entro quella data, o si restituiscono le obbligazioni al Tesoro (500 milioni) o si paga la cedola maggioranza del 9% di interessi.
Se si dovesse arrivare alla trasformazione in spa, quella potrebbe anche essere l'occasione di un aumento di capitale e quindi anche i Tremonti bond potrebbero entrare a far parte della trattativa complessiva. Per questo, i motivi per fare in fretta si equivalgono alle ragioni della riflessione.



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