Gaetano Miccichè, il direttore generale di Banca Intesa SanPaolo, intervistato da su come reagiranno i mercati alla fine del governo Monti, ha risposto:"I mercati internazionali hanno molto apprezzato la sua politica di rigore e risanamento. Lo si è visto chiaramente con il ritorno degli investitori sui titoli del debito italiano e con la conseguente discesa degli spread. Questo significa aver ritrovato fiducia nell’Italia".
Adesso, ha proseguito Gaetano Miccichè "i mercati vogliono programmi chiari di medio-lungo periodo; del governo Monti hanno apprezzato proprio la prospettiva strategica, la via virtuosa. Già tutti sapevano, però, che l’orizzonte temporale di questo governo era limitato; adesso, al massimo, sarà accorciato di qualche settimana. Le elezioni ci sarebbero comunque state; per fortuna, aggiungo, perché la democrazia è indispensabile".
"Il mio auspicio - ha concluso Gaetano Miccichè - è che dalle urne esca una maggioranza chiara, che possa rassicurare i mercati sia sulla prosecuzione di una politica rigorosa, sia sul piano della crescita, dello sviluppo dell’economia".
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lunedì 10 dicembre 2012
venerdì 2 novembre 2012
Gaetano Miccichè
Gaetano Miccichè |
Attualmente Miccichè ricopre anche le cariche di consigliere in Telecom Italia SpA, Alitalia SpA, ABI - Associazione Bancaria Italiana, Prada S.p.A., membro del Consiglio di Sorveglianza della Fondazione Ricerca e Imprenditorialità e del Consiglio di Amministrazione di BIIS S.p.A. e Membro del Comitato Scientifico del Politecnico di Milano.
Una sua breve biografia per punti:
- Gaetano Miccichè è nato a Palermo nel 1950.
- Ha conseguito la laurea in Giurisprudenza e un MBA alla Bocconi.
- Nel febbraio 1971 ha iniziato l’attività alla Cassa Centrale di Risparmio delle Province Siciliane ottenendo l’incarico di Responsabile Clientela Corporate.
- Nell’aprile 1989 è passato alla Rodriquez S.p.A. come Direttore Centrale Finanza.
- Nel novembre 1992 ha raggiunto la carica di Direttore Generale della Gerolimich-Unione Manifatture.
- Nel gennaio 1996 è stato nominato Direttore Generale di Santa Valeria S.p.A..
- Nell’ottobre 1997 èdiventato Amministratore Delegato/Direttore Generale di Olcese S.p.A..
- Nel giugno 2002, infine, Gaetano Miccichè è entrato in Banca Intesa.
Il canale Youtube con i video di Gaetano Miccichè >>
giovedì 25 ottobre 2012
Gaetano Micchichè: entro 2012 con Gazprom Bank 2/3 operazioni
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Gaetano Miccichè |
''Abbiamo fatto uno studio - ha aggiunto Gaetano Miccichè - e ci sono centinaia di medie imprese italiane che vogliamo valorizzare: puntiamo che triplichino o quadruplichino il fatturato, e questo permettera' un aumento dell'occupazione, la quale passa anche attraverso la quotazione in borsa''.
giovedì 4 ottobre 2012
In 14 gruppi del risparmio gestito superano i cento milioni
Sono 14 i gruppi del risparmio gestito italiano che vantano una raccolta netta mensile superiore a 100 milioni. Tra questi ce ne sono cinque con un saldo mensile superiore ai 200 milioni: Banco Popolare (323 milioni), Deutsche Bank (307 milioni), AM Holding (251 milioni), Azimut (208 milioni) e State Street global advisors (204 milioni). Gli altri gruppi over 100 milioni sono invece, nell'ordine, Franklin Templeton (177 milioni), Poste Italiane (171 milioni), Ubs (169 milioni), Mediolanum (153 milioni), Generali (143 milioni), Ersel (132 milioni), Invesco (130 milioni), Morgan Stanley (121 milioni) e Axa (116 milioni). A due cifre positive anche il saldo tra nuove sottoscrizioni e richieste di riscatto di Finanziaria Internazionale (53 milioni), JPMorgan Am (48 milioni), Pensplan invest (32 milioni), Amundi gruop (23 milioni), Veneto Banca (14 milioni) e Banca Esperia guidata da Andrea Cingoli (10 milioni). Come si può constatare tra i gruppi che hanno raccolto di più nel mese figurano sia società italiane che case d'investimento estere e grandi reti di promotori. Tornando alla classifica mensile, chiudono invece in rosso il mese Allianz (meno 226 milioni), PioneerUnciredit (meno 198 milioni), Credito Emiliano (meno 127 milioni), Banca Finnat Euramerica (meno 98 milioni), Bnp Paribas Am (meno 96 milioni), Ubi Banca (meno 85 milioni), Intesa Sanpaolo (meno 76 milioni), Credit Suisse (meno 59 milioni), Sociètè Gènèrale (meno 42 milioni) e Kairos partners (meno 38 milioni).
(da Il Giornale)
(da Il Giornale)
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lunedì 24 ottobre 2011
Massimo Caputi da Fimit a IDea Fimit: 10 anni di finanza immobiliare
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Massimo Caputi in Fimit |
Nel 2002 arriva il collocamento del Fondo Alpha: il primo fondo per Fimit, nonché il primo fondo ad apporto pubblico in Italia e primo fondo immobiliare ad essere quotato presso la Borsa Italiana di Milano.
Nel 2004 il successo si consolida con il collocamento e la quotazione del Fondo Beta, che ottiene un record di domanda con un bid-to-cover pari ad 1,3 volte l’offerta.
Nel 2006 arriva poi il fondo Delta, primo fondo con focus dedicato al settore turistico ed entertainment (tra cui i famosi cinema multisala ex-Warner: The Space) che raggiunge una raccolta da record di ben 210 milioni di euro in fase di collocamento.
Dopo averne lasciato la guida all’inizio del 2007, Massimo Caputi rientra in Fimit nel luglio 2008 come azionista e come amministratore delegato.
A fine 2008 Massimo Caputi fa conferire il patrimonio immobiliare dei grandi gruppi bancari italiani in fondi istituzionali, aiutando così il sistema bancario in crisi.
Con i fondi Omega e Omicron Plus, Intesa San Paolo e Unicredit apportano oltre 500 immobili per un controvalore di quasi 2 miliardi di euro. In particolare per il fondo Omicron Plus, oltre 1 miliardo di asset, l’intero collocamento delle quote avviene in soli 18 giorni lavorativi.
Nel 2009 tocca invece al gruppo assicurativo Fondiaria-Sai con la creazione del fondo Rho.
Grazie a queste operazioni promosse da Massimo Caputi, Fimit consolida la sua leadership come player di riferimento nazionale e Massimo Caputi si afferma ottenendo la fiducia da chi deve valorizzare il proprio patrimonio immobiliare, dagli investitori ma anche dalle agenzia di rating internazionale.
Nello stesso anno, Fitch Rating promuove la capacità gestionale con un upgrading del rating Manager “M2-/Strong”. Un rating che si misurava su cinque ambiti gestionali: la capacità di selezione dell’investimento, la gestione del portfolio, l’amministrazione dell’investimento, la gestione del rischio e la gestione aziendale.
Nel 2010, arriva un nuovo successo per Massimo Caputi, grazie all’interessamento del fondo di investimento DeA Capital, Gruppo De Agostini, per Fimit, già leader di mercato con oltre 5 miliardi di patrimonio gestito.
Il 3 ottobre 2011 nasce Idea Fimit, dalla fusione tra First Atlantic Real Estate (Fare) e Fimit.
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giovedì 1 settembre 2011
Banche positive: brilla UBI Banca
Andamento positivo per i bancari, dopo i pesanti ribassi subiti ieri. UBI Banca ha registrato un rialzo del 3,44% a 2,586 euro. Dopo la diffusione dei risultati semestrali gli analisti di UBS e di NatIxis hanno tagliato il prezzo obiettivo sull’istituto rispettivamente a 2,8 euro e a 2,85 euro. Entrambe le banche d’affari hanno confermato il giudizio “Neutrale”. Sulla stessa lunghezza d’onda Equita sim, la banca d’affari guidata da Francesco Perilli, che ha ridotto da 4,1 euro a 3,1 euro per azione la valutazione sulla banca, ribadendo il giudizio “Hold” (mantenere). Banca Leonardo ha sforbiciato da 4,8 euro a 3,6 euro il target price su UBI Banca. Tuttavia, gli esperti hanno migliorato il giudizio sulla banca e ora consigliano l’acquisto delle azioni. Molto bene anche Unicredit (+2,72% a 0,9425 euro) e il Banco Popolare (+4,01%), mentre IntesaSanpaolo è rimasta invariata a 1,134 euro. Mediobanca ha guadagnato l’1,82% a 6,425 euro. Il finanziere francese, Vincent Bolloré, ha ribadito la volontà di salire al 6% nel capitale dell’istituto guidato da Alberto Nagel. Il Credem ha guadagnato il 4,92% a 3,2 euro. Gli analisti di Banca Akros hanno ritoccato al rialzo il prezzo obiettivo sulla banca emiliana, portandolo da 3,65 euro a 3,75 euro. Gli esperti hanno confermato l’indicazione di accumulare le azioni in portafoglio.
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giovedì 20 maggio 2010
La galassia Bazoli ha centrato i suoi obiettivi
Il Sole 24 Ore commenta l’esito della campagna delle nomine di Intesa Sanpaolo:
“Nomine e fusioni. Fusioni e nomine. Passando, in oltre 25 anni, dal risanamento del piccolo Banco Ambrosiano alla costruzione del colosso Intesa Sanpaolo. Ogni volta riuscendo a restare il punto di equilibrio centrale. O a promuovere nuove alleanze, tali da mantenerne comunque la sua centralità. Anche stavolta, malgrado il contesto politico non gli fosse certo favorevole, Giovanni Bazoli ha centrato i suoi obiettivi. Su Intesa Sanpaolo, certo. Ma anche sull'intera galassia bazoliana che, in poche settimane, si trovava ad affrontare il rinnovo dei vertici: oltre a Intesa Sanpaolo (primo gruppo bancario del Paese), anche Ubi Banca (quarta banca italiana) e Mittel (finanziaria di partecipazioni, che custodisce una quota di Rcs MediaGroup). A nomine effettuate, si può riconoscere che il sistema di potere che ha il suo epicentro in Bazoli, anzichè indebolirsi, si è rafforzato. Soprattutto se si considera anche l'avvenuto aggancio con la Cassa Depositi e Prestiti, dove da pochi giorni si è insediato un banchiere di sua fiducia, come Giovanni Gorno Tempini.”
“Nomine e fusioni. Fusioni e nomine. Passando, in oltre 25 anni, dal risanamento del piccolo Banco Ambrosiano alla costruzione del colosso Intesa Sanpaolo. Ogni volta riuscendo a restare il punto di equilibrio centrale. O a promuovere nuove alleanze, tali da mantenerne comunque la sua centralità. Anche stavolta, malgrado il contesto politico non gli fosse certo favorevole, Giovanni Bazoli ha centrato i suoi obiettivi. Su Intesa Sanpaolo, certo. Ma anche sull'intera galassia bazoliana che, in poche settimane, si trovava ad affrontare il rinnovo dei vertici: oltre a Intesa Sanpaolo (primo gruppo bancario del Paese), anche Ubi Banca (quarta banca italiana) e Mittel (finanziaria di partecipazioni, che custodisce una quota di Rcs MediaGroup). A nomine effettuate, si può riconoscere che il sistema di potere che ha il suo epicentro in Bazoli, anzichè indebolirsi, si è rafforzato. Soprattutto se si considera anche l'avvenuto aggancio con la Cassa Depositi e Prestiti, dove da pochi giorni si è insediato un banchiere di sua fiducia, come Giovanni Gorno Tempini.”
giovedì 28 gennaio 2010
Palenzona: Abertis-Atlantia è ancora una ipotesi valida
Fabrizio Palenzona, consigliere di Mediobanca, l’istituto bancario guidato da Cesare Geronzi, e presidente di Aiscat, l’Associazione Italiana Società Concessionarie Autostrade e Trafori, ritiene ancora valido il progetto di fusione tra Atlantia e Abertis. “Ma se mi chiede se stanno trattando – specifica - non sono assolutamente al corrente di colloqui in corso”.
Atlantia S.p.A., lo ricordiamo, è una holding finanziaria (già Autostrade S.p.A.) dell'omonimo gruppo di società attive nella gestione in concessione di tratte autostradali. Il principale azionista è la famiglia Benetton.
All’inizio del 2006 la società aveva varato un progetto di integrazione con il gruppo spagnolo Abertis, che prevedeva che quest’ultima avrebbe incorporato Autostrade S.p.A., andando così a creare un gruppo di primaria importanza a livello europeo.
Ma il progetto incontrò una forte opposizione da parte del Governo italiano, che aveva in mano le concessioni autostradali. Questo perché tra gli azionisti principali di Abertis c’era un gruppo attivo nelle costruzioni stradali e questo avrebbe portato ad un conflitto di interessi.
Atlantia e Abertis hanno semnpre affermato di non avere abbandonato l’idea, ma di averla solo momentaneamente accantonata.
Nei giorni scorsi si era parlato di un nuovo progetto di Benetton, con la consulenza di Mediobanca, l’istituto guidato da Cesare Geronzi.
In sostanza il gruppo italiano e quello spagnolo, che coinvolgerebbe Gemina (holding nel settore alimentare) e forse anche Impregilo (multinazionale italiana nel settore costruzioni e ingegneria), penserebbe sì alla fusione, ma a maggioranza italiana. Secondo le stesse fonti, il successo del nuovo progetto potrebbe dipendere però dalla partita che si sta giocando sul futuro di Telecom Italia, controllata dalla holding di telefonia Telco in cui figura come primo socio singolo Telefonica e accreditato di un interesse per le due quote dell’11,6% di Telco in mano alle banche italiane: Intesa SanPaolo e Mediobanca.
Benetton, intanto, ha fatto sapere di “non aver avviato alcuna iniziativa o conferito mandati finalizzati a un progetto di fusione tra Atlantia, Gemina e Abertis” e Abertis ha dichiarato di “non avere alcun interesse a confluire in un gruppo controllato dagli italiani”. Secondo altre fonti, d’altronde, alcuni soci di Abertis avrebbero la necessità di fare cassa.
Tra notizie filtrate e smentite, non bisogna dimenticare la voglia delle banche italiane presenti in Telco di dismettere i panni dell’azionista non solo per la performance deludente del titolo, ma anche paura di dovere essere presto chiamate a un aumento di capitale.
Atlantia S.p.A., lo ricordiamo, è una holding finanziaria (già Autostrade S.p.A.) dell'omonimo gruppo di società attive nella gestione in concessione di tratte autostradali. Il principale azionista è la famiglia Benetton.
All’inizio del 2006 la società aveva varato un progetto di integrazione con il gruppo spagnolo Abertis, che prevedeva che quest’ultima avrebbe incorporato Autostrade S.p.A., andando così a creare un gruppo di primaria importanza a livello europeo.
Ma il progetto incontrò una forte opposizione da parte del Governo italiano, che aveva in mano le concessioni autostradali. Questo perché tra gli azionisti principali di Abertis c’era un gruppo attivo nelle costruzioni stradali e questo avrebbe portato ad un conflitto di interessi.
Atlantia e Abertis hanno semnpre affermato di non avere abbandonato l’idea, ma di averla solo momentaneamente accantonata.
Nei giorni scorsi si era parlato di un nuovo progetto di Benetton, con la consulenza di Mediobanca, l’istituto guidato da Cesare Geronzi.
In sostanza il gruppo italiano e quello spagnolo, che coinvolgerebbe Gemina (holding nel settore alimentare) e forse anche Impregilo (multinazionale italiana nel settore costruzioni e ingegneria), penserebbe sì alla fusione, ma a maggioranza italiana. Secondo le stesse fonti, il successo del nuovo progetto potrebbe dipendere però dalla partita che si sta giocando sul futuro di Telecom Italia, controllata dalla holding di telefonia Telco in cui figura come primo socio singolo Telefonica e accreditato di un interesse per le due quote dell’11,6% di Telco in mano alle banche italiane: Intesa SanPaolo e Mediobanca.
Benetton, intanto, ha fatto sapere di “non aver avviato alcuna iniziativa o conferito mandati finalizzati a un progetto di fusione tra Atlantia, Gemina e Abertis” e Abertis ha dichiarato di “non avere alcun interesse a confluire in un gruppo controllato dagli italiani”. Secondo altre fonti, d’altronde, alcuni soci di Abertis avrebbero la necessità di fare cassa.
Tra notizie filtrate e smentite, non bisogna dimenticare la voglia delle banche italiane presenti in Telco di dismettere i panni dell’azionista non solo per la performance deludente del titolo, ma anche paura di dovere essere presto chiamate a un aumento di capitale.
martedì 22 dicembre 2009
Intesa Sanpaolo: pressing degli azionisti

“In particolare nei mesi scorsi Angelo Benessia, presidente della Compagnia San Paolo, ha cercato di dare la spallata, facendo pesare il ruolo di azionista più importante e puntando sulla nomina di un nuovo direttore generale al posto di Francesco Micheli, scelto da Passera così come il responsabile del corporate, Gaetano Micciché. Ma, in occasione dell'assemblea di primavera, l'intero assetto di governo del gruppo verrà sottoposto alla verifica: dai vertici del consiglio di gestione (che ha come presidente Enrico Salza) a quello di sorveglianza (guidato da Giovanni Bazoli)”.
mercoledì 21 ottobre 2009
Intesa SanPaolo cambia lo statuto

Il sistema duale, che pure è oggetto di studio, non sarà per il momento rivisitato. Resta, dunque, l'impianto basato su un consiglio di sorveglianza (presieduto da Giovanni Bazoli, la cui riconferma è scontata da parte di tutti gli azionisti) e un consiglio di gestione. Al cui vertice si è già ricandidato il presidente Enrico Salza. La guida operativa, stando agli accordi in via di definizione tra le Fondazioni azioniste, resterà affidata all'amministratore delegato Corrado Passera. A cui però la Compagnia San Paolo, per rafforzare il ruolo della componente torinese, vorrebbe vedere aggiunta una figura di direttore generale, con poteri codificati dallo statuto. Dopo l'uscita (traumatica, malgrado gli sforzi delle diplomazie) di Pietro Modiano, la direzione generale è stata affidata a Francesco Micheli, cui Passera ha affidato la guida della Banca dei Territori. «Già abbiamo un direttore generale», ha ricordato ieri Salza. A Torino chiedono che questa delicata "poltrona" non solo torni a essere occupata da un manager designato dai torinesi, come previsto dagli accordi tra Intesa e Sanpaolo, ma che i suoi poteri vengano previsti e definiti dallo statuto (e non come ora, attribuiti al consigliere delegato e da lui attribuiti ai manager). Un'attribuzione di poteri che, stando agli accordi in via di definizione tra le Fondazioni, dovrebbe essere codificata da un accordo preventivo – da siglarsi al massimo entro la fine dell'anno – in modo da sancire anche formalmente nuovi equilibri nella governance di Intesa Sanpaolo.
(da Il Sole 24 Ore)
martedì 29 settembre 2009
Fusioni: dismissioni di interesse
Riporto questo articolo da Morningstart:
"Matrimoni d’interesse o meglio dismissioni di interesse: si possono descrivere così le fusioni avvenute nell’industria del risparmio gestito mondiale da inizio anno. Mentre in passato dietro queste operazioni c’era l’esigenza di accrescere le economie di scala e diversificare le proprie attività, oggi la maggior parte delle unioni nasce dalla necessità dei grandi gruppi finanziari di cedere rami di business per rimettere in sesto i bilanci.
Non fa eccezione l’acquisto di Barclays Global Investor da parte di BlackRock, che è stata la più grande operazione (13,5 miliardi di dollari) nell’industria del risparmio gestito nel 2009. Ma si potrebbero citare altri casi in Europa, tra i quali il matrimonio tra Société Générale e Crédit Agricole. In Italia, dove il governatore Mario Draghi ha più volte suggerito alle banche di vendere le società di gestione per garantire maggior indipendenza, si è parlato spesso negli ultimi giorni della cessione di Banca Fideuram (gruppo Intesa Sanpaolo) a Exor, la holding del gruppo Agnelli, e a due fondi di private equity. E Unicredit non ha mai negato la disponibilità a passare di mano una quota della sua partecipazione in Pioneer Investments. E’ in vendita anche Arca, mentre è in dirittura d’arrivo la fusione tra Anima e Bipiemme Gestioni (quest’ultima, però, è un’operazione che fa storia a sé, dal momento che è stata la sgr della Popolare di Milano a lanciare l’offerta). Monte Paschi, invece, ha già fatto la sua scelta, cedendo il controllo di Prima Sgr a Clessidra.
Nonostante questo fermento a livello globale, i volumi delle fusioni e acquisizioni nell’industria del gestito si sono ridotti di circa un terzo rispetto a un anno fa. Secondo Greggory Warren, analista azionario di Morningstar, difficilmente assisteremo a grandi operazioni tra le società quotate nei prossimi mesi. Quello che manca, secondo lui, non è il desiderio di alcuni grandi player di ampliare la gamma dei prodotti, ma la corrispondenza tra quanto i venditori pensano che le loro aziende valgano e quanto i compratori sono disposti a pagare. Questa discrasia è dovuta principalmente al fatto che molti gruppi bancari stanno cedendo i loro rami di asset management per cui è difficile per le società di gestione “pure” spuntare buoni prezzi nel caso siano oggetto di interesse da parte di qualche predatore.
La questione però può essere anche valutata da un altro punto di vista. E’ vero, le dismissioni rappresentano una necessità per gli istituti di credito (azionisti), colpiti profondamente dalla crisi e costretti a rimanere entro determinati vincoli patrimoniali. Ma è anche vero che gli asset manager indipendenti (pochi quelli italiani) possono approfittare di questa fase per fare acquisti impossibili in passato.
Se a prevalere sarà l’esigenza di dismettere asset che non sono più ritenuti strategici, l’industria del risparmio sarà più fragile; al contrario, se l’attuale consolidamento servirà per accrescere le economie di scala, ampliare e diversificare il giro d’affari delle società di gestione, il settore ne trarrà un beneficio. A patto di non far fuggire i “cervelli”, un rischio che in questo comparto, dove conta il talento del gestore, è sempre altissimo. "
(Sara Silano)
"Matrimoni d’interesse o meglio dismissioni di interesse: si possono descrivere così le fusioni avvenute nell’industria del risparmio gestito mondiale da inizio anno. Mentre in passato dietro queste operazioni c’era l’esigenza di accrescere le economie di scala e diversificare le proprie attività, oggi la maggior parte delle unioni nasce dalla necessità dei grandi gruppi finanziari di cedere rami di business per rimettere in sesto i bilanci.
Non fa eccezione l’acquisto di Barclays Global Investor da parte di BlackRock, che è stata la più grande operazione (13,5 miliardi di dollari) nell’industria del risparmio gestito nel 2009. Ma si potrebbero citare altri casi in Europa, tra i quali il matrimonio tra Société Générale e Crédit Agricole. In Italia, dove il governatore Mario Draghi ha più volte suggerito alle banche di vendere le società di gestione per garantire maggior indipendenza, si è parlato spesso negli ultimi giorni della cessione di Banca Fideuram (gruppo Intesa Sanpaolo) a Exor, la holding del gruppo Agnelli, e a due fondi di private equity. E Unicredit non ha mai negato la disponibilità a passare di mano una quota della sua partecipazione in Pioneer Investments. E’ in vendita anche Arca, mentre è in dirittura d’arrivo la fusione tra Anima e Bipiemme Gestioni (quest’ultima, però, è un’operazione che fa storia a sé, dal momento che è stata la sgr della Popolare di Milano a lanciare l’offerta). Monte Paschi, invece, ha già fatto la sua scelta, cedendo il controllo di Prima Sgr a Clessidra.
Nonostante questo fermento a livello globale, i volumi delle fusioni e acquisizioni nell’industria del gestito si sono ridotti di circa un terzo rispetto a un anno fa. Secondo Greggory Warren, analista azionario di Morningstar, difficilmente assisteremo a grandi operazioni tra le società quotate nei prossimi mesi. Quello che manca, secondo lui, non è il desiderio di alcuni grandi player di ampliare la gamma dei prodotti, ma la corrispondenza tra quanto i venditori pensano che le loro aziende valgano e quanto i compratori sono disposti a pagare. Questa discrasia è dovuta principalmente al fatto che molti gruppi bancari stanno cedendo i loro rami di asset management per cui è difficile per le società di gestione “pure” spuntare buoni prezzi nel caso siano oggetto di interesse da parte di qualche predatore.
La questione però può essere anche valutata da un altro punto di vista. E’ vero, le dismissioni rappresentano una necessità per gli istituti di credito (azionisti), colpiti profondamente dalla crisi e costretti a rimanere entro determinati vincoli patrimoniali. Ma è anche vero che gli asset manager indipendenti (pochi quelli italiani) possono approfittare di questa fase per fare acquisti impossibili in passato.
Se a prevalere sarà l’esigenza di dismettere asset che non sono più ritenuti strategici, l’industria del risparmio sarà più fragile; al contrario, se l’attuale consolidamento servirà per accrescere le economie di scala, ampliare e diversificare il giro d’affari delle società di gestione, il settore ne trarrà un beneficio. A patto di non far fuggire i “cervelli”, un rischio che in questo comparto, dove conta il talento del gestore, è sempre altissimo. "
(Sara Silano)
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lunedì 7 settembre 2009
Chi è Corrado Passera
Corrado Passera è Consigliere Delegato e CEO di Intesa Sanpaolo dal momento della fusione delle due banche. E’ membro del Consiglio di Amministrazione dell'Università Bocconi, Consigliere e Membro del Comitato Esecutivo dell'ABI, del Comitato Scientifico di Consulenza della Scuola Normale Superiore di Pisa, dell'International Advisory Board della Wharton School, dell'International Business Council del World Economic Forum e del Consiglio Generale della Fondazione Cini. Inizia il suo percorso professionale nel 1980 in McKinsey, quindi Direttore Generale a CIR, successivamente Amministratore Delegato di Arnoldo Mondadori Editore, poi Vice Presidente e Amministratore Delegato del Gruppo Espresso-Repubblica. Nel 1992 passa al Gruppo Olivetti come Co-Amministratore Delegato. Nel 1996 è Amministratore Delegato e CEO del Banco Ambrosiano Veneto. Dal 1998 al 2002 è Amministratore Delegato in Poste Italiane. Dal 2002 è Amministratore Delegato di Banca Intesa.
venerdì 4 settembre 2009
Corrado Passera: intelligenza emotiva e gestione aziendale
Domenica 6 settembre a Sarzana, in occasione del Festival della Mente Corrado Passera, CEO e Consigliere Delegato di Intesa Sanpaolo, insieme con Paolo Legrenzi, docente di Psicologia cognitiva e studioso di finanza comportamentale e dell'organizzazione dei processi di decisione, terrà un incontro dal titolo “L'intelligenza emotiva e creativa nella gestione aziendale”
L’appuntamento è per le ore 11.30 in piazza Matteotti.
Il biglietto costa 3,50 euro e può essere acquistato on line con il 10% di diritto di prevendita.
http://www.festivaldellamente.it
L’appuntamento è per le ore 11.30 in piazza Matteotti.
Il biglietto costa 3,50 euro e può essere acquistato on line con il 10% di diritto di prevendita.
http://www.festivaldellamente.it
venerdì 21 agosto 2009
Intesa: la fondazione potrebbe giocare un ruolo chiave nella cessione di Agricole
Secondo quanto riportato dal quotidiano Libero, Intesa-Sanpaolo fa ancora parlare.
La cessione imposta dall’Antitrust della quota di Credìt Agricole potrebbe infatti essere usata dalle fondazioni e dai torinesi per un rimescolamento delle carte nell’azionariato della banca.
«Il segnale potrebbe derivare dallo strano attivismo di Angelo Benessia, presidente della Compagnia San Paolo, che recentemente ha aumentato di quasi il 2% la quota nel capitale di Intesa diventandone con quasi il 10% l’azionista di maggior peso. Una mossa onerosa, per le casse della Compagnia, ma necessaria per contare di più. Magari in vista di possibili ritocchi al sistema di governance della banca che, secondo Benessia, funzionerebbe meglio con un consiglio di sorveglianza composto soltanto dai principali azionisti e un consiglio di gestione formato esclusivamente da manager. Sulla sua strada Benessia starebbe cercando di portare anche altri soci: dai francesi del Crédit agricole a Mediobanca, fino alle Generali. Il messaggio è lo stesso per tutti: in casa Intesa è arrivato il tempo di una svolta. In questa operazione la Compagnia può, inoltre, già contare su un alleato naturale: il presidente della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti, che controlla meno del 5% ma ha sempre fatto da regista per gli altri enti più piccoli»
La cessione imposta dall’Antitrust della quota di Credìt Agricole potrebbe infatti essere usata dalle fondazioni e dai torinesi per un rimescolamento delle carte nell’azionariato della banca.
«Il segnale potrebbe derivare dallo strano attivismo di Angelo Benessia, presidente della Compagnia San Paolo, che recentemente ha aumentato di quasi il 2% la quota nel capitale di Intesa diventandone con quasi il 10% l’azionista di maggior peso. Una mossa onerosa, per le casse della Compagnia, ma necessaria per contare di più. Magari in vista di possibili ritocchi al sistema di governance della banca che, secondo Benessia, funzionerebbe meglio con un consiglio di sorveglianza composto soltanto dai principali azionisti e un consiglio di gestione formato esclusivamente da manager. Sulla sua strada Benessia starebbe cercando di portare anche altri soci: dai francesi del Crédit agricole a Mediobanca, fino alle Generali. Il messaggio è lo stesso per tutti: in casa Intesa è arrivato il tempo di una svolta. In questa operazione la Compagnia può, inoltre, già contare su un alleato naturale: il presidente della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti, che controlla meno del 5% ma ha sempre fatto da regista per gli altri enti più piccoli»
martedì 21 luglio 2009
La chiave di successo delle fusioni
Ecco qual'è, secondo Corrado Passera, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, il segreto per la risucita delle fusioni bancarie: "La direzione comune si trova per una delle due banche in un posto più lontano – geograficamente e culturalmente: se non ci sono subito i meccanismi per accelerare il processo di inserimento, si hanno problemi: la conoscenza – questa la parola chiave - dei settori economici dove la banca ha sempre operato, per nome dei clienti, dei pro e contro di una certa società/un certo mercato, è decisiva: quando si mettono insieme due banche, tale conoscenza si diluisce: e al momento della fusione, si deve avere ben chiaro che parte di una delle due clientele dovrà saper cambiare e sapersi riadattare. Ogni banca ha una sua ricetta per seguire tale adattamento."
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giovedì 16 luglio 2009
Da Cesare Geronzi a Giorgio Napolitano, sfilata di star della Finanza a Piazza Affari
C'era una vera e propria sfilata di star della finanza, dell'economia e della politica italiana, lunedì mattina a Milano, nella sede della Borsa italiana a Piazza Affari, per l'assemblea annuale della Consob, la Commissione Nazionale per le Società e la Borsa.
Oltre al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, c'erano il ministro dell'economi, Giulio Tremonti, il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi. Non sono mancati il presidente e l'amministratore delegato di Mediobanca Cesare Geronzi e Alberto Nagel, il presidente di Unicredit Dieter Rampl e l'amministratore delegato dell'istituto Alessandro Profumo, arrivato a piedi in compagnia del vicepresidente e governatore della Banca Centrale Libica Farhat Omar Bengdara.
Presenti anche il presidente di Eni Roberto Poli, il numero uno dell'Abi Corrado Faissola, il presidente del Telecom Itali, Gabriele Galateri e quello del gruppo Rcs Piergaetano Marchetti. Massimo Ponzellini, presidente di Bpm e di Impregilo, e' arrivato in compagnia di Salvatore Ligresti; nella lista dei partecipanti anche l'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Corrado Passera, il fondatore di Geox Mario Moretti Polegato, il neo presidente di Assolombarda Alberto Meomartini e il numero uno di Piaggio Roberto Colaninno.
Tra gli ultimi e' arrivato l'amministratore delegato di Enel Fulvio Conti, mentre in rappresentanza del mondo della politica sono presenti il governatore della Lombardia Roberto Formigoni, il sindaco di Milano Letizia Moratti e il sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta.
Oltre al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, c'erano il ministro dell'economi, Giulio Tremonti, il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi. Non sono mancati il presidente e l'amministratore delegato di Mediobanca Cesare Geronzi e Alberto Nagel, il presidente di Unicredit Dieter Rampl e l'amministratore delegato dell'istituto Alessandro Profumo, arrivato a piedi in compagnia del vicepresidente e governatore della Banca Centrale Libica Farhat Omar Bengdara.
Presenti anche il presidente di Eni Roberto Poli, il numero uno dell'Abi Corrado Faissola, il presidente del Telecom Itali, Gabriele Galateri e quello del gruppo Rcs Piergaetano Marchetti. Massimo Ponzellini, presidente di Bpm e di Impregilo, e' arrivato in compagnia di Salvatore Ligresti; nella lista dei partecipanti anche l'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Corrado Passera, il fondatore di Geox Mario Moretti Polegato, il neo presidente di Assolombarda Alberto Meomartini e il numero uno di Piaggio Roberto Colaninno.
Tra gli ultimi e' arrivato l'amministratore delegato di Enel Fulvio Conti, mentre in rappresentanza del mondo della politica sono presenti il governatore della Lombardia Roberto Formigoni, il sindaco di Milano Letizia Moratti e il sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta.
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mercoledì 15 luglio 2009
Che farà Intesa Sanpaolo?

La pesante svalutazione di Borsa del titolo Intesa Sanpaolo è stata d'altronde alla base della controversa decisione del Credit Agricole di vincolare il suo pacchetto (5,4%) a quello delle Generali (5%). Il "patto di consultazione" (un accordo parasociale particolarmente leggero) ha consentito al gruppo francese di mantenere la qualifica di "stabile, strategica" alla sua quota, evitando l'intero abbattimento del valore in bilancio (1 miliardi di euro). L'Antitrust italiano ha però eccepito di non poter accogliere nessuna deroga al piano approvato tre anni fa, quando fu decisa la fusione fra Intesa e Sanpaolo. Allora il Credit Agricole (non del tutto favorevole) fu "risarcito" con la cessione del gruppo CariParma, obbligandosi tuttavia a non aver più alcuna voce in capitolo in Intesa-Sanpaolo. Anche le Generali, dal canto loro, soffrirono una limitazione nella portata dalla loro alleanza "bancassicurativa" (distribuzione di prodotti assicurativi e di risparmio) presso l'intera rete Intesa. Il gruppo (che in passato era stato sempre governato da patti di sindacati rigidi, guidati da Bazoli) era così rimasto una "public company", con un solido presidio di fondazioni italiane (Cariplo, Sanpaolo, Cassa Padova, Cassa Bologna, Cassa Firenze) forti oggi del 25% circa della banca, ma senza collegamenti organici tra loro o con il gruppo Zaleski (che ha il un altro 5%). Sull'altro versante, Generali manteneva la sua posizione mista e l'Agricole la sua distinta situazione di "investitore finanziario".” (Il Sussidiario)
lunedì 13 luglio 2009
I problemi delle fusioni
"Alcune fusioni hanno creato disastri; la maggioranza delle fusioni determina risultati non all’altezza di quelli sperati, perché si crea un livello di complessità e burocratizzazione ancora più complessa: si deve creare sinergia ed economia per semplificare, non per complicare.
Altre fusioni invece sono state realizzate male: ci deve essere una guida molto forte: se non si ha un’idea di dove si vuole procedere insieme, invece di sommare virtù si esprimono difetti crescenti: è un tema di scelta di modelli organizzativi e informativi: centrale è la capacità di dare alle organizzazioni che si mettono insieme un obiettivo comune, più bello e attraente di quello che si perseguiva da soli: realizzare una nuova situazione organizzativa aziendale che può essere migliore per i clienti, per chi ci sta dentro e per gli azionisti della nuova azienda." (Corrado Passera, ad di Intesa Sanpaolo)
Altre fusioni invece sono state realizzate male: ci deve essere una guida molto forte: se non si ha un’idea di dove si vuole procedere insieme, invece di sommare virtù si esprimono difetti crescenti: è un tema di scelta di modelli organizzativi e informativi: centrale è la capacità di dare alle organizzazioni che si mettono insieme un obiettivo comune, più bello e attraente di quello che si perseguiva da soli: realizzare una nuova situazione organizzativa aziendale che può essere migliore per i clienti, per chi ci sta dentro e per gli azionisti della nuova azienda." (Corrado Passera, ad di Intesa Sanpaolo)
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martedì 7 luglio 2009
Avvisaglie dell'uscita dalla crisi
Secondo Il Sussidiario, il nuovo no del'Antitrust italiano al patto fra Generali e Crédit Agricole negli assetti di controllo di Intesa Sanpaolo potrebbe essere un'avvisaglia tra altre dell'exit dalla Grande Crisi.
“Quando la cronaca degli ultimi giorni segnala il primo via libera del Parlamento tedesco alla nascita delle "bad bank" e quando uno dei grandi gruppi europei falliti lo scorso autunno (la belga-olandese Fortis) si dice pronta a restituire subito una trentina di miliardi di euro di aiuti statali (sulla scia delle impazienti investment bank di Wall Street), comincia a essere evidente che il sistema bancario europeo vuole accelerare verso la spiaggia del "Bau" (Business as usual): un (almeno apparente) ritorno alla normalità, con l'illusione (o l'auto-convincimento) che la Grande Crisi sia stata in realtà non più che un pur gigantesco "incidente di percorso". Una tesi sostenuta con forza in Italia dal rettore della Bocconi Guido Tabellini: tesi confortante, assolutoria, tutt'altro che priva di implicazioni ideologiche sull'ammissibilità di crisi finanziarie periodiche, sulla liceità etico-politica di addossarne infine i costi a risparmiatori e cittadini-contribuenti.”
“Quando la cronaca degli ultimi giorni segnala il primo via libera del Parlamento tedesco alla nascita delle "bad bank" e quando uno dei grandi gruppi europei falliti lo scorso autunno (la belga-olandese Fortis) si dice pronta a restituire subito una trentina di miliardi di euro di aiuti statali (sulla scia delle impazienti investment bank di Wall Street), comincia a essere evidente che il sistema bancario europeo vuole accelerare verso la spiaggia del "Bau" (Business as usual): un (almeno apparente) ritorno alla normalità, con l'illusione (o l'auto-convincimento) che la Grande Crisi sia stata in realtà non più che un pur gigantesco "incidente di percorso". Una tesi sostenuta con forza in Italia dal rettore della Bocconi Guido Tabellini: tesi confortante, assolutoria, tutt'altro che priva di implicazioni ideologiche sull'ammissibilità di crisi finanziarie periodiche, sulla liceità etico-politica di addossarne infine i costi a risparmiatori e cittadini-contribuenti.”
martedì 30 giugno 2009
Fondi pensione, tempo di nomine
"In Unicredit sono terminate venerdì scorso le operazioni di voto del fondo pensione di gruppo. Gli iscritti si dividono in 30 mila lavoratori attivi e 10 mila pensionati; la massa amministrata si attesta a un miliardo e mezzo (dati pubblicati da Plus24 del Sole 24 Ore in data 13 giugno). I votanti sono stati chiamati a decidere sull’approvazione del bilancio 2008 e su alcuni cambiamenti statutari, tra cui la fusione con il fondo BiPop-Carire. Fusione a cui il voto ha dato il via libera.
Al voto anche i dipendenti del gruppo Intesa-Sanpaolo. La settimana passata, infatti, si sono concluse le votazioni per il rinnovo del Cda (Consiglio di amministrazione) del fondo pensione ex-Cariplo. A metà scrutinio, i candidati promossi dalla Falcri (Federazione autonoma lavoratori del credito e del risparmio italiano) erano in largo vantaggio. L’insediamento dei candidati eletti avverrà in luglio.
Da poco è inoltre avvenuto il rinnovo dell’assemblea dei delegati e del Cda del fondo pensioni ex Sanpaolo Imi (24.600 iscritti, attivo netto di 1,2 miliardi a fine 2008). Le elezioni si sono svolte dal 6 al 19 maggio.
Quanto al gruppo Ubi, nelle scorse settimane è stato raggiunto un accordo tra azienda e sindacati sul fondo pensione della Popolare di Bergamo, che entrerà in vigore il primo di luglio. Sostanzialmente sono state modificate le possibilità di contribuzione e le linee di investimento per gli iscritti.
Novità anche per il gruppo CariParma. Il primo di maggio, infatti, si è insiedato il primo Cda direttivo del fondo pensione. Gli iscritti sono 5.600 circa, con masse amministrate pari a 140 milioni (dati pubblicati da Plus24 in data 13 giugno). Sino a due anni orsono il fondo era interno alla banca emiliana, ma poi lo stesso è diventato di gruppo (FriulAdria) e dovrebbe acquisire a breve personalità giuridica autonoma".
(morningstar.it)
Al voto anche i dipendenti del gruppo Intesa-Sanpaolo. La settimana passata, infatti, si sono concluse le votazioni per il rinnovo del Cda (Consiglio di amministrazione) del fondo pensione ex-Cariplo. A metà scrutinio, i candidati promossi dalla Falcri (Federazione autonoma lavoratori del credito e del risparmio italiano) erano in largo vantaggio. L’insediamento dei candidati eletti avverrà in luglio.
Da poco è inoltre avvenuto il rinnovo dell’assemblea dei delegati e del Cda del fondo pensioni ex Sanpaolo Imi (24.600 iscritti, attivo netto di 1,2 miliardi a fine 2008). Le elezioni si sono svolte dal 6 al 19 maggio.
Quanto al gruppo Ubi, nelle scorse settimane è stato raggiunto un accordo tra azienda e sindacati sul fondo pensione della Popolare di Bergamo, che entrerà in vigore il primo di luglio. Sostanzialmente sono state modificate le possibilità di contribuzione e le linee di investimento per gli iscritti.
Novità anche per il gruppo CariParma. Il primo di maggio, infatti, si è insiedato il primo Cda direttivo del fondo pensione. Gli iscritti sono 5.600 circa, con masse amministrate pari a 140 milioni (dati pubblicati da Plus24 in data 13 giugno). Sino a due anni orsono il fondo era interno alla banca emiliana, ma poi lo stesso è diventato di gruppo (FriulAdria) e dovrebbe acquisire a breve personalità giuridica autonoma".
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