I grandi soci di Intesa Sanpaolo che ieri, martedì 20 ottobre, hanno parlato con Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo e azionista di rilievo dell'istituto con il 4,68%, hanno avuto la percezione che l'assetto di vertice della banca non avrà grandi scossoni. A Milano si ostenta tranquillità. E l'impressione è che la nuova uscita del presidente della Compagnia San Paolo Angelo Benessia, nell'intervento riportato ieri dal Corriere della Sera, sancisca la fine – e non l'inizio – delle ostilità tra la componente torinese e il resto dei grandi soci. Ventilando l'accordo sulla futura governance di Intesa Sanpaolo, che ad aprile rinnoverà i consigli di sorveglianza e gestione.
Il sistema duale, che pure è oggetto di studio, non sarà per il momento rivisitato. Resta, dunque, l'impianto basato su un consiglio di sorveglianza (presieduto da Giovanni Bazoli, la cui riconferma è scontata da parte di tutti gli azionisti) e un consiglio di gestione. Al cui vertice si è già ricandidato il presidente Enrico Salza. La guida operativa, stando agli accordi in via di definizione tra le Fondazioni azioniste, resterà affidata all'amministratore delegato Corrado Passera. A cui però la Compagnia San Paolo, per rafforzare il ruolo della componente torinese, vorrebbe vedere aggiunta una figura di direttore generale, con poteri codificati dallo statuto. Dopo l'uscita (traumatica, malgrado gli sforzi delle diplomazie) di Pietro Modiano, la direzione generale è stata affidata a Francesco Micheli, cui Passera ha affidato la guida della Banca dei Territori. «Già abbiamo un direttore generale», ha ricordato ieri Salza. A Torino chiedono che questa delicata "poltrona" non solo torni a essere occupata da un manager designato dai torinesi, come previsto dagli accordi tra Intesa e Sanpaolo, ma che i suoi poteri vengano previsti e definiti dallo statuto (e non come ora, attribuiti al consigliere delegato e da lui attribuiti ai manager). Un'attribuzione di poteri che, stando agli accordi in via di definizione tra le Fondazioni, dovrebbe essere codificata da un accordo preventivo – da siglarsi al massimo entro la fine dell'anno – in modo da sancire anche formalmente nuovi equilibri nella governance di Intesa Sanpaolo.
(da Il Sole 24 Ore)
mercoledì 21 ottobre 2009
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