mercoledì 30 gennaio 2013

«Attenti, i bund cominciano a scottare»

Una riflessione della banca d'affari americana Goldman Sachs sul Sole 24 Ore.

Nel 2012 il reddito fisso ha dato grandi soddisfazioni agli investitori, sia nella sua componente corporate che nel segmento dei bond governativi. Con il 2013 i risultati non saranno altrettanto brillanti, tuttavia una performance del 3-3,5% per entrambe le classi di obbligazioni è un obiettivo realistico e raggiungibile». Francesco Garzarelli, specialista del reddito fisso della banca d'affari americana Goldman Sachs mette in guardia da aspettative eccessivamente ottimistiche sulle prospettive dei mercati obbligazionari globali. Tuttavia tende ad escludere un tracollo delle quotazioni, che si verificherebbe soltanto nel caso di un deciso aumento dei tassi di interesse a livello globale. «E' possibile fare delle previsioni a lungo termine sui tassi di interesse interpolando i valori attuali sulle diverse scadenze. Ebbene, il mercato, in questo momento sconta un ritorno dei tassi di interesse a breve termine verso soglie fisiologiche del 3% non prima del 2023. Questo significa che nonostante i bassi rendimenti offerti, le quotazioni dei titoli sono destinate a rimanere stabili molto a lungo», sottolinea lo strategist. Molte cose sono cambiate in dodici mesi nel profilo di rischio e rendimento del mercato obbligazionario. «Quelli che lo scorso anno sono stati i titoli più ricercati dagli investitori, i Bund tedeschi e le emissioni degli altri paesi europei ad alta sicurezza, nel 2013 saranno i bond meno interessanti e più pericolosi, sicuramente da sottopesare nei portafogli a reddito fisso», prevede Garzarelli. I rendimenti su queste emissioni sono infatti praticamente nulli fino alla scadenza a tre anni e risalgono fino a un modesto 1,6% per le durate decennali. Tuttavia nel giro di poche settimane il Bund a 5 anni è passato inaspettatamente da un rendimento di 30 centesimi a una cedola di 60. «Questo significa che sta venendo meno la corsa alle emissioni ad altissima sicurezza e che un aumento anche modesto dei rendimenti è in grado di far crollare le quotazioni», sottolinea Garzarelli. La visione di Goldman Sachs è particolarmente negativa per quanto riguarda i titoli governativi emessi dagli altri paesi «core» dell'eurozona, a cominciare da Francia, Belgio e Austria. Paesi che più della Germania sono esposti a problemi di bilancio che potrebbero danneggiarne la reputazione, il rating e, quindi, anche le quotazioni delle obbligazioni già emesse. In cima alle preferenze della grande banca d'affari statunitense ci sono invece i titoli governativi dei paesi ad alto indebitamento che sono stati al centro della crisi del debito sovrano nell'anno appena chiuso. «Continuiamo a preferire le emissioni di Italia e Spagna, il cui rendimento del 4-5% per le scadenze dieci anni non trova eguale nei paesi più avanzati. In particolare riteniamo che ci sia più valore nelle emissioni iberiche, visto che i bond italiani hanno già recuperato molte posizioni», precisa Garzarelli. Un quadro «misto», infine caratterizza le aspettative di rendimento sulle obbligazioni societarie. I corporate bond vengono da una performance media dell'11% nel 2012 e certamente non potranno replicare questi risultati nell'anno appena iniziato.«Ormai gli spazi di guadagno più interessanti si limitano ad alcuni specifici settori, come le banche e in generale i finanziari, e alle emissioni un po' più rischiose, con rating tripla B», sottolinea lo strategist. I corporate bond con valutazione di rischio doppia e singola A, i cosiddetti investment grade di alta qualità offrono ormai spread di rendimento irrisori rispetto alle obbligazioni governative e in alcuni casi hanno addirittura rendimenti inferiori», nota lo strategist. Sempre nell'ambito delle emissioni societarie, infine, luce verde ai titoli high yield, ad alto rischio ma anche ad alto rendimento. «La ripresa delle attività di fusione e acquisizione e il miglioramento della congiuntura internazionale favoriranno questa classe di titoli, i cui rendimenti medi potrebbero raggiungere nel 2013 il 4,5%», conclude Garzarelli.

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