venerdì 25 gennaio 2013

L'Europa si aggrappa al Sudamerica

Stamattina morningstar.it presenta un profilo molto interessante sul destino di molte grandi aziende europee. Leggete.

Una delle strade che l’Europa segue per uscire dalla crisi sembra portare in America latina. A dicembre il Parlamento europeo ha ratificato accordi di libero commercio con otto paesi dell’area Latam. E’ solo l’ultimo esempio di come il Vecchio continente faccia affidamento sulla regione emergente americana per trovare una soluzione ai suoi problemi.

Un aiuto dal Latam

Va detto che, storicamente, l’Europa ha sempre avuto grandi legami con quella zona, a partire dal periodo della colonizzazione. Negli anni ’90 del secolo scorso, poi, le aziende europee hanno iniziato a investire in maniera pesante in Sudamerica diventandone il secondo partner commerciale dopo gli Stati Uniti. Oggi tuttavia, la strategia è in parte diversa. Molte aziende europee, soprattutto quelle degli stati cosiddetti periferici, stanno cercando di tamponare i problemi che hanno a casa attraverso alcune operazioni commerciali con l’America latina. Alcune stanno disinvestendo una parte dei loro asset in quella parte del mondo per raccogliere i capitali necessari a sostenere l’attività domestica, mentre le più forti hanno scelto la strada dell’espansione nella zona Latam attraverso l’apertura di nuove filiali o investendo in società locali per cercare di sfruttare le prospettive di crescita. L’ultimo rapporto dell’Onu sulle prospettive economiche mondiali parla di un progresso della zona del 3,9% nel 2013 e del 4,4% l’anno prossimo. Si tratta di una revisione al ribasso rispetto alle stime di giugno scorso che prevedevano un + 4,4% per quest’anno e un +4,7% nel 2014. Ma sono comunque tassi di tutto rispetto, soprattutto se confrontati con la situazione di recessione che sta attraversando il Vecchio continente.
Fra coloro che stanno smobilitando ci sono l’italiana Impregilo, che sta vendendo la sua quota (19%) in un gestore autostradale brasiliano per incassare 765 milioni di euro e dare un po’ di ossigeno alle casse societarie. La francese Carrefour (numero due al mondo nella grande distribuzione), intanto, a ottobre dell’anno scorso ha ceduto per 2,5 miliardi di dollari le sue attività in Colombia. Chi, invece, si sta aggrappando ancora di più al Sudamerica per uscire dal baratro della crisi è la Spagna che, nel 2011, ha investito in aziende targate Latam quasi 20 miliardi di dollari. “In questa situazione tutti ci guadagnano”, spiega uno studio della società di consulenza Thomas White International. “L’accordo ratificato dal Parlamento europeo, ad esempio, darà una spinta alle esportazioni di beni di lusso, auto e prodotti chimici verso il Sudamerica, ma consentirà a stati come la Colombia e il Perù di incrementare il commercio di prodotti minerali e agricoli verso il Vecchio continente. Il tutto con notevoli risparmi sui dazi doganali per tutte le parti coinvolte i cui risultati si vedranno nel prossimo decennio”.

Nel breve occhio alle urne
Nel frattempo gli operatori europei studiano la situazione di breve periodo e si preparano alle elezioni in Italia e in Germania. La seconda lettura dei prezzi al consumo europei di dicembre ha confermato la prima stima a +2,2% anno su anno, con una variazione mese su mese che si è attestata a +0,4%, contro il -0,2% di novembre. L’inflazione core (cioè al netto di energia e alimentari) è aumentata di un decimo di punto a +1,5% rispetto al 2011. Gli ordini industriali italiani a novembre sono calati di mezzo punto percentuale. Positivo l’indice tedesco Zew, che monitora il sentiment di investitori e analisti. Nella rilevazione di gennaio la componente del dato relativa alle aspettative è salita ai massimi degli ultimi due anni e mezzo, aumentando di quasi 25 punti a dicembre (a quota 31,5, massimo incremento degli ultimi 11 mesi) e battendo decisamente le stime di consensus (12). Quasi ferma invece la componente relativa alla situazione corrente. In sostanza, l’indice segnala che l’economia tedesca dovrebbe accelerare nella seconda parte dell’anno, dopo una fase di stagnazione in questi mesi.
“La debolezza economica dell’Eurozona non sembra al momento destare eccessive preoccupazioni, poiché ci si aspetta una fase di ripresa (anche se modesta) a partire dal secondo semestre 2013, che dovrebbe trasformarsi in crescita effettiva nel 2014”, spiega una nota di Banca Intermobiliare. “A nostro avviso è troppo presto per immaginare uno scenario concreto per l’Eurozona nel 2014, dal momento che gli appuntamenti elettorali in Italia e Germania potrebbero, di fatto, portare  a dei cambiamenti se in Italia si arrivasse ad una alleanza stabile tra Monti e il centrosinistra ed in Germania l’attuale cancelliere, Angela Merkel, fosse costretto alla coabitazione al governo con la Spd. I mercati anticipano in questo momento uno scenario che incorpora, almeno in parte, una serie di sviluppi positivi dell’economia reale. Queste evoluzioni, tuttavia, attendono una conferma che potrà arrivare solo nel quarto trimestre, dopo le elezioni in Germania”

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