mercoledì 16 gennaio 2013

Azimut a caccia dei «paperoni» stranieri

Il Giornale stamattina dice:
Sud Africa, America Latina e Russia: l'ad Pietro Giuliani vuole trasformare Azimut, prima società di gestione indipendente dal sistema bancario italiano, in una multinazionale del risparmio, capace di uscire dalle frontiere dell'euro per andare a intercettare il denaro dove ancora c'è. La strategia, che ha portato allo sbarco in Cina e Turchia, potrebbe ora tradursi in un impegno in Brasile (dove è allo studio una joint venture) poi in altri Paesi dell'area e dell'Est Europa.
La spinta internazionale paga anche in termini di bilancio: Azimut, che a dicembre ha ottenuto una raccolta netta di 180 milioni, stima di essersi lasciata alle spalle il 2012 (l'anno in cui il vecchio continente ha rischiato il collasso) con 142 milioni di profitti e 412 di ricavi. Tanto che Giuliani si è mostrato fiducioso di aumentare il dividendolo portandolo a perlomeno 50 milioni (contro i 35 del 2011): «Abbiamo ancora due mesi per decidere», incrociando gli oltre 200 milioni di cassa e quanto è necessario per lo shopping, «comunque confermo» l'indicazione sulla cedola. Il 2012 ha portato ad Azimut un record sia in termini di masse (19,6 miliardi) sia borsistici: il titolo è stato il migliore del listino (+207% dalla quotazione del luglio 2004). Nello stesso periodo la Borsa ha perso il 39% ma pochi hanno sfruttato la corsa, visto che il peso dei grandi soci italiani sul flottante è pari al 4%.
Azimut conta comunque di raggiungere a fine 2014 masse in gestione per 27 miliardi, dopo essere cresciuta di 8 milioni nel prossimo biennio sfruttando la spinta dell'estero e della divisione wealth management, quella che segue le esigenze dei “Paperoni”. «Puntiamo al mantenimento di un solido stato patrimoniale, alla salvaguardia dei margini e a una forte generazione di cassa», ha assicurato Giuliani. Primo passo l'incremento della partecipazione al 10% nella società di distribuzione turca Global Securities dal 5% precedente.
Poi Giuliani ha lanciato una provocazione: «Dal 2008 a oggi abbiamo completamente cambiato l'azienda, abbiamo capito di doverci internazionalizzare». La stessa «rivoluzione» dovrebbe farla l'Italia: «Non credo che, chiunque vinca le elezioni, potrà fare qualcosa di molto diverso se gli italiani non capiranno che dobbiamo ricreare un sistema: o continuiamo così e tra venti anni torneremo ai livelli del Dopoguerra, o spieghiamo alla gente che oggi il mondo funziona in un altro modo».

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