lunedì 13 maggio 2013

Niente Spa in Bpm vince chi non vuole cambiare

La Repubblica ci svela la presa di posizione definitiva della Banca Popolare di Milano.

Gli errori non sono mai da una parte sola. Il vecchio adagio vale sempre, anche quando la concentrazione degli stessi sia in larga misura da un lato del tavolo e solo marginalmente dall’altro. A
guardare le ultime vicende di Bpm, evidentemente errori sono stati compiuti da tutti, anche da chi voleva imprimere un nuovo passo alla banca. L’effetto è che ora sembra di guardare un film vecchio di un paio di anni almeno, di essere tornati indietro nel tempo. E di sicuro uno degli errori del principale azionista della Popolare - di per sé una contraddizione in termini - Andrea Bonomi, è stato di far ricompattare il fronte dei sindacati interni, che a questo punto stanno riassaporando la sensazione di essere tornati a contare. E ora? La strada non è ancora del tutto tracciata, ma di sicuro la fuga in avanti è rientrata: la linea di compromesso che verrà trovata sarà probabilmente tale da cambiare il minor numero di cose possibili. Un peccato, perché gli aspetti di patologia, all’interno di quella banca, sono numerosi e comprovati. Una ragione in più per propendere per uno strappo netto e radicale. Ma evidentemente la voglia di cambiamento non era così diffusa. E magari gli interessi di chi proprio il cambiamento non voleva, particolarmente forti: compreso l’arrocco di tutto il sistema delle popolari, che si è mosso compatto per evitare un precedente evidentemente considerato intollerabile.

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