lunedì 8 giugno 2009

Crisi finanziaria: dalla Lettonia una nuova ondata

Secondo quanto riportato da Mauro Bottarelli su Il Sussidiario, mercoledì pomeriggio è andata completamente a vuoto un’asta di titoli di stato per il controvalore di 100 milioni di dollari in Lettonia.
Questa notizia, chiaro segnale che la Lettonia è sull’orlo di un default sul proprio debito pubblico, ha innescato immediatamente il crollo di tutte le monete dei paesi dell’Est Ue: il fiorino ungherese è sceso dell’1,97 % contro l’euro e del 2,85 % contro il dollaro; lo zloty polacco ha ceduto lo 0,75 % contro l’euro e l’1,56 % contro il dollaro; la corona ceca è scesa dello 0,25 % contro l’euro e dell’1 % contro il dollaro.

Ma la reazione a catena non è finita qui.

È continuata in Svezia, dove è andata deserta un’asta con conseguente mancato introito di 60 milioni di lats lettoni da parte dello Stato: la corona svedese ha subito un brusco calo e le azioni delle due principali banche, Svedbank e SEB, sono scese rispettivamente del 15,9 % e dell’11 %. Le banche svedese sono esposte per 75 miliardi di dollari verso i paesi baltici e la crisi lettone rischia di innescarne una politica, sociale ed economica in tutta l’area.

Bartosz Pawlowski, analista di BNP Paribas, conferma: “La Lettonia è sì un piccolo paese ma ha vaste ripercussione su tutta l’area. Se la moneta lettone crolla porterà con sé quella estone, non escludendo scossoni su Bulgaria e Romania” (epicento di 1,3 trilioni di euro di esposizione a Est delle banche europee, italiane comprese).

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