"I coefficienti di solvibilità di Basilea si sono dimostrati poco significativi di fronte alla crisi e non hanno lasciato presagire gli imminenti problemi delle banche, tanto che molte di quelle che nel giro di pochi mesi avrebbero avuto bisogno del sostegno pubblico erano fino al giugno 2008 tra le migliori in termini di core capital ratio. È quanto emerge dall'indagine di R&S Mediobanca, il gruppo bancario presieduto da Cesare Geronzi, sulle maggiori banche internazionali nel periodo 1998-2008, che evidenzia origini ed effetti della crisi finanziaria tutt'ora in corso.
Il campione di banche europee considerate da R&S a fine giugno 2008 aveva un total capital radio dell'11,8, a fronte di un 8 minimo regolamentare, e gruppi come Ubs (15,7), Dresdner Bank (14,4%), Rbs (13,1) erano ai vertici della classifica, nonostante entro fine anno abbiano poi avuto bisogno di aiuti pubblici. Situazione analoga negli Usa, dove il coefficiente medio era di 12,7. Tra la fine del 2007 e il giugno 2008, con l'introduzione di Basilea 2, il total capital ratio delle maggiori banche europee e Usa è addirittura migliorato di circa un punto, forse per problemi nella valutazione della qualità degli attivi da parte delle banche e delle agenzie di rating, non lasciando presagire quello che stava per accedere.
I sintomi della crisi imminente, osservano a R&S, erano più leggibili in altri indicatori, a partire dal rapporto tra il totale delle passività e il capitale netto tangibile, che segnalava le grandi banche europee in posizioni più critiche di quelle Usa: le prime a fine 2007 avevano un passivo pari in media a 34,6 volte il patrimonio, passivo che é balzato nel 2008 a 43,4 volte, mentre le seconde nel 2007 erano a quota 26,5 volte, ma già in miglioramento nel 2008 a 20,9 volte grazie alle massicce ricapitalizzazioni del sistema bancario avvenute nella seconda parte dell'anno.
A fine 2007 la posizione di gran lunga più precaria risultava quella di Hypo Real Estate, la banca tedesca salvata dal governo, che a fine 2007 aveva passività pari a 112 volte il patrimonio netto tangibile, seguita da Ubs con 79,7 volte, Deutsche Bank con 68,1 volte, WestLb con 65,9 volte e Ing con 54,8 volte: tutte banche che sono state aiutate per far fronte alla crisi.
Per le banche italiane «sostanziale tenuta»
Quanto alle banche italiane, l'indagine ne mette in evidenza il minor dinamismo, pur registrando una sostanziale tenuta per le banche italiane. Nel campione internazionale di Mediobanca ci sono solo Unicredit e Intesa Sanpaolo, ma sono stati elaborati alcuni indicatori per tutti i nove istituti presenti tra le 30 maggiori società quotate.
Per quanto riguarda gli utili netti, sia le due grandi sia il campione allargato hanno seguito il miglioramento registrato a livello europeo dal settore tra il 2002 e il 2007, quando Unicredit e Intesa Sanpaolo avevano utili netti pari al 28,9% dei ricavi e la media delle nove banche il 27%, meglio del 25,7% della media europea. Nel 2008, però, mentre il campione delle grandi banche europee è andato in rosso con perdite pari al 6% dei ricavi, le italiane si sono limitate a dimezzare sostanzialmente i margini, con utili pari al 14,6% dei ricavi per le due big e al 12,1% per l'insieme delle 9 grandi.
Perdite su crediti inferiori alla media
Su livelli molto inferiori alla media europea le perdite su crediti delle banche italiane nel 2008: se per i grandi istituti del vecchio continente le perdite su crediti l'anno scorso sono balzate al 23,6% dei ricavi dal 10% di un anno prima, per i due maggiori istituti italiani il peggioramento é stato dal 7,4% al 13,4% e di poco superiori i dati del campione delle nove banche in esame. Questo comportamento sui crediti, spiegano a R&S, può essere dovuto o a un comportamento prudente delle banche europee che hanno svalutato molto di più delle italiane o al fatto che le banche italiane non hanno crediti che necessitano di grandi svalutazioni, questione su cui bisogna affidarsi all'attività di vigilanza.
Altra peculiarità del sistema bancario italiano emersa dallo studio, il rapporto più virtuoso in Europa tra produttività e costo del lavoro per dipendente, dovuto più all'espansione delle maggiori banche italiane nell'Europa Centro-Orientale che allo sviluppo della produttività, superiore solo a quello della Francia."
(Il Sole 24 ore)
lunedì 29 giugno 2009
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