venerdì 31 maggio 2013

Borse Ue positive, Tokyo in caduta libera. Asta di Btp, il tasso torna sopra il 4%

MILANO - L'irrazionalità dei mercati si legge nei dati macroeconomici: più si avvicina la crescita, per quanto lenta e fragile, più i listini si spaventano. A gettare nel panico le Borse di tutto il mondo sono state le parole di Ben Bernanke che non esclude di ridurre la portata dell'intervento della Federal Reserve a sostegno dell'economia. Ogni mese la Fed innonda il mercato con 85 miliardi di dollari di acquisti di bond, operazioni che verranno ridotte quando la ripresa sarà più solida. Un annuncio che per quanto atteso ha gettato scompiglio tra gli investitori, che temono un progressivo drenaggio della liquidità in circolazione. E per questo fanno paura i dati sulla fiducia dei consumatori Usa, ai massimi dal 2008, e persino i dati Ocse che descrivono un'economia globale a diverse velocità, ma comunque in ripresa: soffre ancora l'Eurozona, l'uscita della recessione coinciderà con l'inizio del 2014 e l'inversione di rotta si vedrà nella seconda parte dell'anno. Addirittura, per il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, i dati Ocse non considerano per l'Italia le riforme varate (a cominciare dal pagamento dei debiti della Pa, l'impatto sul Pil potrebbe essere positivo per lo 0,5%) e per l'Eurozona l'abbandono delle politiche di austerity. Insomma a livello razionale la situazione economica mostra alcuni segnali positivi, ma proprio perché la ripresa potrebbe significare la fine (o quanto meno la riduzione) degli aiuti delle Banche centrali, le Borse cresciute fino a livelli record da Tokyo a Wall Street, passando per Londra e Francoforte, hanno iniziato una forte correzione dovuta anche alla voglia degli investitori di monetizzare i guadagni accumulati da inizio anno. In Giappone, l'indice Nikkei ha perso il 5,15% azzerando i guadagni di maggio, ma prima dell'inversione di rotta aveva già guadagnato il 50% da gennaio. Seduta di segno opposto in Europa. A Milano, Piazza Affari chiude in rialzo dello 0,66% in scia a risultati positivi per l'asta di Btp del Tesoro, anche se lima qualcosa rispetto ai massimi dopo il Pil americano (cresciuto del 2,4% annuo nel primo trimestre contro l'atteso 2,5%). Telecom, dopo aver annunciato lo scorporo della rete, perde repentinamente valore nel finale. Piatta invece Rcs nel giorno dell'assemblea sull'aumento di capitale, per il quale Diego Della Valle ha deciso di votare contro. Salgono anche gli altri indici europei: Francoforte recupera lo 0,75%, Parigi lo 0,63% e Londra lo 0,42%. Wall Street si mantiene cauta, ma in terreno positivo: il Dow Jones avanza dello 0,3%, l'S&P 500 dello 0,5%, il Nasdaq dello 0,6%.
Sul versante obbligazionario c'era grande attesa per l'asta italiana di Btp. Il Tesoro ha collocato 3 miliardi di titoli a dieci anni con un tasso in crescita al 4,14% (era al 3,94% un mese fa, ai minimi da ottobre 2010). Piazzati poi 2,75 miliardi di Btp quinquennali, il target massimo, con il tasso in crescita al 3% dal 2,84% del collocamento di aprile. Nell'attesa lo spread, la differenza di rendimento tra i titoli di Stato decennali italiani e tedeschi, era risalito a quota 270 punti base, per poi ridiscendere a 259 punti con i Btp che rendono il 4,1%. L'euro chiude in rialzo sopra la soglia di 1,3 dollari: passa di mano a 1,3045 e 131,70 sullo yen. Wall Street si mantiene in rialzo: alla chiusura dei mercati europei il Dow Jones avanza dello 0,4%, in linea con l'S&P 500, mentre il Nasdaq sale dello 0,7%.
In Europa e Oltreatlantico l'attenzione era concentrata sui dati americani: il Pil della prima economia del mondo è cresciuto del 2,4% nel primo trimestre dell'anno, poco meno del 2,5% stimato nella prima lettura. Bene il dato sui consumi, saliti dell'1,8% rispetto all'1,5% della stima prelimare. Sono invece cresciute a sorpresa le richieste settimanali di sussidi per la disoccupazione: +10mila a quota 354mila unità. In aumento gli accordi di compromesso per l'acquisto di una casa negli Usa: sono saliti in aprile dello 0,3% rispetto al mese precedente al livello più alto dall'aprile del 2010. Nel Vecchio Continente, dove si segnala poi una ripresa della fiducia economica (con il relativo indice che ha guadagnato 0,8 punti a maggio, salendo a quota 89,4).
Sul fronte delle materie prime, l'oro si stabilizza a 1.380 dollari l'oncia. Poco mossi anche i prezzi del petrolio, che continuano comunque deboli dopo la flessione registrata ieri. Il Wti passa di mano sotto la soglia di 95 dollari al barile alla chiusura dei mercati azionari in Europa.

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