giovedì 19 settembre 2013

Bpm, Bonomi incontra i sindacati e illustra la "Popolare bilanciata"

Su La Repubblica ecco il nuovo futuro (forse) di BPM: 

MILANO - Andrea Bonomi ci riprova. Ma stavolta sceglie di volare più basso, sperando in cambio di portare a casa un risultato concreto invece delle cocenti sconfitte assembleari che ha collezionato nelle precedenti occasioni. Sta di fatto che nelle ultime ventiquattro ore, a cavallo tra la serata di martedì e il pomeriggio di mercoledì, il presidente del consiglio di gestione della Bpm ha incontrato il segretario generale della Uilca, Massimo Masi, della Fabi, Lando Sileoni, della Fisac Cgil, Agostino Megale, e della Fiba Cisl, Giulio Romani.

Ai rappresentanti nazionali dei sindacati ha illustrato le linee guida della riforma dello Statuto su cui si sta lavorando: accantonata l'idea della trasformazione in spa, si va verso una "popolare bilanciata" che preveda una riduzione della rappresentanza dei dipendenti sotto il 50%, a partire dall'organismo principe: il consiglio di sorveglianza. Una scelta che va nella direzione di quanto auspicato da Banca d'Italia ma non ricalca esattamente le sue indicazioni (via Nazionale aveva apertamente chiesto la trasformazione in spa). Tuttavia, è il ragionamento, nel caso di un chiaro cambiamento dello Statuto anche l'autorità di vigilanza probabilmente sarà disponibile a considerare accettabile il percorso fatto. In caso contario, gli scenari sono piuttosto inquietanti: i precedenti di Banca Marche (commissariata) e lo stesso fuoco di fila che si sta scaricando su Carige fa capire che le autorità di vigilanza hanno ormai esaurito la pazienza, sopratutto in vista del passaggio delle principali banche sotto il controllo delle autorità europee.

A questo punto, illustrata la direzione che si intende prendere, si tratterà di trovare le soluzioni tecniche (per la riscrittura dello Statuto era stato a suo tempo allertato Guido Rossi). Ma quello che occorre è trovare un'intesa di massima, che regga al vaglio del voto assembleare per la riforma dello Statuto: si sta pensando ad una riduzione dei consiglieri del cds e soprattutto alla riduzione della presenza dei dipendenti (pensionati compresi) sotto il 50%. In questo consiglio di sorveglianza rinnovato nella forma e nella composizione dovrebbe trovar posto, come presidente, lo stesso Andrea Bonomi. I rappresentanti dei soci di capitale infatti dovrebbero a loro volta fare un passo indietro rispetto al consiglio di gestione, che passerebbe da cinque a sette membri (oltre a Bonomi, pare sia intenzionato a fare un passo indietro anche Dante Razzano).

Non è detto che, in questa riorganizzazione complessiva, lo stesso amministratore delegato Piero Montani resti al suo posto: ma allo stato si tratta di illazioni e ipotesi ancora embrionali. Quello che è più chiaro è il percorso: una riscrittura dello Statuto che salvi la forma popolare ma superi le anomalie che hanno finora caratterizzato la popolare di Milano. Il tempo stringe: entro il 23 settembre vanno date le risposte al verbale della Banca d'Italia, entro fine ottobre va varata la nuova governance e, a seguire, ci vuole l'assemblea straordinaria che approvi i cambiamenti. Solo a quel punto potrà partire l'aumento di capitale da 500 milioni.

Nessun commento:

Posta un commento