giovedì 30 gennaio 2014

Lo stress fa strage di banchieri: ritmi eccessivi anche per i "lupi"

La Repubblica ci offre un articolo interessante per quanto riguarda lo stress che può derivare dal duro lavoro, dagli orari massacranti e dalle grandi responabilità che hanno soprattutto i banchieri ma anche, in generale, i bancari, giovani e non.
Riflettete.

LONDRA - C'è troppo stress nella City? La domanda circola da sempre nella cittadella della finanza londinese, dove la competizione è allo spasmo, gli orari di lavoro sono massacranti, la tensione è pari ai formidabili guadagni che si prospettano per banchieri e broker di successo. Ma ora assume toni più angoscianti, dopo la morte nello spazio di pochi giorni di tre "lupi della City", per parafrasare il film di Martin Scorsese sui loro colleghi di Wall street, in circostanze che fanno credere al suicidio.

Martedì un uomo di 39 anni ha perso la vita cadendo, o più probabilmente buttandosi, dal cinquantesimo piano di un grattacielo di Canary Wharf, la "nuova" avveniristica City costruita sulle rive del Tamigi dove si sono trasferite molte banche e società di investimenti. Si chiamava Gabriel Magee, era di cittadinanza americana e lavorava per la J. P. Morgan, dove era vicepresidente del dipartimento di investimenti nelle tecnologie, uno dei settori più avanzati, rischiosi e profittevoli.

Lo stesso giorno la polizia è stata chiamata d'urgenza in una casa di Chelsea, uno dei quartieri più chic di Londra, per l'apparente suicidio di William Broeksmit, 58 anni, anche lui americano, ex-dirigente della Deutsche Bank. In febbraio doveva essere promosso a capo del dipartimento investimenti ad alto rischio, ma la promozione era stata bloccata perché veniva considerato senza la sufficiente esperienza. E la settimana scorsa è deceduto improvvisamente Tim Dickenson, direttore del settore comunicazioni alla banca Swiss Re, ma le cause e le circostanze della sua scomparsa sono state tenute confidenziali.

Tre morti sospette in una settimana nella City di Londra possono essere una coincidenza, oppure il sintomo di un malessere diffuso. Nella capitale britannica, così come in altre capitali della finanza, cresce la preoccupazione per lo stress a cui sono sottoposti i dipendenti, in particolare i giovani appena assunto o in procinto di esserlo. L'estate passata un ragazzo 21enne appena laureato, che stava facendo uno stage alla sede londinese della Bank of America, morì alla sua scrivania in seguito a un attacco di epilessia al termine di una giornata di lavoro di 16 ore. Troppe, secondo molti, ma è noto che le banche pretendono orari stakanovisti dagli stagisti e dai neo-assunti, costretti spesso a lavorare 7 giorni su 7 per mesi, con straordinari che raddoppiano quello che sarebbe un normale orario di lavoro. E sebbene varie banche della City abbiano ora adottato norme interne che vigilano sul troppo lavoro, gli stagisti continuano a fare a gara a chi arriva per primo al lavoro e che se va per ultimo, riportava di recente il Financial Times, consapevoli che uno su dieci viene assunto e che questo tipo di impegno viene solitamente apprezzato e premiato dai superiori.

Ma lo stress raggiunge anche i piani alti della banche. L'anno scorso uno dei senior manager della Barclays, Hector Sants, si è dimesso citando sovraffaticamento e tensione. In agosto Pierre Wauthier, capo finanziario del Zurich Insurance Group, si è tolto la vita dopo aver lasciato un biglietto in cui accusava l'amministratore delegato della società di assicurazioni di avere creato un clima di lavoro insopportabile. E l'ad, Josef Ackermann, si è dimesso pochi giorni dopo, accettando la propria responsabilità.

Il Wall Street Journal, che dedica stamane un ampio servizio al tema, riporta che recentemente alcune banche della City, come la Credit Suisse, la Merril Lynch e la Bank of America, hanno introdotto misure per diminuire il numero dei week-end che i dipendenti più giovani passano sul posto di lavoro. Ma basterà per ridurre lo stress e scongiurare i suicidi nella capitale della finanza mondiale?


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