venerdì 14 marzo 2014

«Pulizia nelle banche per la ripresa» Draghi e la lezione di Schumpeter

Dal Corriere della Sera...

«Dopo 5 anni di crisi e di incertezza, il 2012 e il 2013 sono stati anni di stabilizzazione per l’area euro, con un ritorno della fiducia sulle prospettive dell’Unione. Il 2014 e il 2015 saranno anni di ripresa», afferma Mario Draghi durante la cerimonia di consegna del «Premio Schumpeter», alla Banca centrale austriaca. E però, per la prima volta, il presidente della Bce manifesta preoccupazione per il supereuro, riconoscendo che nell’ultimo anno e mezzo il rafforzamento della moneta comune ha «certamente avuto un impatto significativo» sulla bassa inflazione europea. Per questo la Bce «sta preparando ulteriori misure non convenzionali», per contrastare il rischio di deflazione. Ed è pronta a nuove azioni decisive, se necessario».

«Distruzione creativa»
«La ripresa rimane subordinata al proseguimento di quelle politiche che hanno riportato la fiducia: consolidamento fiscale favorevole alla crescita; riforme strutturali mirate ad aumentare gli investimenti e la produttività; una politica monetaria impegnata». Eppure a Vienna il presidente della Banca centrale europea può «dire per l’economia della zona euro quello che Galileo disse della terra: eppure si muove». La ripresa però è legata anche all’insieme di azioni per far ripartire il sistema finanziario, sottolinea Draghi riferendosi in particolare al cosidetto «Comprehensive Assessment» della Bce, cioè il check-up sulla salute del sistema bancario della zona euro, che precede l’avvio del Meccanismo unico di supervisione (Ssm) il prossimo novembre. E, prende spunto dal premio che gli è stato assegnato, per traccia un parallelo con le politiche applicate da Joseph Schumpeter, l’economista conosciuto per il noto concetto di distruzione creativa. «Facendo pulizia e riparando i bilanci delle banche, creiamo le condizioni necessarie perché le risorse tornino a scorrere verso le quelle aziende che le usano nel modo più produttivo». E quindi, «incoraggiando la distruzione creativa nel settore bancario, possiamo agevolare la distruzione creativa nell’economia in generale e sostenere la ripresa», sostiene Draghi.

La leva finanziaria
Il presidente della Bce affronta quindi le sfide per sanare il settore bancario gli istituti di credito. A partire dalla riduzione del debito (deleveraging): sebbene sia necessaria, non è desiderabile che avvenga in maniera eccessiva rapida, con svendite di attività in modo disordinato. Ed è questa una delle ragioni, ricorda il banchiere, pere cui due anni fa la Bce ha implementate le operazioni di rifinanziamento a lungo temine. Senza, ci sarebbe stata una «distruzione distruttiva», dice Draghi prendendo in prestito la terminologia di Schumpeter. La «forma buona» di riduzione della leva finanziaria per le banche, su cui punta la Bce, è quella dove l’equity cresce, attraverso il trattenimento degli utili o aumenti di capitale, dove i depositi aumentano e l’alleggerimento dei bilanci avviene attraverso la pulizia degli asset piuttosto che il taglio dei prestiti. Le società prive di un modello che funziona andrebbero invece lasciate fallire.

Tassi bassi ancora a lungo
Sui tassi Draghi ribadisce che resteranno «ai livelli correnti o più bassi per un periodo prolungato di tempo a lungo». La politica monetaria della Bce crea di fatto una posizione tale che i tassi di interesse sono destinati, spiega. Allo stesso tempo, lo spread tra i tassi di interesse nell’area euro e il resto del mondo probabilmente scenderà, abbassando la pressione sul cambio, restando ferma ogni altra. Una buona notizia, perché «il rafforzamento dell’euro nell’ultimo anno a mezzo ha certamente ad avere un impatto significativo sul basso tasso di inflazione europea». Ma, rassicura Draghi, il rischio di deflazione è piuttosto limitato. Avvertendo, però, che «più a lungo l’inflazione resta bassa, più aumentano i rischi». E’ il motivo per cui «la Bce sta preparando ulteriori misure di politica monetaria non convenzionali». Ed è «pronta a intraprendere nuove azioni, se necessarie».


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