lunedì 27 luglio 2009

Il ruolo delle banche nella crescita del Paese

“La concorrenza è uno strumento formidabile in settori, come quello bancario, aperto alla concorrenza: e i risultati non mancheranno, come si è visto: siamo il paese dell’Europa continentale dove la concorrenza è più forte: abbiamo quattro grandi banche internazionali con quattro grande filiali di agenzie: non c’è parallelo in Europa per una struttura tanto competitiva, con benefici di ampia portata senza dispersioni di valore.
Il settore bancario è una metafora positiva di ciò che sta succedendo in Italia? Probabilmente no: non abbiamo la previsione di declinare, ma siamo un paese che ha il rischio declino dietro l’angolo: non sta investendo abbastanza, dal sistema giudiziario alle infrastrutture all’istruzione al sistema di coesione sociale: è, quest’ultimo, l’indice del successo di un paese (dinamismo, mobilità sociale, l’energia che ha dentro, la capacità di selezionare attraverso il merito e di portare avanti chi dimostra di saper crescere): spesso in Italia non è il merito a far scattare la crescita, ma l’anzianità, l’appartenenza…
Le banche possono sicuramente avere un ruolo costruttivo: è un sistema di meritocrazia e di fiducia: noi ci sentiamo co-responsabili della crescita del nostro paese: è un lavoro altamente responsabilizzante e importante, basta sbagliare l’1% dei crediti per perdere tantissimo: è un settore che si sta sviluppando molto, ma dove si sta anche generando e articolando grandissima competenza. Il paese ha interesse ad avere intelligenze, impiego per le persone migliori che escono dalle università.
Siamo un ponte tra le aziende e le università: se le aziende si appoggiano a centri d’eccellenza universitari, hanno in mano gli strumenti per innovarsi, internazionalizzarsi, crescere: in questo scambio, le banche possono avere ruolo importante: non sono soltanto prestatori di denaro, ma anche investitori. Questo processo noi lo abbiamo iniziato, e siamo intenzionati a proseguirlo.”
(da un intervento di Corrado Passera durante una conferenza alla Scuola Normale di Pisa)

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