Unicredit, nel 2003, aveva deciso una riorganizzazione radicale con la nascita di tre banche specializzate nel retail, nella finanza d'impresa e nella gestione del risparmio. Il nuovo modello organizzativo venne chiamato S3.
UniCredit è stata così la prima, in Italia, a scegliere la via della specializzazione.
Allora l'opinione comune era che l’istituto stesse tracciando la strada destinata ad essere seguita dalle principali banche. Pochi giorni fa invece, a sei anni di distanza, è arrivato il contrordine: la fine delle tre banche specializzate e la nascita di una super banca unica.
"Certo - spiega Fabio Tamburini su Il Sole 24 Ore - la grande crisi economica ha contribuito al fallimento di S3, ma il suo destino era già segnato. Il limite fondamentale è stato il disorientamento della clientela, che ha visto moltiplicarsi gli interlocutori. Poi, le tre banche si sono rivelate una struttura complessa che ha allungato i tempi d'intervento e di risposta alle richieste del mercato. In terzo luogo ha finito per risultare molto più difficile la gestione coordinata dei vari servizi.
Il tutto ha aggravato problemi che non sono soltanto di Unicredit ma di tutte la maggiori banche italiane. Negli ultimi 15 anni il sistema bancario è completamente cambiato grazie ad una serie straordinaria di aggregazioni che hanno aumentato in misura significativa le dimensioni dei gruppi principali. Nel complesso il risultato è stato senz'altro positivo, perché ha permesso la nascita di realtà con dimensioni analoghe a quelle dei concorrenti a livello europeo. I protagonisti delle fusioni hanno però pagato un prezzo non indifferente: la perdita di radicamento sul territorio, a vantaggio delle banche locali come quelle di credito cooperativo e come le popolari, che hanno mantenuto una organizzazione tradizionale basata sul rapporto diretto e quotidiano con il mondo dell'impresa.
Ora Unicredit ha voltato pagina. E la nuova trasformazione è stata senz'altro apprezzata, ma anche sollecitata, dalla stessa Banca d'Italia. Questo non significa che il gruppo guidato da Alessandro Profumo rinuncia alla specializzazione delle varie attività. Anzi, continueranno ad essere l'elemento caratterizzante. Un passaggio fondamentale riguarda la nuova catena di comando. Sulla carta non cambia nulla. Profumo ne resta il capofila, così come restano le competenze attuali. È umano però che il concetto di banca unica possa trascinare con sé qualche ambizione di chi aspira a diventarne il principale collaboratore. In proposito va sottolineato che la casella della direzione generale non è prevista, mentre tre vice sono confermati come gli interlocutori naturali dell'amministratore delegato. Si tratta, in rigoroso ordine alfabetico, di Sergio Ermotti, Paolo Fiorentino e Roberto Nicastro.”
lunedì 9 novembre 2009
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